ORGIA DEL POTERE? VABBE’, FACCIAMO ORGETTA. Pazzesco: Magliocca tiene a fare un ingegnere amico del sindaco di ARIENZO con un 110 della scorsa consiliatura

5 Marzo 2022 - 13:02

Altrove gli darebbero del matto e qualcuno proporrebbe il TSO. Qui da noi, invece, viene tollerato e metabolizzato anche dal sistema delle istituzioni. Anche da quelle giudiziarie. In più diventa merce di scambio con il posto fisso di comandante dei vigili urbani, conquistato (si fa per dire) dal vicesindaco di Pignataro Maggiore con prevedibile esito e bandito dall’amministrazione del comune della Valle di Suessola

PIGNATARO MAGGIORE/ARIENZO (g.g.) – In quella che viene tecnicamente definita la “partenza” di un articolo giornalistico, in pratica al definizione di un mittente territoriale dello stesso, abbiamo utilizzato ancora i nomi distinti dei comuni di Pignataro Maggiore ed Arienzo. Questione di rispetto istituzionale perché in realtà, così come abbiamo già scritto nei mesi scorsi, i due enti locali di fatto si sono fusi. Un’operazione a freddo che non è stata frutto della volontà delle due rispettive popolazioni le quali, magari per motivi di contiguità territoriale, hanno deciso che sia più utile un comune più grande, rispetto a due comuni distinti, più piccoli ma meno influenti. Ma semplicemente perché i due sindaci sono amici per la pelle.

Questo, di per sé, non sarebbe circostanza degna di biasimo. Due persone, in questo caso due fasce tricolori, sono amiche e da questa amicizia scaturisce anche qualcosa di buono per il popolo. Ma neanche questo è vero. Anzi, non è neppure sicuro che si tratti di amicizia nel senso letterale del termine, cioè di un rapporto tra due o più persone che si vogliono bene, a prescindere da ogni interesse professionale, politico, appartenente quindi alla sfera extra privata.

Può darsi anche che Giorgio Magliocca e Giuseppe Guida si vogliano bene sul serio. Per quel che conta, però, la natura di questo rapporto non sarà certo attestata da questo giornale che, seguendo bene le cose della presunta politica casertana, quella reale, non quella dei comunicati stampa, delle veline, delle intervista a marchette e scendiletto, sa bene che quando è cominciato a parlare del rapporto tra Magliocca e Guida ciò non è avvenuto in una condizione di gratuità. Il primo ha messo il secondo a capo di uno dei tanti enti-carrozzoni dell’amministrazione provinciale, la Agis, che gestisce gli impianti sportivi di proprietà, partendo dai due più importanti: la piscina olimpionica di via Laviano e il Palazzetto dello sport di via Medaglie d’Oro.

Guida, che al tempo non era sindaco di Arienzo, non l’ha fatto certo per l’amico, visto che il suo incarico è lautamente remunerato. E non con i soldi presi dal portafoglio di Magliocca, ma da quelli prelevati dalle tasche dei contribuenti casertani e non, grazie ai quali la Provincia ha a disposizione risorse finanziare che gli consentono di superare i problemi di gestione di questi enti, garantendo laute indennità ai nominati di questa politica.

Ora, non possiamo escludere che i due abbiano maturato anche un rapporto personale, ma a questo aggettivo non possiamo aggiungere la parola del disinteresse. Semplicemente perché questa non esiste in tutto ciò che ha connotato le relazioni tra Magliocca e Guida.

Quando poi nessun altro freno inibitore ha privato questa terra della conoscenza dell’identità del vero ras politico di Magliocca, cioè dell’identità di Giovanni Zannini, la questione è apparsa ai nostri occhi ancora più chiara.

Non può ascriversi ad un fatto di amicizia la decisione di chiamare le due liste civiche che hanno portato Magliocca e Guida alla vittoria delle ultime elezioni amministrative comunali: Ricoloriamo Pignataro Ricoloriamo Arienzo.

In attesa della ricolorazione reciproca dei due centri abitati, Magliocca e Guida hanno cominciato a ricolorare i fatti loro. Per cui, il primo ha spedito il suo vicesindaco Vincenzo Romagnuolo a partecipare al concorso per comandante dei vigili urbani di Arienzo, mentre Guida ha spedito il neo ingegnere Giovanni Rivetti, fratello del presidente del consiglio comunale Antonio Rivetti a Pignataro, in modo da prendere possesso, con gli strumenti agevoli garantiti dall’articolo 110 del Tuel, dell’Ufficio tecnico di Magliocca.

Fin qui la declinazione del contenuto del rapporto tra i due, certo non spirituale, ma molto, molto materiale. Di una materialità, però, che ha apportato zero vantaggi alle popolazioni di Pignataro Maggiore e di Arienzo, tanti vantaggi invece alla messa in sicurezza e al rafforzamento delle macchine clientelari dei sindaci Guida e Magliocca.

