I 34 ARRESTI. Clan dei Casalesi e grandi appalti. I fratelli Nicola e Vincenzo Schiavone, un gagà e un casalese ruspante. Questo scrivevamo ad aprile 2019, quando l’indagine era già “nostra”

3 Maggio 2022 - 12:05

Più di tre anni fa comprendemmo subito che queste due persone, entrambe processate in Spartacus, non erano degli “Schiavone qualsiasi”. Gli avvocati che erano in quell’aula ricordano il primo come un damerino con vestiti di altissima sartoria, mentre Vincenzo…

 

Da CASERTACE.NET DEL 6 APRILE 2019

CASAL DI PRINCIPE (gianluigi guarino) – Nicola e Vincenzo Schiavone: la semplice declinazione di questo cognome rischia di anestetizzare anche la biologica attitudine del giornalista di razza di andare a fondo nelle cose, di approfondire, di capire.

Questi due saranno i soliti parenti, componenti della diffusa ramificazione di questi Schiavone, che sono per numero, di più di quanto non siano i Rossi a Milano o gli Esposito a Napoli. E allora ti adagi e pensi che quelle due persone indagate a Roma, ma, attenzione, con il concorso investigativo dei carabinieri del comando provinciale di Caserta, siano degli affini, dei consanguinei. Gente partita da Casale e inseritasi con abilità negli ingranaggi dei grandi affari, grazie ai sistemi che premiano in questo nostro Paese come in nessun altro, la capacità di trattare il business, i rapporti in base solo a delle ragioni pratiche, il più delle volte illegali. Grandi accordi resi al riparo di un’ufficialità ipocrita e conformista, grandi affari che si trattano in quella che quando Umberto Bossi era una persona in linea di massima per bene, definiva, agli inizi degli anni ’90, “Roma ladrona”.

E invece c’è di più. Perché i fratelli Nicola e Vincenzo Schiavone hanno delle implicazioni, con la storia della famiglia di Francesco Schiavone Sandokan, addirittura, forse, più importanti di un semplice vincolo di parentela, che poi stando agli accertamenti, da noi compiuti nelle ultime 48 ore, non ci sarebbe neppure.

Nicola e Vincenzo Schiavone: come, Bud Spencer e Terence Hill, come nel loro memorabile film “Lo chiamavano Trinità”, non erano solo compagni di ventura e di avventura, ma recitavano la parte dei fratelli naturali. Nicola Schiavone è Terence Hill, Vincenzo Bud Spencer. Tutti e due sono stati imputati nel processo Spartacus. Il primo assolto, il secondo, oggetto di una pena lieve. Chi ha un ricordo limpido, soprattutto tra gli avvocati, di quelle mattinate in aula bunker, rievoca la figura di Nicola Schiavone in maniera ancora nitida, proprio perché anomala, originalissima. Un vero e proprio gagà, un damerino. Non il solito Casalese con 15mila euro di vestiti addosso, dequalificati e deprezzati, però, dalla improbabilità di un phisique du role inesistente. Lui, Nicola Schiavone, quei vestiti di alta sartoria li portava davvero come un vero lord. Vincenzo, invece, aveva sviluppato la sua personalità e la sua esteriorità nel pieno rispetto del canone: parole sbrigative, accetto rigorosamente autoctono e tono spavaldo. Alla fine di quel processo, i due lasciarono Casal di Principe e si stabilirono definitivamente a Roma. Si narra che Nicola Schiavone, il quale oggi addirittura parlerebbe con la esse dolce in una dizione totalmente ripulita e marcata da una ostentazione aristocratica,  sia tornato un numero di volte tale da non riempire nemmeno le dita di entrambe le mani. Per il più ruspante Vincenzo, per il quale il richiamo della foresta ha inciso di più, sarà stata la nostalgia, i legami,il retaggio, le radici. Ma forse non solo. E qui cominciamo a capire qualcosa di ciò che è successo nella capitale in questi ultimi giorni.

