…ma noi non abbiamo la necessità di essere diplomatici: se l’ingegnere Ferriello l’ha partorito e oggi lavora a un passo dall’ufficio che l’ha bocciato, un dubbio luciferino ci assale

29 Luglio 2020 - 18:30

CARINARO – La lettera inviataci dal consigliere comunale Stefano Masi, oltre a dare a noi e ai nostri elettori un’informazione preziosa, relativa al ricorso al Tar, cioè all’impugnazione presentata dalla famiglia Canciello, del provvedimento firmato dal dirigente facente funzioni dell’area Urbanistica, con il quale è stato annullato solo l’effetto di una causa ben più grande e grave, ci riporta ad una situazione tipica degli uffici tecnici di questa provincia.

Non è un mistero, per i lettori di questo giornale, che spesso hanno letto i nostri articoli su fatti simili capitati, per esempio, a Caserta o ad Aversa, che tra le luciferine modalità attraverso le quali almeno due generazioni tossiche di ingegneri e architetti hanno manipolato i procedimenti amministrativi riguardanti, il più delle volte, la relazione tra un titolo a costruire e la possibilità di realizzarlo in quanto rispondente alle norme urbanistiche vigenti, ce n’è una ancor più luciferina: quando l’Ufficio Tecnico, quando la ripartizione urbanistica è sotto pressione, soprattutto a causa del lavoro di questo giornale, deve abbandonare l’opificio del lavoro sporco.

Per cui, si vede che improvvisamente l’istituzione pubblica, come se l’ingegnere in questione fosse caduto dal letto una mattina e avesse battuto violentemente la testa, assume comportamenti corretti, volti al ripristino della legalità.

Tra questi c’è l’annullamento di permessi a costruire o concessioni che dir si voglia attribuiti, a suo tempo, al riparo da Casertace, nella piena titolarità da parte degli organismi tecnici di un Comune del ruolo di creatore e di esecutore materiale del lavoro sporco.

Attenzione, però: trattasi di una cortina fumogena che allo stesso tempo nasconde anche un meccanismo concreto per far sì che nell’immediato futuro il giornale rompiscatole non abbia più armi di denuncia o debba subire una significativa spuntatura delle medesime.

Si scrive l’atto, si firma, e chiaramente, come spiega Stefano Masi nella sua nota, questo finisce immancabilmente per contenere qualche minima carenza che rappresenterà il motivo per cui il provvedimento assunto dal dirigente sarà annullato dal Tar.

È come se uno dei tanti soldati impazziti durante la Prima Guerra Mondiale decidesse di farla finita saltando fuori dalla sua trincea a petto nudo e con i cerchi del tiro a bersaglio impressi in corrispondenza del cuore. Non possiamo associare a questa categoria di azioni l’atto amministrativo in questione, che annulla il permesso a costruire sui famosi 25 ettari, gentilmente concessi dal commissario prefettizio Luigi Palmieri pochi giorni prima di andare in pensione attraverso l’assunzione dei poteri, nel caso specifico strabordanti, del consiglio comunale.

Possiamo invece porre una questione grave, seria, facendolo nel rispetto della persona di cui scriviamo, che da funzionario pubblico, però, deve dar conto delle proprie azioni.

Una cosa però la sappiamo, e la sa anche Masi, che lo scrive con una eleganza che noi fortunatamente non abbiamo la necessità di utilizzare: l’ingegnere Davide Ferriello è stato il fulcro, il promotore e il custode di tutta la procedura che ha realizzato una delibera senza precedenti, con la quale un commissario non eletto dal popolo ha letteralmente cambiato i connotati a un Piano Regolatore allo scopo di consentire a un privato, cioè ai Canciello, di realizzare un lucroso investimento immobiliare su un terreno che fino a qualche mese prima era destinato ad attività agricole ed aveva un valore che grazie all’operazione appena citata si è, a dir poco, decuplicato.

Allo stesso tempo, l’ingegnere Ferriello, pur essendo formalmente estraneo all’atto di azzeramento di quella sua creatura, firmato da un altro tecnico che, come abbiamo scritto, non è mai stato un cuor di leone ed è solo un facente funzioni, ha assistito a questo passaggio da una distanza di tre o o quattro metri, cioè quella che separa il suo ufficio, in cui continua a svolgere la funzione di dirigente dei Lavori Pubblici, da quelle del facente funzioni stesso.

Siamo curiosi di leggere il ricorso, ma soprattutto la costituzione da parte del Comune di Carinaro. Detto questo, ha ragione Masi a individuare nelle responsabilità politiche del sindaco Nicola Affinito il motivo di questa ulteriore complicazione. Annullare il permesso a costruire, oltre ad aprire un’autostrada al cospetto dei Canciello, a cui non mancano certo i quattrini per mettere in campo avvocati di gran pregio, non chiude quella che, a nostro avviso, è la partita della legalità violata in questa vergognosa procedura, da noi raccontata in ben 8 puntate di una lunga inchiesta giornalistica, che potrete consultare nella sezione apposita a cui si arriva attraverso il menù a tendina.

Occorre, dunque, un voto del consiglio comunale.

Ognuno di quelli eletti dal popolo sovrano deve assumersi la responsabilità di dire sì oppure no a questa mostruosità urbanistica, promuovendo o bocciando la variante al Piano Regolatore, cioè la causa che attiva tutta la procedura, fino all’effetto, sicuramente vulnerabile se utilizzato per un atto amministrativo impugnabile davanti al Tar.