Però, si dirà, questi sono politici scaltri, furbi. Avranno messo dunque e come si suol dire le carte a posto. E no, non è così. La dottrina zanniniana a cui entrambi hanno aderito prevede due rivoluzioni: la prima di carattere lessicale. Per cui, le elezioni dirette o indirette, regionali o comunali o negli enti strumentali non si vincono, bensì, come ha scritto il consigliere regionale dopo quella di ieri, all’ATO delle acque, si sbancano. Termine che freudianamente collega in tutta evidenza a qualcosa che ha a che fare con la cassa, con la banca e con il soldo e non certo con la buona politica.

La seconda rivoluzione, ancora più inquietante, la potremmo definire quella del superamento di ogni freno inibitore, dell’impermeabilità ad ogni imprudenza, trasformata in impudenza e tollerata – lo diciamo per la centesima volta – dalle magistrature inquirenti.

E allora, l’articolo 110 del Tuel prevede che comuni possono dotarsi di professionisti con chiara esperienza in un settore carente e non colmabile con il personale interno per la durata del mandato – leggete bene – del mandato del sindaco? E chi se ne fotte del 110! Noi applichiamo il codice zanniniano.

Dunque, Giorgio Magliocca, dopo aver creato le condizioni con quella buffa storia della sua malattia, affinché quel fessacchiotto del suo ex vicesindaco Antonio Palumbo corresse il rischio di gestire tutta la procedura per l’assunzione di Giovanni Rivetti, attivando una potestà della giunta comunale, che invece non si sviluppa in quella maniera e che comunque non sostituisce quella indiscutibile, graniticamente riconosciuta del dirigente, il quale non delibera, bensì determina la nomina, dopo che, dicevamo, Magliocca, guarito miracolosamente manco a dirlo dopo l’assunzione di Rivetti, è tornato in sella, si è fatto le elezioni comunali (che ha vinto tranquillamente), ha spedito a casa di fatto il povero Palumbo il quale, avendo assolto alla sua funzione, non serviva più, e ha posto allo scoperto il citato Romagnuolo come nuovo vicesindaco a partire dall’esito delle citate elezioni.

Finita qui? No. E se qualcuno lo pensa vuol dire che non ha studiato a fondo la dottrina zanniniana e non conosce neppure lo spirito, raccontato in grandi opere della letteratura antica, romana soprattutto, dei riti orgiastici. L’orgia è tale proprio perché non stabilisce a priori alcun limite del comportamento lascivo, così come ci ha insegnato il boudoir del marchese de Sade. E così come ci ha insegnato la rappresentazione dello scrittore greco Vasilīs Vasilikos, da cui nasce il celeberrimo film Z – L’orgia del potere del regista connazionale Costa-Gravas.

Il concetto si può anche semplificare e sdrammatizzare: lo famo strano, come diceva il Gallo Cedrone, al secolo Carlo Verdone, alla sua Jessica, al secolo Claudia Gerini. Ma Magliocca lo fa ancora più strano.

Non sappiamo se consigliato dalla sua simpatica quand’anche eccentrica segretaria comunale, la formicolese Annalisa Simone, Magliocca da continuità alla funzione di Giovanni Rivetti. In pratica, riforma l’articolo 110, in modo tale da eliminare la parola “mandato” che collega l’attività dell’assunto con il predetto 110 alla vita di una consiliatura.

Magliocca è stato sindaco nella precedente fino a quando non ha esaurito il suo mandato. In caso contrario non si sarebbero svolte nuove elezioni con nuove liste, non sarebbero venuti fuori anche consiglieri comunali, nuovi assessori e soprattutto un nuovo vicesindaco. Ma la dottrina zanniniana ritiene ciò come degli inutili orpelli e che Magliocca abbia dovuto partecipare alle elezioni comunali di Pignataro solo per far finta di rispettare un noioso e inutile rito della democrazia. In effetti, quelle elezioni non ci sono state. E non ci sono state perché lui sindaco era prima del 4 ottobre e lo è dopo il 4 ottobre.

Sembra un ragionamento farneticamente, tarato sul registro dell’ironia, insomma una roba da TSO. Ma credeteci, è l’unica spiegazione plausibile per cui Magliocca ha potuto tenere in carica senza soluzione di continuità Giovanni Rivetti, un altro che, evidentemente, vive nel supremo disprezzo del pericolo. Ed è l’unica spiegazione plausibile che rende tranquille le giornate del sindaco di Pignataro, nel momento in cui un dirigente, che risulta ufficialmente assunto ai sensi dell’articolo 110 del Tuel, continua a sfornare permessi a costruire e atti di potestà che, a nostro avviso, testo dell’articolo 110 alla mano, sono tutti illegittimi e annullabili in quanto esplicitati sine titulo.

Poi, trovateci un solo rigo nella giurisprudenza dei Tar, del Consiglio di Stato, della corte di Cassazione che ci interpreti la norma del 110 nel senso che è possibile confermare un dirigente anche al di là della conclusione del “mandato” e noi saremo cui a riconoscerlo e a riconoscere di esserci sbagliati.

Finita qui? No. Ma ne riparleremo a partire da lunedì, segnalando strani movimenti che stiamo registrando nell’altro fronte di un chiaro do ut des, cioè sul fronte di Arienzo dove, seppur vincitore a mani basse, come da noi già largamente previsto a dicembre, del concorso da comandante dei vigili urbani, il prode vicesindaco di Pignataro Romagnuolo non ha ancora preso servizio.