Trasferiamoci un attimo con la mente, integrata da una memoria fotografica per chi quella strada l’ha vista materialmente, nella celeberrima quanto famigerata via Bologna di Casal di Principe. Se un boss è stato boss e capo dei boss, è chiaro che ogni associazione di idee a questa strada ti conduce ineluttabilmente ad un solo nome, ad una sola famiglia, quella di Francesco Schiavone Sandokan e di sua moglie Giuseppina Nappa. Ma a via Bologna abita anche Nicoletta Coppola, moglie di Walter Schiavone. Dalle prime notizie, un po’ raffazzonate per la cattiva conoscenza, da parte dei giornalisti di lì sulle strutture familiari degli Schiavone, non si era capito bene quale abitazione avessero perquisito i carabinieri di Caserta. In un primo tempo si era parlato di quella della nuora di Giuseppina Nappa cioè della moglie di suo figlio Walter. C’era sembrato strano, disomogeneo, asimmetrico rispetto a quelle strutture parentali e ai loro connotati relazionali. E infatti, abbiamo capito presto che la casa perquisita non è stata quella della nuora, ma proprio quella di Nicoletta Coppola, che a questo punto dovrebbe essere anche ufficialmente indagata, residente in via Bologna e moglie di Walter Schiavone, quello della villa clonata da Scarface, fratello di Francesco Schiavone Sandokan, e per qualche anno reggette del clan dei Casalesi, all’indomani dell’arresto del germano fondatore.

Se a questa notizia si collega l’altra sussurrata a denti stretti, ma pur emersa nei notiziari delle agenzie, che questa indagine sia stata innescata dalle dichiarazioni, o meglio anche dalle dichiarazioni di Giuseppina Nappa, cioè dalla cognata di Nicoletta Coppola, allora il cerchio comincia a quadrare. Perché le due, storicamente, si stanno letteralmente sullo stomaco. Insomma, si schifano. Si narra ancora di quando Giuseppina Nappa, aderendo al programma di protezione, collegato al pentimento del figlio Nicola Schiavone, ha abbandonato la storica dimora di via Bologna e abbia lanciato un anatema ben ascoltato da chi in quella strada abita, proprio contro la cognata.

Ma cosa c’entrano Bud Spencer e Terence Hill, pardon Vincenzo e Nicola Schiavone, beneficiari di diversi appalti di Rfi cioè il braccio operativo di gestione della rete, di Trenitalia, ex Ferrovie dello Stato, con tutto ciò, con la narrazione da sempre rosa-nero delle vicende di casa Nappa-Schiavone? C’entrano eccome. L’imprenditore Nicola Schiavone, cioè il damerino, il gagà è stato padrino di battesimo di un altro Nicola Schiavone, cioè del figlio di Giuseppina Nappa. Al tempo i rapporti, erano evidentemente, eccellenti. Il gagà si conquistò questo “onore” non casualmente, perché ci sembra strano che Sandokan e la moglie, nell’epoca d’oro del dominio criminale, prendessero uno a caso per strada per fargli battezzare il figlio maggiore, il successore designato.

Da allora, però, le dinamiche della vita hanno fatto deviare questa inerzia. Nicola e Vincenzo Schiavone si sono mostrati molto più vicini alle sorti materiali della famiglia di Walter rispetto a quanto non lo siano stati nei confronti della famiglia di Giuseppina Nappa. Vincenzo Schiavone, cioè Bud Spencer, quando è tornato a Casale si sarebbe sempre mosso per sostenere e aiutare materialmente, e presumibilmente con i soldi guadagnati con gli appalti dell’azienda di Stato Rfi, Immacolata Coppola. Una predilezione per Walter e per le sue sorti familiari, che non sarebbe piaciuta alla matriarca la quale, con Immacolata Coppola non si è mai presa, non è mai riuscita ad instaurare rapporti neppure accettabili.

Attenzione non è che la Coppola se ne sia stata con le mani in mano, visto che a quanto pare si è tolta qualche sassolino dalla scarpa con la cognata soprattutto ai tempi in cui questa ha tentato, fraudolentemente, truccando le carte, di ottenere come aveva, tra l’altro ottenuto, una cattedra d’insegnamento in una scuola di Roma.

Non abbiamo raccontato la storia in tutti i particolari. Sicuramente qualcosa ci è sfuggito semplicemente perché non ne siamo ancora venuti a conoscenza. Cercheremo nei prossimi giorni, di riempire questi vuoti con altre narrazioni di cui conosciamo la struttura, ma che hanno ancora bisogno di necessari riscontri.