CASERTA. E vai col tango: al Comune incarico da 5mila euro alla compagna del segretario Salvatore Massi

1 Marzo 2022 - 12:25

In calce alla nostra riflessione che si è sforzata come sempre di esporre il nostro punto di vista con l’ausilio di approfondite argomentazioni, lo stralcio integrale della determina a firma del “solito” dirigente Franco Biondi

 

CASERTA – (Gianluigi Guarino) Non ci giriamo troppo intorno, perchè tanto, non c’è speranza, davanti ai nostri occhi esperti e saturi di casi e situazioni, che chi è nato, portando nella sua genetica una mentalità che poi ha dato corpo ad una cultura dell’inciviltà e dell’arretratezza, possa intraprendere, in forza di una miracolosa nuova consapevolezza, un percorso di resipiscenza. E’ affermata graniticamente questa mentalità e probabilmente non basteranno 10 generazioni per modificarla almeno in parte. Il codice delle leggi materiali, quelle non scritte, ma che soppiantano totalmente quelle formali e sulla carta in vigore, colloca, qui da noi, lo stato e il settore pubblico che ne rappresenta il connotato fondamentale, come una mucca da mungere e non, come dovrebbe essere e com’è in utti gli altri paesi civili dove i trasgressori sono una minoranza, come una parte di sè, come parte assimilata e fusa della propria espressione di cittadinanza.

Conseguentemente, trasferendoci dal generale al particolare, non nutriamo alcuna speranza sul fatto che i protagonisti di quest’altra storia, di questa ennesima storia che vi andremo a raccontare sul comune di Caserta possano comprendere che noi ci occupiamo di fatti del genere indipendentemente dai dati anagrafici e dalla vita privata di chi li popola.

Inutile nutrire speranze, insomma, su una reazione ortodossa di chi viene coinvolto in queste notizie. Una reazione basata esclusivamente su confutazioni di contenuto che non abbiamo avuto mai il piacere di ricevere, forse perchè le nostre tesi sono talmente ovvie e concettuamente banali da essere difficilmente confutabili.

Di converso, ascoltando noi, da lontano, commenti e pettegolezzi attivati da una squalificatissima congrega di questuanti, rannicchiati nelle loro posizioni miserrime e ammucchiati in una sorta di casta di serie C, a difendere quello che ritengono il diritto di porsi, rispetto alla pubblica amministrazione in maniera, a dir poco, ma proprio a dir pochissimo, inopportuna e irriguardosa.

Questa premessa, che avremmo volentieri evitato, diventa invece obbligatoria per porre subito una sorta di deterrente nei confronti di Salvatore Massi, segretario generale del comune di Caserta, un uomo chiamato mugugno.

Permaloso, e lo diciamo senza voler minimamente offendere la sua onorabilità, e sempre pronto a decretare, in funzione di quella cultura, da noi appena evocata e che distrugge questa provincia, questa regione e quest’area dell’Italia, che, dietro ad ogni articolo che lo riguardi, ci sia una seconda intenzione. Anzi, “una vera intenzione”, diversa da quella rilevabile dalla lettura nuda e cruda dei nostri scritti.

D’altronde, qui, sono abituati a ragionare così. E forse non lo fanno neppure sempre con dolo ma solamente in quanto tutta la vita sociale di queste aree territoriali, si fonda su un doppio binario: quello dell’apparenza, il quale serve alla mera rappresentazione formale di sè e non ad esporre la consistenza fattuale degli eventi; e quello della realtà, del si fa ma non si dice, non si ammette, sulla realtà “di quello che è”, di un “quello che è” quasi sempre inconfessabile, in quanto non dignitoso rispetto quella che dovrebbe essere una corretta, autorevole manifestazione di atti e fatti di un’amministrazione pubblica.

Scusateci la premessa, ma come scriviamo da un pò di tempo, la medesima ci ritorna utile anche per evitare quantomeno l’incomodo di metterci a litigare. Ma non perchè riteniamo la lite un fatto negativo di per sè. Ma se la lite è rigidamente e reciprocamente asertiva, sterile, fine a se stessa e non produce strumenti di riqualificazione del confronto, serve solo a perdere tempo, in un perenne dialogo tra sordi, impossibilitato da una diversità culturale inconciliabile.

La persona di cui ci occupiamo in questo articolo si chiama Angelina Lanzante, 53 anni, di Caserta, avvocato iscritta all’Ordine con matricola 158/04, il che farebbe pensare ad un’iscrizione avvenuta nel 2004, anche se su questo dato cronologico non possiamo certo metterci la mano sul fuoco.

Questo valoroso avvocato, sulle cui qualità professionali non ci permettiamo minimamente di muovere alcuna obiezione, dato che le nostre rispettive professioni, quella di giornalista e quella di giurista, non si sono mai incrociate dentro o attorno a qualche notizia di cronaca giudiziaria, ha anche la passione per la politica.

Nel 2002, infatti, quando Luigi Falco era fortissimo, si candidò con lui, non riuscendo ad entrare in consiglio comunale, ad esito di quelle elezioni che permisero all’allora sindaco uscente del centrodestra di riconquistare la fascia sin dal primo turno, battendo nettamente, a mani basse, Ubaldo Greco, suo principale rivale e candidato dal centrosinistra.

