La SORESA è uno scandalo: lo stesso esame clinico, fatto dalla stessa multinazionale, costa il doppio nelle strutture pubbliche di quanto costi in quelle private. CHI RUBA?

15 Marzo 2022 - 13:11

Abbiamo intenzione, seppur non garantendovi tempi molto veloci, di studiare i complessi incartamenti riguardanti questa società, interamente controllata dalla Regione Campania e che rappresenta il fulcro del sistema di potere di De Luca e del suo cerchio magico

 

CASERTA – (g.g.) Per chi non lo sapesse, la Soresa è la società in house della Regione Campania che gestisce tutti i più grandi affidamenti nel settore della sanità regionale. In pratica, il maggiore centro di potere in cui si decidono cose che valgono centinaia di milioni di euro, ma, addirittura, se considerate in un arco di anni più ampio, miliardi di euro.

Pur essendo tanto importante, la Soresa non ha incrociato il problema, salvo che in rare eccezioni e per periodi limitati, di doversi misurare con una seria attività di controllo da parte degli organi di informazione. Il che non stupisce, viste e considerate le condizioni in cui versa il giornalismo in Campania.

Il nostro quotidiano online, rimasto volontariamente e volutamente di nicchia proprio per mantenere la sua indipendenza, non si è mai posto il problema di misurare il proprio umore e la propria motivazione professionale in funzione di quello dei grandi potentati della politica e della sedicente imprenditoria che si rapporta alla Regione Campania e che noi definiamo sedicente, visto e considerato che un soggetto economico, il quale produce il 100% del proprio fatturato solo e solamente grazie all’acquisto dei suoi beni e dei suoi servizi da parte della pubblica amministrazione, non la riteniamo, come abbiamo scritto un milione di volte, un’impresa degna di questo nome e degna della definizione che ne dà il codice civile.

Una valutazione sicuramente suggestiva, la nostra, seppur prodotta da una pura concezione liberale e certo non smodatamente liberista, ma che in Campania e nel sud in particolare – in parte questo vale anche per il Nord – diventa ancor più solida, considerando il numero di gare e di affidamenti turbati dall’origine della procedura oppure nella fase di aggiudicazione. Inbrogli, reati che permettono alle “sedicenti imprese” di aggirare anche l’incomodo di dover affrontare una procedura la quale, sulla carta e in base ai codici, dovrebbe essere governata dalle leggi sulla concorrenza.

Chiarita, sempre per la milionesima volta, l’identità del perimetro ideale in cui ci muoviamo, abbiamo maturato l’intenzione di occuparci nei prossimi tempi della Soresa, nel momento in cui, leggendo un pò di qua e un pò di là, ci siamo accorti che alcune multinazionali molto note, con nomi altisonanti, vendono i loro beni e i loro servizi alle strutture pubbliche della Campania, cioè aziende ospedaliere ed Asl, ad un prezzo nettamente inferiore, spesso, addirittura pari alla metà, gli stessi macchinari, gli stessi beni, gli stessi servizi alle strutture private convenzionate, le quali non dovendo fare una gara d’appalto e dovendo badare alla gestione della propria azienda, applicando le regole dei conti della buona massaia, trattano con i fornitori su una base economica.

In questo caso, trattandosi di un face to face tra un privato ed un altro privato, non c’è il problema delle mazzette, delle bustarelle e dunque, dalla sana trattativa, viene fuori un equilibrio fondato su un prezzo, scaturito dall’incontro, ricercato e trovato, tra la curva micro economica della domanda e quella dell’offerta.

Come mai invece lo stesso esame clinico viene pagato 5 da un laboratorio privato e 10 dall’ospedale di Caserta, dal Cardarelli di Napoli, dall’Ospedale del Mare, dall’Asl di Caserta eccetera? Avete letto bene: lo stesso esame. Se non è una truffa mastodontica questa, spiegateci allora cosa sia una truffa.

La nostra idea è sempre la stessa: quando il prezzo viene fuori da una procedura pubblica, il numerino finale è sempre elevatissimo proprio perchè, dentro a quel prezzo, ci sono molti costi non dichiarati, a partire dalle mazzette che, nella maniera tradizionale o con nuove modalità, continuano a girare alla grandissima nella pubblica amministrazione della Campania.

Sempre tra le voci di quelli che potremmo definire “costi inconfessabili”, ci sono quelli relativi alle assunzioni di autentiche zucche vuote che per l’azienda vincitrice dell’appalto, sono e saranno sempre dei pesi morti, dei fattori improduttivi, delle zavorre ma che devono entrare negli organici in quanto raccomandati da quel dirigente, da quell’impiegato fondamentali per la procedura di aggiudicazione dell’appalto in questione, ma soprattutto da questo o da quell’altro politico, i quali analfabeti sono, però quando si imbattono in un appalto a 7, 8 cifre, sanno bene come chiedere per ottenere.

Per cui, la Regione, almeno fino a qualche tempo fa, visto che oggi le strutture private non ricevono più il becco di un quattrino, da un lato, rimborsa, una risonanza magnetica, erogata, mettiamo per fare giusto un esempio dal Cetac o da Morrone, la cifra di 500 euro; dall’altro lato, sempre la Region, paga direttamente alla stessa azienda, alla stessa multinazionale, mille euro, cioè il doppio, per l’dentica risonanza magnetica realizzata in un ospedale o in qualsiasi altra struttura pubblica.

Il guaio di questa terra è che cose del genere, rappresentative del fulcro e della carne viva dei problemi legati al quadro economico della sanità campana e legati ai problemi enormi che ogni giorno si ripercuotono sulla povera gente, non vengono affrontate con il rigore, la determinazione che sarebbero necessari.

Noi siamo un piccolo giornale. Eppure cerchiamo di far qualcosa.  Altre testate più grandi, con decine e decine di giornalisti a disposizione, si tengono ben lontane da questi argomenti, rappresentandosi, dunque, almeno ai nostri occhi, come ingranaggi convinti di un sistema illegale che ipoteca il futuro della nostra terra, consegnandolo ad almeno altri 100 anni di devastante arretratezza.