LE FOTO. CASERTA Altro che festa della Liberazione… neanche per il 25 aprile il Comune ha provveduto a ripulire il Monumento ai Caduti

29 Aprile 2022 - 13:01

Il monumento è stato fatto trovare nelle condizioni pietose solite in cui versa da anni. Nemmeno la solennità del momento ha smosso niente e nessuno ad intervenire

 

CASERTA (pm) Torniamo oggi alla cerimonia casertana del 25 aprile, anniversario della liberazione d’Italia. Per non passare per i guastafeste che non siamo e per la deferenza nutrita verso la ricorrenza, facciamo solo ora, a qualche giorno di distanza dalla sua celebrazione, alcune osservazioni a cui crediamo di essere tenuti per un elementare dovere di cittadinanza. E ciò anche riguardo ad alcune cronache cittadine che abbiamo letto e che ci sono apparse piuttosto indulgenti rispetto alla realtà delle cose. Iniziamo dalla partecipazione della società civile. Se consideriamo che Caserta città conta circa 73mila abitanti e la provincia oltre 901mila, in pratica ad assistere alla tradizionale cerimonia tenuta al monumento ai caduti del capoluogo non c’era quasi nessuno.

In buona sostanza, qui, la festa forse più importante della nostra Repubblica, anche quest’anno, non ha richiamato che poche decine di persone. C’erano le scuole, i giovani, a cui trasmettere i valori e lo spirito che motivarono la lotta di affrancamento dalla dittatura e che restano alla base della convivenza civile di oggi ? Boh !

Questo dato, così allarmante, non preoccupa né interroga nessuno? Non c’è qualcosa che non va? Preferiamo, con tale disinteresse, che la nostra gioventù si perda, senza alcuna guida, nelle facezie e nelle banalità, in parte proprie dell’età, ma in ispecie indotte da un modello sociale edonistico e che inclina al disimpegno?

Passiamo ad un secondo punto. La rievocazione, come sempre, si è tenuta presso lo storico arco di trionfo di piazza IV Novembre eretto nel 1936, dove erano schierati reparti in armi, labari e gonfaloni. Ossia l’apparato ufficiale.

Il prefetto, affiancato dal generale comandante della divisione Acqui di Capua, dal sindaco e dal presidente della provincia, ha deposto una corona di alloro in memoria dei caduti in guerra.

E qui non ci si crederà, ma il monumento è stato fatto trovare nelle condizioni pietose solite in cui versa da anni. Nemmeno la solennità del momento ha smosso niente e nessuno ad intervenire, a dare una sistemata, nel rispetto, non diciamo dei presenti, ma di quanti persero la vita per la libertà del paese.

Nelle foto che pubblichiamo, si notano le tante piante parassitarie che infestano i marmi. Non pretendiamo, per un minimo di decoro, che fosse data una pulita alle pareti annerite dall’inquinamento e dagli agenti microbiologici, ma almeno togliere quegli sterpi non ci sarebbe voluto niente, a pensarci per tempo e ad arrivarci con un minimo di comprendonio. Ma proprio qui è il fatto.

Cosa si può sperare da una cultura cittadina che porta i suoi amministratori a concepire l’inconcepibile. Ossia a costruire, al di sotto del suo monumento cittadino, il quale dovrebbe costituire l’altare sacro della religione civile di ogni comunità, un ordinario parcheggio per automobili, che per giunta ha fatto la fine che ha fatto. Una abnormità, accettata a suo tempo a Caserta senza colpo ferire, con sulla scena politica gli stessi personaggi e la stessa moralità pubblica di oggi. Cosa da far rivoltare nella tomba i caduti e disperare i congiunti, come si ben comprende se si ha un minimo di senso della pietà.

Ma rappresentando da anni e costantemente le giunte comunali – in vario grado, ma questa ultima le supera forse tutte, per come viene predata la città – leghe di interessi e di affari e non già altro, figurarsi che ci si preoccupi minimamente del monumento ai combattenti. Il quale, è bene ricordarlo, appartiene al demanio del comune e nulla ha a che vedere con le forze militari, che è da credere mastichino amaro per quello che vedono e sono costrette a tollerare. Le quali, nel corso della cerimonia, all’alza bandiera issavano fortunatamente un proprio tricolore, integro e brillante nelle sue tinte, al posto dello straccio indegno che gli uffici municipali mantengono da sempre al pennone, per riprenderselo in quanto proprio al termine della cerimonia.

Lasciamo queste riflessioni al giudizio del lettore, a cui pure siamo tenuti a confessare che su queste cose abbiamo il nervo scoperto. Perché, o per sentimenti naturali o per aver fatto il servizio di leva, le manifestazioni dell’amor di Patria, l’inno di Mameli, la bandiera nazionale ancora e sempre ci emozionano. Quel servizio di leva che, a dispetto degli irenisti per furore ideologico, ha affratellato tanta parte dell’Italia. Nella camera di allora, i propri vicini di branda furono un medico di Portici, un meccanico di Napoli ed un ingegnere di Torino, con i quali nacque, nelle asprezze del servizio militare, un legame sincero. Nell’Italia di oggi, viene da chiedersi, in quale circostanza può nascere una vicinanza tale di provenienze, di condizioni sociali, di mestieri. Forse divaghiamo. Ma non quando rivendichiamo che chi regge la città rispetti il monumento ai caduti e non si permetta di tenerlo in condizioni indegne.

ALCUNE FOTO CHE ATTESTANO IL COLPEVOLE DEGRADO IN CUI È TENUTO IL MONUMENTO AI CADUTI DI CASERTA. In particolare, le immagini del tricolore issato dai bersaglieri alla cerimonia dell’alza bandiera e quelle del drappo stinto e consunto del comune.

Un’immagine  storica del monumento, che venne inaugurato nel 1936