CASALESI, DROGA ed ESTORSIONI. Il pm invoca 12 condanne

15 Settembre 2020 - 19:45

CASAL DI PRINCIPE – Sono 12 le richieste di condanna invocate dal pm della dda nel processo in abbreviato a carico, tra gli altri, di Pino Cantone, figlio di Raffaele o malapelle, Giacomo Capoluongo, Salvatore Fioravante e altri, arrestati nello scorso mese di ottobre.

Invocati 7 anni per Giuseppe Cantone, 31 anni di Trentola Ducenta, figlio di Raffaele alias ‘o Malapelle; 8 anni per Giacomo Capoluongo, 63 anni di San Cipriano d’Aversa, ritenuto il cassiere del clan; 3 anni per Vincenzo Di Costanzo, 31 anni di Aversa; 5 anni e 4 mesi per Tregim Ergeku, albanese di 45 anni; 10 anni e 6 mesi per Salvatore Fioravante, 47 anni ritenuto referente del clan dei Casalesi a Trentola Ducenta e San Marcellino; 4 anni e 2 mesi per Mariano Folliero, 59 anni di Giugliano in Campania; 4 anni per Pasquale Foria, 45enne di San Marcellino; 4 anni e 10 mesi per Nicola Fruguglietti, 45 anni di Giugliano in Campania; 4 anni e 4 mesi per Luca Martino, 45 anni di San Marcellino; 8 anni per Altin Neziri, 43 anni albanese; 8 anni e 6 mesi per Fidai Neziri, alias Toni, albanese di 40 anni residente a Castel Volturno; 5 anni per Emanuele Verde, 28 anni di Trentola Ducenta.

Secondo quanto emerso dalle indagini, il gruppo ha taglieggiato imprenditori edili, commercianti e artigiani di Aversa, Trentola Ducenta e Lusciano, con richieste che arrivavano fino a 60.000 euro o che talvolta consistevano anche in prestazioni d’opera (come ad esempio ristrutturazioni di abitazioni). Dall’attività è chiaramente emerso il potere di soggezione del clan patito dagli imprenditori dell’agro aversano, spesso reticenti anche davanti all’evidenza delle prove acquisite.

Le piazze di spaccio, controllate dal FIORAVANTE, erano materialmente gestite da DIANA e CANTONE, con la stretta collaborazione di DELLA VOLPE. FIORAVANTE aveva contatti su Secondigliano da dove faceva arrivare la cocaina attraverso due corrieri, anch’essi destinatari dell’odierna misura.

Sempre per lo spaccio di stupefacenti, un altro canale di rifornimento è stato individuato in un gruppo di albanesi, i quali hanno fornito alla fazione SCHIAVONE operante nell’agro aversano armi e droga importate dall’Albania attraverso alcuni porti della Puglia. Il gruppo, perfettamente organizzato con ruoli e compiti specifici, oltre a fornire marijuana al clan, con la complicità di un italiano, gestiva anche proprie piazze di spaccio nella provincia di Caserta (Mondragone e Castel Volturno), sulle quali l’attività d’indagine ha permesso di far luce.