CONSORZIO IDRICO come una garçonnière. Se ne fregano anche del Consiglio di Stato. Fermateli, in nome della Legge

21 Giugno 2021 - 19:09

Il 16 febbraio hanno variato le regole, ma una settimana prima il massimo organo della giurisdizione amministrativa aveva messo nero su bianco che le modifiche statutarie, come del resto ha sempre sostenuto Casertace, devono essere approvate, per diventare esecutive, da ognuno dei consigli dei Comuni consorziati

 

 

 

 

SESSA AURUNCA – Hanno la faccia come il…diciamo una faccia di bronzo.
Ma ripetiamo, peggio ancora di Pasquale Di Biasio presidente del Consorzio Idrico Terra di Lavoro, del suo tutor Giovanni Zannini, che ormai fa il bello e il cattivo tempo con nomine, incarichi, appalti e via dicendo, sono colpevoli le istituzioni che consentono a questi qua di fare quello che fanno.

L’impunità di cui godono li ha incoraggiati al punto da rassicurarli sulla intoccabilità rispetto ad atti amministrativi che non sono solo illegittimi, ma violano, a nostro avviso, leggi dello Stato al punto da determinare profili di carattere penale per effetto di una vera e propria montagna di notizie di reato totalmente ignorate.
Hanno la faccia di bronzo al punto da fregarsene finanche da una sentenza emessa dal Consiglio di Stato, con la quale, nello scorso febbraio, è stato totalmente accolto il ricorso per impugnazione, presentato dal Comune di Sessa Aurunca, contro una sentenza di primo grado, pronunciata dal Tar di Napoli, che a sua volta aveva solo parzialmente accolto il ricorso che lo stesso Comune aveva inoltrato per ottenere l’annullamento del provvedimento con il quale il commissario ad acta, nominato dalla Corte dei Conti, aveva appioppato l’esborso di 600mila euro a Sessa Aurunca con procedura esecutiva.
Soldi che rappresentavano un conferimento coattivo in quota parte, dunque proporzionale alle quote di cui al tempo era titolare nell’ente consortile, per fronteggiare l’ormai celeberrimo debito per decine e decine di milioni di euro che lo stesso Consorzio Idrico ha accumulato nei confronti del fornitore Enel Servizio Elettrico SPA.

Il Tar della Campania aveva accolto solo una delle tre ragioni di impugnazioni presentate.

Nel dettaglio, si trattava di quella che prima sospese e poi revocò l’azione del commissario ad acta in quanto non titolare di potestà nei confronti delle dinamiche amministrative dei Comuni, che pur essendo consorziati, avevano una soggettività giuridica diversa dal Consorzio.
Ma erano le altre due ragioni non accolte a rappresentare un nodo ancora più importante di questa vicenda che, per quanto riguarda il Comune di Sessa Aurunca, afferisce solo a strutture relazionali consortili del passato, visto che da qualche anno Sessa Aurunca ha deciso doverosamente di uscire da questo autentico baraccone popolato da nani, ballerine e assortiti violentatori del diritto.
Nel febbraio scorso il Consiglio di Stato ha ricostituito, o almeno ha tentato di farlo, una parvenza di legalità nel momento in cui ha accolto il ricorso presentato dal Comune di Sessa sui due motivi rigettati dal Tar.
Facendolo, ha riconosciuto l’illegittimità, la non validità, dello Statuto del Consorzio Idrico, precisamente già di quello votato nel 2018. Ciò perché quelle modifiche non erano state approvate da ognuno dei Comuni consorziati, come la legge prevede espressamente.
Il 9 febbraio scorso, come potrete leggere in questo articolo, avevamo dimostrato, pubblicando una montagna di documenti che lo provavano, l’assoluta illegittimità di procedure di modifiche statutarie realizzate elidendo l’obbligatoria procedura di approvazione da parte di tutti i consigli comunali dei soci.

Il Consiglio di Stato lo mette nero su bianco e d’altronde non fa altro che scrivere una cosa ovvia, sulla quale non abbiamo dovuto profondere ingegno, visto che le norme del Tuel (ma non solo) rendono indiscutibile questa procedura.

Mentre il CdS emetteva questa sentenza (CLICCA QUI: sentenza) Pasquale Di Biasio, Giovanni Zannini e compagnia approvavano, contestualmente al via livera ad un Bilancio di Previsione a dir poco scandaloso, di cui molto ci siamo occupati, nuove modifiche di statuto, rendendole immediatamente esecutive.
Ora il Consiglio di Stato ha emesso questa sentenza l’8 febbraio.

Siccome questi sono degli impuniti, godono di una immunità del tutto ingiustificata, se ne sono letteralmente fregati e hanno approvato, nell’assemblea del 16 febbraio, le modifiche statutarie senza avviare la procedura che prevede il voto di formali atti deliberativi da parte di ognuno dei consigli comunali.

Domani illustreremo una lettera che l’Ente Idrico Campano ha indirizzato al presidente del consiglio regionale Gennaro Oliviero in cui viene descritto il carteggio tra il presidente Di Biasio e lo stesso ente campano, il quale invita a seguire la linea tracciata dalla sentenza definitiva del Consiglio di Stato relativamente alla potestà da applicare per la variazione dello Statuto.
L’ultimo passaggio lo dedicheremo al solito atteggiamento inaccettabile, pilatesco, che diviene a questo punto complice delle malefatte, assunto dalla Prefettura di Caserta.