IL CLAN DEI CASALESI dei rampolli in Ferrari e Lamborghini. Due nomi misteriosi a capo del nuovo gruppo criminale formato dal figlio di Peppinotto, da quello di Enrico Martinelli e da Nicola De Falco, ultimo dei “fuggiaschi”

25 Luglio 2020 - 19:38

CASAL DI PRINCIPE(g.g.) Chiudiamo oggi la trattazione dell’interrogatorio a cui si è sottoposto il collaboratore di giustizia Salvatore Orabona il 17 novembre 2016 (CLIKKA QUI PER LEGGERE IL NOSTRO PRIMO ARTICOLO DI IERI). Lo facciamo per sottolineare due cose che riteniamo significative: meno di 5 anni fa Salvatore Orabona avrebbe partecipato ad una riunione in cui all’ordine del giorno c’era la costituzione di un gruppo camorristico che avrebbe conquistato il suo prestigio non solo in base ai cognomi di chi lo andava a costituire, ma perchè si proponeva di svolgere attività criminali i cui proventi almeno in parte sarebbero stati utilizzati per pagae gli stipendi ai detenuti in carcere.

Chi legge CasertaCe da qualche anno, sa bene che questo tipo di azioni rappresenta un’alta legittimazione del camorrista per essere considerato veramente tale da chi la camorra del clan dei casalesi l’ha fondata e ora si trova in carcere a scontare ergastoli.

Un’altra cosa importante è rappresentata da due omissis. Al cospetto di Salvatore Orabona, nella citata riunione del novembre 2016, non ci sono solo Francesco Caterino, figlio di Peppinotto, Emilio Martinelli, figlio di Enrico Martinelli e Nicola De Falco, definito, a sua volta, ‘o fuggiasco, un soprannome che parla da sè perchè riporta agli anni 90, al tempo del capostipite Vincenzo De Falco. Alla riunione costitutiva erano presenti anche altre due persone, il cui nome, per motivi facilmente immaginabili, viene “omissato” dai pm della dda.

Non era manovalanza, ma sicuramente altri soggetti appartenenti a famiglie importanti, perchè, se abbiamo ben inteso quello che Salvatore Orabona ha raccontato, quella fu una riunione fatta da coloro i quali erano destinati a guidare il nuovo gruppo criminale e questa generazione del clan dei casalesi.

A proposito, c’era anche una terza cosa: Nicola De Falco, a cui, sempre stando al racconto di Orabona, non mancava la spavalderia, chiese a quest’ultimo “una cascia” di armi, offrendogli 5 mila euro. Orabona disse sì, ma poi l’operazione non si realizzò perchè questi fu arrestato.

 

QUI SOTTO LO STRALCIO DELL’ORDINANZA