MADDALONI. Il racket dei Marciano. Ecco gli interrogatori di due commercianti della città: ‘Avevamo paura e per stare tranquilli…’
18 Maggio 2018 - 17:31
MADDALONI – Tra le pagine dell’ordinanza che ha condotto all’arresto dei fratelli Marciano sono riportate le testimonianze di due dei commercianti di Maddaloni presso i quali sono state installate le slot machines della ditta formalmente intestata a Raffaele Diana, ma di fatto gestita da Giuseppe Marciano.
Il primo interrogatorio che pubblichiamo viene reso da Salvatore Merola, ex titolare del bar Chicos sito in via Starzalunga. Merola ha confermato che era Giuseppe Marciano a recarsi in quella che era, all’epoca, la sua attività commerciale per ‘scassettare’ le macchinette, ovvero per svuotare i cassetti raccoglitori ed incassare i gettoni delle giocate. Alla Intralot subentrò la ditta ‘Diana Raffaele’, società di fatto dei Marciano che installò i suoi dispositivi.
‘Non mi opposi all’installazione delle slot, per così dire, per quieto viveve, perchè ripeto so che i membri della famiglia Marciano hanno avuto problemi con la giustizia.‘, ha concluso Merola.
Stesso discorso, in sostanza, anche per l’altro commerciante sentito il 29 marzo 2017: Lorenzo Vinciguerra, titolare del distributore di carburanti Q8 sito lungo la ex Strada Statale 265, sempre a Maddaloni. In questo caso, il commerciante lasciò spazio ai Marciano senza intervenire: il precedente gestore della Lottomatica ritirò le sue macchinette senza avvisare e dopo qualche giorno Giuseppe Marciano installò le sue.
‘Per il periodo in cui sono state installate, Marciano Giuseppe non mi ha corrisposto nulla – dice Vinciguerra –. Io nemmeno gli ho chiesto nulla, perchè, come vi ho detto, voglio stare tranquillo e non volevo avere a che fare con tale soggetto.‘
Il resto della storia lo leggete nello stralcio che pubblichiamo in calce a questo scritto.
QUI SOTTO IL TESTO INTEGRALE DELLO STRALCIO DELL’ORDINANZA