MAFIE & RIFIUTI CLANDESTINI. I fratelli imprenditori Alfredo e Antonio Massimo indagati per traffico illegale di monnezza industriale

23 Aprile 2021 - 11:13

Ritornano a far parlare di loro, dopo l’arresto di un anno fa, al culmine di un’indagine simile, quella volta realizzata dalla direzione distrettuale antimafia di Venezia. In questo caso, la tratta della illegalità terminava in alcuni siti della regione…

 

CASALUCE(g.g.) Volendo scherzare un poco con il loro cognome, possiamo dire che la Infra Service srl ha rappresentato il….Massimo dell’affidabilità in uno dei lavori tipici, in uno dei lavori di maggiore successo di questa terra e cioè il trasporto illegale di rifiuti stoccati in siti abusivi. Settore in cui, fateci continuare per qualche secondo un pò di cazzeggio in tutto questo sperpetuo di illegalità, entrambi, parafrasando uno delle prime storiche canzoni di Vasco Rossi, “andavano al….massimo“.

Un’attività che nella considerazione di una dimensione esponenzialmente più vasta, ha rappresentato uno dei punti forti, nonchè essenziali, fondamentali, di quella filiera malavitosa che ha visto, per anni e anni, la camorra, soprattutto quella del clan dei casalesi, diventare partner in affari di tante imprese meridionali, ma anche del nord, che, smaltendo i loro rifiuti nella maniera appena descritta, costituivano delle vere e proprie economie rispetto alle quali stravolgevano i fondamentali dei loro bilanci, con conseguente grave alterazione dei più elementari principi della concorrenza fra attori della economia produttiva.

Insomma, siamo dentro a quelle vicende narrate, con tanto di forzature poste al servizio delle necessità di una fiction televisiva, nelle gomorre e gomorrette varie, nei racconti raffazzonati di contenuti in improbabili serie tv che, però, hanno spopolato, rappresentando una delle poche voci attive della più importante televisione satellitare in opera nel nostro paese.

Quel fenomeno, che diventò autentica problematica socio criminale, si è indubbiamente ridotto. Questo fatto, però, ha permesso a chi possedeva una sorta di aberrante know how, lascito materiale e “culturale” dei tempi d’oro di “monnezza connection”, di operare in maniera più tranquilla, più serena, al riparo dai rischi di una marchiatura mediatica in grado di tenere sempre in tensione gli attori, titolari costituzionali dell’azione penale. Dunque, è successo che nel post gomorretta siano emerse delle figure in grado di porre la propria esperienza al servizio di quelle imprese, e sono tante, i cui problemi economici, il cui dibattersi nelle difficoltà imposte da un paese e dai suoi governi, fondamentalmente contrari all’iniziativa privata. Tra queste figure sopravvissute alla gomorreide (la parola somiglia molto a diarrea, ma l’assonanza ci piace in quanto è assolutamente calzante) ci sono quelle dei fratelli Alfredo e Antonio Massimo, titolari della già citata Infra Service di Casaluce.

Insomma, anche territorialmente, il marchio doc o dop è indiscutibile. Eppure sul curriculum “niente da dire”: prima di essere raggiunti, infatti, nella giornata di ieri, da un provvedimento di divieto di dimora in ogni centimetro quadrato della Puglia e dell’Abruzzo, i germani casalucesi avevano saggiato anche l’ebbrezza di un vero arresto. Avvenne l’anno scorso, precisamente il 5 maggio 2020, ad epilogo di una indagine della Dda di Venezia, che confezionò l’accusa tipica del su citato marchio doc del trasporto illegale di rifiuti. Nel caso di specie verso un sito clandestino, un capannone abusivo della provincia di Verona in cui venivano stoccate migliaia di balle trash.

Stavolta l’indagine è della direzione distrettuale antimafia di Bari che ha coordinato il lavoro sul campo, svolto dai carabinieri del medesimo capoluogo pugliese, con i finanzieri del comando provinciale di Foggia i quali si sono coordinati a loro volta con i colleghi delle Fiamme Gialle della compagnia di Marcianise, rientrante nel perimetro del comando provinciale di Caserta.

E sono state proprio le Fiamme Gialle di Marcianise a convocare la Infra Service, riteniamo il suo legale rappresentante. Una mossa che ha allarmato non poco i fratelli Alfredo e Antonio Massimo che da quel momento in poi, hanno cominciato a parlare al telefono in maniera molto più cauta, imponendo lo stesso atteggiamento anche la loro dipendente Duman Mykhay-lo detto Michele, pure lui indagato e pure lui destinatario del medesimo provvedimento di divieto di dimora nel perimetro pugliese.

Particolarmente suggestivo è un episodio che narra di quando un complice pugliese dell’organizzazione di cui anche i due fratelli di Casaluce facevano parte, fa vedere ad Antonio Massimo un sito. Lo definisce “bello e particolare rispetto agli altri. Detta così sembra una conversazione tra un agente immobiliare e il potenziale acquirente o affittuario di un appartamento o di una villetta che va a scovare spostandosi da un luogo all’altro, da un target a quello successivo, scortato dal citato agente. Insomma, questi qua la monnezza la scambiavano per una sorta di attico di eleganza. E anche in questo caso, tutto sommato, avevano ben donde di considerarla tale.