CASERTA. Movida, il comitato di Rosi di Costanzo pronto a diffidare il Comune

12 Giugno 2021 - 16:49

Caserta (pasman) – Alle prese con la pandemia, le due grandi questioni che determinano in buona parte il degrado della città, la movida smodata ed il barbonismo, sono rimasti in ombra. Della terza, pure rilevante, quella della manutenzione degli spazi pubblici, magari ne parliamo un’altra volta, rappresentando un capitolo a parte.

E si diceva, rimaste in ombra, non perché risolte, finalmente, una volte per tutte, ma in quanto l’attenzione pubblica è stata tutta concentrata sul dramma sanitario vissuto dal Paese.

Una

scena della movida casertana. In pieno coprifuoco, locali aperti e ressa di persone

La movida, in effetti, tranne i mesi in cui il covid ha fatto stragi, infondendo reale paura a tutti, non si è mai realmente attenuata. Ad ogni occasione si è ripresentata come e più di prima, con giovani ed adolescenti a fare baldoria senza alcuna cautela per il pericolo del contagio, incuranti dei controlli e delle sanzioni, quelli e queste sempre annunciati con la faccia feroce dalle autorità cittadine, ma rimasti sempre e solo miseramente sulla carta, secondo il generone italiano.

Nella foto, Rosi di Costanzo

Le cronache di questi ultimi mesi sono pieni di episodi che si stentano a credere per il capriccio e lo sprezzo che esprimono: risse, assembramenti vietati, resse alcoliche, plateale e beffarda violazione del c.d. coprifuoco. Tanto che il comitato cittadino capeggiato da Rosi  di Costanzo, che da tempo – ben prima del covid – si batte per una movida responsabile, ha proprio in questo periodo serrato le fila dando corso, unitamente agli omologhi comitati istituiti in numerose altre città del Paese parimenti alle prese con questo deleterio fenomeno, ad una diffida legale alle amministrazioni comunali, le quali, benché ne portino gran parte della responsabilità, restano sostanzialmente inerti. Parliamo di centri grandi e meno grandi, come Roma, Napoli, Milano, Lucca, Catania e la stessa Caserta. Proprio di recente, la città di Torino è stata condannata, da una sentenza di quel tribunale  dello scorso marzo, a risarcire ben più di 1 milione di euro a favore dei cittadini che ne avevano denunciato la mancata o inadeguata adozione di provvedimenti tesi ad impedire gli schiamazzi notturni e “…gli altri effetti nocivi della movida” subiti. Speriamo vivamente che questa decisione faccia scuola. Specie in questa città, dove, non si capisce con quale logica giudiziaria, mentre locali ed avventori delle notti brave agiscono impuniti, i Salesiani vengono pesantemente sanzionati per un supposto disturbo che i giovani lo frequentano arrecherebbero nei loro giochi ed attività collettive ad un condominio adiacente, peraltro di realizzazione posteriore e dunque nella consapevolezza della natura e dei compiti di aggregazione giovanile dell’istituto religioso.

Un barbone che dorme occupando la sede del Banco di Napoli in piazza Amico

L’altra questione, dicevamo nell’introduzione, riguarda i barboni del centro storico, anche se le periferie non ne scarseggiano.

In tutti questi mesi, anche quando il contagio pandemico era nella sua fase più acuta, non si sono mossi da dove sono sempre stati. Hanno goduto di una sorta di extraterritorialità rafforzata, in cui ogni norma, sanitaria, prudenziale e di polizia, è risultata sospesa. In pratica, nessuno c’ha voluto avere niente a che fare, pena ad invischiarsi in problemi e polemiche di ogni sorta. Dall’accusa di razzismo a quella di inumanitarismo, dal rischio di infortuni a quello di finire, per gli operatori procedenti, in un bello e lunghissimo processo con le accuse più aleatorie o nelle cronache scandalistiche (ricordiamo che tempo fa i vigili urbani di Caserta, denunciati infondatamente da un gruppuscolo politico locale e tratti a giudizio per un controllo ad un gruppo di stranieri , vennero scagionati dopo oltre dieci anni di peripezie giudiziarie). A pochi venendo in mente che le norme di cui si chiede il rispetto, in questo come in altri casi, sono preordinati all’interesse pubblico e non ai capricci di chicchessia. Per vero, hanno fatto eccezione, a questa condizione di disinteresse, le associazioni di volontariato, provvedendoli del cibo e curandone gli altri bisogni. Ma sempre sul posto, in piazza Amico ed in via Battisti, così rafforzandoli nella pretesa di non volersi spostare in alcun modo e rifiutando l’assistenza della Caritas e delle altre organizzazioni comunali che, sulle salate tasse cittadine, tengono in piedi delle case di accoglienza per le persone disagiate.

Nella foto, una delle case di accoglienze per persone disagiate della città

 

Il comune e le altre autorità, anche in questo caso, fanno finta di niente. Così, come per la movida, il problema è del privato che, impotente, incappa nella situazione: hai voglia a fare denunce, a richiedere l’intervento dei poteri pubblici: un muro di gomma.

La targa della sede

Persino il Banco di Napoli, non certo l’ultimo degli arrivati, tra i primi operatori economici e contributori della città, è costretto a subire, in pieno centro di questa città che si lusinga della sua pseudo vocazione turistica, che presso la sua sede si bivacchi e si dorma come se fosse tutto assolutamente normale. E dire che aveva anche provato ad installare dei dissuasori metallici, rivelativi inutili. Per giunta, molti di quei vagabondi, che trascorrono la giornata a sbevazzare e nell’inedia assoluta, sono persino stranieri e pare poco probabile che abbiano titolo a permanere in Italia.

Per coloro che, a dispetto dell’evidenza, questa realtà non vogliono ipocritamente neppure sentirla pronunciare, ricordiamo che è troppo comodo fare gli umanitaristi a spalle degli altri. A questo punto, se proprio si deve consentire alla fantasia di questi clochard di non spostarsi dal centro, li portino sotto i porticati di palazzo Castropignano, che sono pubblici.