Negli anni, l’avvocato Angelina Lanzante ha costruito un rapporto di reciproca stima, maturato, poi, fino all’amicizia reale, con Massimiliano Marzo, fratello di Paolo Marzo ed attuale assessore ai Lavori pubblici del comune di Caserta.

E veniamo a Salvatore Massi: se lui nega e smentisce che l’avvocato Lanzante sia la sua compagna, allora noi ci fermiamo qui, prendendone atto, ma non facendo alcun passo indietro, rispetto alla pubblicazione di questa notizia. Se Massi ci fa sapere che è assolutamente infondato la circostanza che l’avvocato Lanzante, sia, ripetiamo, la sua compagna, scriveremo un altro articolo in cui ospiteremo la sua smentita, mantenendo però il nostro punto, basato su cognizioni e su testimonianze difficilmente confutabili e che poi ritornerebbero utili, qualora l’evoluzione dei fatti rendesse necessario un confronto formale delle posizioni reciprocamente esposte.

Se, invece, Angelina Lanzante è la compagna del segretario generale Salvatore Massi, noi commentiamo la cosa in due modi: prima di tutto, diciamo che si tratta di una bella coppia molto assortita, formata da due professionisti apprezzati, da due persone di qualità, le quali non corrono il pericolo, che, invece, mina l’integrità di tante altre coppie, di non avere argomenti di cui parlare quando le chiavi serrano le porte della casa di convivenza e quando il letto ha fatto il suo normale corso.

La seconda cosa che diciamo è che la cosa successa non è certo commendevole. In poche parole, non si fa. Nulla si sarebbe potuto obiettare se l’avvocato Angelina Lanzante avesse ricevuto un incarico remunerato di assistente al Rup in 7.803 comuni italiani. Guarda caso, l’incarico, attribuito con una determina, (il cui stralcio pubblichiamo integralmente in calce a questo articolo), di quel fuoriclasse di Franco Biondi che ha attinto a modo suo dalla piattaforma dei professionisti di fiducia, viene attivato nel comune numero 7.804, cioè nel comune di Caserta, in cui il compagno dell’avvocato Lanzante ricopre la carica importantissima di vertice dell’intero apparato burocratico municipale, di dirigente dei dirigenti.

La differenza tra la liceità e l’inopportunità sta proprio nella serietà che occorre per mettere da parte, per rinunciare ad ogni giustificazione di fronte ad atti come questo. Perchè, può anche essere vero che l’avvocato Lanzante avrebbe ricevuto lo stesso questo incarico anche se Massi non fosse il segretario comunale, può darsi benissimo che, rispetto al suo rapporto con Massi, abbia avuto, nella circostanza, più valore l’amicizia con Massimiliano Marzo, un potentissimo di questa amministrazione comunale

Può darsi e non si può escludere. Ma se sul terreno della qualificazione di liceità di un fatto amministrativo può anche essere utile, anzi, il più delle volte lo è, stabilire quale sia la ragion d’essere reale di un incarico lucroso che la pubblica amministrazione riconosce ad un libero professionista; quando, invece, parliamo di opportunità ed inopportunità, il problema non si pone. Sarebbe stato al limite (lì, al limite, il discorso diventerebbe più ampio e generale, investendo la categoria dei favoritismi clientelari), che Massi avesse utilizzato qualche suo buon ufficio perchè l’avvocato Lanzante andasse a guadagnarsi una parcella in un altro comune.

Se invece, questa ottima professionista casertana, l’incarico “lo prende” al comune capoluogo, diventa del tutto irrilevante, sul terreno del discrimine tra opportunità ed inopportunità, stabilire se, nella sua erogazione, abbia inciso Salvatore Massi, piuttosto che Massimiliano Marzo, oppure entrambi.

L’inopportunità attiene al rispetto che un alto dirigente dovrebbe avere per l’istituzione che lui, in teoria, è andato a servire, avendolo anche giurato in sede di presa di servizio, avrebbe imposto a Massi, una volta venuto a conoscenza dell’incarico attribuito intuitu personae all’avvocato Angelina Lanzante, di pregarla di rinunciare.

Ma non perchè la professionista stesse commettendo un reato, per carità. Semplicemente, perchè un paese che vuole crescere, vuole evolversi, vuole mettersi al passo con le società europee ed extraeuropee che dalla fine della Seconda Guerra Mondiale in poi hanno fatto passi da gigante, deve sviluppare una cultura delle istituzioni in grado di costituire approcci totalmente differenti da quelli che connotano oggi il rapporto tra politici, burocrati ed enti della pubblica amministrazione.

Per cui, articolare, difensivamente, la considerazione di un fatto come questo, collegandola solamente all’aspetto della sua liceità, trasforma lo strumento della legge, dei confini e dei limiti che essa pone, in un alibi, in una giustificazione che sposta l’attenzione dall’elemento cruciale dei processi di evoluzione della nostra nazione, cioè dal non meno importante discrimine tra quello che è opportuno da quello che opportuno non è, per un politico, per un dirigente, un funzionario, un impiegato del settore pubblico.

Questo nostro discorso sarà compreso? Sicuramente no. Ma noi non possiamo farci nulla se il quieto vivere di queste persone li porta sempre e comunque a ricercare comode ricostruzioni, comode interpretazioni, con l’obiettivo di assimilare CasertaCe alla cultura imperante, quando, al contrario, CasertaCe non è e non potrà mai esserne assimilata.

QUI SOTTO LA DETERMINA DI ASSEGNAZIONE INCARICO