IL PUNTO. Caldoro interviene a gamba tesa per favorire Forza Italia ed aiutare Grimaldi. La Lega e Fratelli d’Italia, destinati a incazzarsi, potrebbero fargli il seguente scherzetto
31 Luglio 2020 - 17:46
Il blitz compiuto ad Aversa, con il quale ha convinto Nicola Marino a scendere in campo non nella sua lista, ma in quella di FI, che rischia seriamente di non eleggere un consigliere, è destinato ad aprire delle crepe importanti, magari favorendo il voto disgiunto. Che per l’ex governatore potrebbe rivelarsi fatale
AVERSA (gianluigi guarino) – L’attitudine politica ma anche semplicemente caratteriale di Stefano Caldoro ci porta ad escludere categoricamente che colui che sta sfidando per la terza volta consecutiva Vincenzo De Luca per la carica di presidente della regione Campania possa non aver valutato correttamente la portata e anche le possibili conseguenze di questo suo intervento a gamba tesa nelle dinamiche riguardanti i partiti della sua coalizione, concorrenti tra di loro nella corsa all’aggiudicazione degli agognati seggi in consiglio regionale.
Caldoro non è un fulmine di guerra e questa non è la sua campagna elettorale. Il carattere che si ritrova lo spiazza completamente in un contesto in cui il pathos la fa da padrone e in cui De luca, che per 4 anni e mezzo ha perso tantissimi consensi, ha potuto (per sua fortuna) recuperare i connotati del sindaco
Però, quando si tratta di impugnare lo stretto e delicato manico di un fioretto, si pratica un terreno propizio, favorevole alle attitudini di Caldoro. Lui è un razionale e avendo la miccia lunghissima la parola pathos l’ha incrociata solo sul vocabolario. Non gli può sfuggire, allora, che una cosa è recarsi ad Aversa così come ha fatto stamattina per arruolare candidati nella sua lista, cioè quella denominata per lui (ma anche per De Luca) del presidente, altra cosa, ben altra cosa è spostarsi da Napoli ad Aversa per convincere un esponente politico locale, che pur avendo gravitato quasi sempre nella sua area, non aveva, a quanto pare, nessuna voglia di impegnarsi alle elezioni regionali, soprattutto perché preoccupato per la collocazione topografica del genero, cioè del marito di sua figlia, che sta provando con tutti gli strumenti che la legge gli mette a disposizione, di avere il trasferimento al tribunale di Aversa-Napoli Nord. Alla fine, Caldoro deve aver utilizzato le parole giuste, deve aver toccato le corde utili, fatto sta che Nicola Marino ha indicato il nome di sua figlia, che dovrebbe essere la moglie dell’impiegato di cui abbiamo appena scritto, per una candidatura alle prossime Regionali.
Caldoro, che ha incassato questa disponibilità, non la spende, però, in maniera ortodossa, andando a rafforzare la propria lista, ma stringe un accordo con Marino affinché la figlia porti i voti di famiglia alla lista di Forza Italia e dunque alla causa elettorale di Massimo Grimaldi.
Non è certo questo un modo utile per mobilitare l’entusiasmo della coalizione di centrodestra, dato che questa è una mossa in tutta evidenza finalizzata a togliere dai guai Forza Italia, rafforzando la sua lista, ma che è destinata a mettere nei guai un altro partito della coalizione che pure sta girando con il suo santino e che se FI dovesse sopravanzarlo rimarrebbe, con ogni probabilità, senza rappresentanza in provincia di Caserta.
Mutuando l’espressione dall’italica pedata, questi è il Caldoro che non ti aspetti e che entra a gamba tesa, andando ad alterare la concorrenza tra i tre partiti dell’opposizione schierandosi a favore di uno di questi e, sostanzialmente, al di là di quelle che possono essere le spiegazioni di circostanza, contro gli altri due, visto che la Lega e Fratelli d’Italia sembrano al momento quelli più attrezzati, con la conseguenza che Forza Italia rischia realmente di non eleggere in provincia di Caserta il proprio consigliere regionale.
Allora delle due l’una; O Caldoro ritiene che in provincia di Caserta la classe dirigente di FdI e Lega abbia i riflessi lenti e non sia in grado di valutare, di qualificare il senso dell’anomalia e anche dell’inortodossia del suo intervento, oppure, come lasciano pensare alcuni suoi gesti e alcune sue azioni degli ultimi giorni, Caldoro si ritiene già sicuramente perdente, non in grado di rimontare lo svantaggio che accusa nei sondaggi, proprio perché questa è una campagna elettorale fatta per i demagoghi e non per le sogliole.
Per cui la sua intelligenza raziocinante lo porta a dedicare il tempo a garantire i suoi amici di sempre, a partire da Grimaldi con cui ha avuto da Annie; un rapporto strettissimo, al limite del fraterno, anche al di là dell’interrelazione politica.
Una cosa, però, il raziocinante Caldoro non ha (forse) valutato correttamente.
Seppur difficile da organizzare, il voto disgiunto è un’opzione possibile nella folle legge elettorale con la quale si voterà il 20 e il 21 settembre. Per cui, gli elettori della Lega e quelli di FdI, perso per perso e di fronte ad un candidato governatore, il quale, invece di pensare ai propri voti, pensa a quelli di Fi, potrebbe venire l’estro di votare il proprio partito e De Luca, oppure il proprio partito e addirittura la Ciarambino. Si tratterebbe di un giochino pericolosissimo per Caldoro. Come , infatti, potranno presto verificare gli amatori della materia, ai quali regaleremo in più puntate uno speciale approfonditissimo sulla citata legge elettorale, preparato rischiando realmente il Tso, il miglior perdente, cioè il candidato governatore che arriva secondo, indossa le insegne ufficiali di capo dell’opposizione.
E non si tratta di una soddisfazione morale, tutt’altro. Arrivare secondo, infatti, significa acquisire un diritto, speculare rispetto al candidato vincente, di entrare pressoché automaticamente in consiglio regionale. Ciò succederà se Caldoro arriva secondo. Ma se fosse colpito da un’ondata robusta di voto disgiunto, ci potrebbe anche essere il rischio che arrivi terzo, distanziato dalla sua coalizione di centrodestra, che al contrario non avrà alcun problema ad essere la seconda. E se Caldoro arriva terzo, torna a casa. E non potrà entrare in nessun modo in consiglio regionale. Non ha, infatti, per il momento, ipotizzato un suo impegno anche in una delle liste di Forza Italia delle varie circoscrizioni. Venendo meno, dunque, il diritto ad essere consigliere regionale, in quanto miglio perdente, e non avendo fatto quello che la Ciarambino ha fatto, candidandosi a presidente ma anche a capolista nella circoscrizione di Napoli, l’ex governatore potrebbe non rivedere né la lussuosa scrivania e né il lussuoso ufficio che toccano al capo dell’opposizione.
Ecco perché questo intervento a gamba tesa di oggi, destinato a creare pesanti malumori nella Lega e in Fratelli d’Italia, può essere pericoloso per Caldoro. Craxi disse di Andreotti che anche le volpi finiscono in pellicceria, noi possiamo mutuare quell’espressione, affermando che, una volta o l’altra, le sogliole finiscono in un cartone di surgelati.