GUARDA IL VIDEO CASERTA. Crolla l’ennesimo albero, stavolta in via Ruggiero. E se ci scapperà il morto non sarà questione di iettatura

16 Giugno 2022 - 17:18

 

 

 

 

 

 

 

Il fatto si è verificato verso le 14.30. Come già abbiamo fatto in passato e pur sapendo che a chi di dovere, “da qui vi entra e da qui vi esce” avvertiamo la necessità di mettere in campo argomenti e considerazioni che appartengono al tessuto connettivo di questo giornale, che pur predicando nel deserto, continua a prodigarsi a questo punto soprattutto per stare a posto con la propria coscienza

 

CASERTA(g.g.)  Fortunatamente per questa città, noi siamo l’antitesi di un menagramo. Forse perché sprechiamo tante energie per  condire altrettanti nostri articoli di passioni, indignazioni, sicuramente di emozioni. E siccome il menagramo è, in quanto tale, uno calmo, che spesso ha bisogno di concentrarsi e dunque di tenere ben protette le sue energie, questa cosa non é proprio per noi.

Dunque, quando ci occupiamo di un problema, riguardante la città di Caserta, manifestando un allarme dietro l’altro, cercando di attirare l’attenzione sulle potenzialità nefaste di certi fenomeni, queste, di solito, non si verificano a stretto giro di tempo.

Però, com’è noto c’è l’esoterico, l’irrazionale, la superstizione, nel cui ambito va rubricata l’attitudine dello iettatore. Ma c’è anche la scienza, la scienza delle cose reali. La statistica, ad esempio,  è  proprio l’antitesi dell’esoterismo iettatorio, trattandosi di una disciplina, originata, come tante altre dalla matematica, che è scienza, assolutamente scienza che più scienza non si può.

Quando per anni abbiamo scritto, raccontando di  una rissa dietro l’altra, di manifestazioni violente e abusive che connotavano la movida di Caserta, abbiamo sempre chiuso i nostri articoli con l’immancabile locuzione “fino a che non ci scappa il morto”. Se fossimo stati iettatori, sarebbe passato magari un mese, due mesi, forse un anno e il morto ci sarebbe scappato. Ovviamente, noi l’avremmo considerata una evoluzione logica di una emergenza incubata da tempo ma altri l’avrebbero buttata sull’irrazionale, sull’esoterico, tacciandoci di poteri distruttivi. E invece, non è passato un mese, neppure sei, neppure un anno, neppure due e neppure tre. Ma al quinto anno di racconti, dentro ai quali narravamo puntualmente ogni domenica mattina, la rissa di turno, i coltelli, le bottiglie rotte e brandite come pericolose armi da taglio, senza che un solo vigile urbano si facesse vedere neppure per sbaglio nel centro cittadino, il morto c’è scappato. Ma cinque anni sono cinque anni e soprattutto la vita del povero ragazzo di San Marco Evangelista, Gennaro Leone, é stata tranciata da una coltellata dopo che noi avevamo scritto almeno cento, centocinquanta articoli sull’ormai peculiare format criminale della movida selvaggia e incontrollata del capoluogo. Per cui, si trattava di una cosa che non poteva appartenere all’irrazionale dello iettatore, ma alla legge dei grandi numeri, cioè ad uno dei fondamenti della statistica metodologica, per effetto della quale, diversi anni fa, alla fine il famoso numero 34, a capa , che in quel periodo diventò impropriamente a capa tost, uscì sulla ruota di Napoli dopo aver stabilito un ritardo record , precisamente, 164 settimane di ritardo, più di tre anni ed un mese. La legge dei grandi numeri conteneva, dunque,  in se l’episodio luttuoso di via Giovan Battista Vico, perché, per la statistica esiste l’incidenza del calcolo delle probabilità, il quale  fa si che per ogni evento che si va a ripetere nel tempo, non si parta, in funzione della sua realizzazione mai da zero a zero, cioè dalle stesse probabilità “della volta scorsa”. Cinque anni di risse, di coltellate, di ferimenti, di fuggi fuggi, di danneggiamenti non potevano dunque, non produrre un omicidio.

E questo per ciò che riguarda la movida. Con un impegno sicuramente minore rispetto a quello che abbiamo profuso nell’occuparci dei disastri dell’intrattenimento serale e notturno della città, ma comunque visibile, non ci siamo certo tirati indietro di fronte a episodi pericolosi, provocati dal modo vergognoso, oseremmo dire, criminale, con cui da qualche anno a questa parte viene gestita, pardon, non gestita la manutenzione del verde pubblico di Caserta. Non si tratta solo di una questione estetica, ma é anche, anzi è diventata soprattutto una questione di ordine pubblico, di incolumità dei cittadini.

Se gironzolate un poco nel nostro archivio, ne troverete molti di articoli dedicati al crollo di alberi  pesantissimo spesso addirittura secolari. Solo in pochissimi casi, questo è avvenuto per il concorso dell’inclemenza metereologica, a causa del vento forte, con o senza pioggia battente. In almeno il 70% dei casi, invece, gli alberi sono crollati, apparentemente senza un perché. All’improvviso, durante una giornata fredda, fresca o calda come quella odierna, ma comunque priva di fenomeni in grado di mettere in pericolo la stabilità di piante e di alberi correttamente manutenuti. Per cui, non c’è dubbio che episodi come quello verificatosi un’ oretta e  mezza fa in via Ruggiero, dunque in una zona fortemente antropizzata, con tante persone, tante famiglie che ci vivono, con tante auto che vi passano, dipendano esclusivamente dall’incuria, dall’inerzia, dall’ insensibilità, di una classe dirigente, pardon digerente,  a cui ovviamente non interessano un tubo fatti come questi, dato che non  riguardano il loro tornaconto personale, bensì  le prerogative, i diritti dei cittadini, che pagano le tasse più alte d’Italia, e che quindi non possono affidare la propria ciorta alle variabili casuali e alla legge dei grandi numeri, in modo da non trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato. Però, anche in questo caso, non essendo  noi. fortunatamente dei menagrami,  un episodio che  si aggiunge all’altro in una lunga catena che non crea però, al di là di piccoli disagi, danni fisici alle persone. Ma il mondo vegetale, quello delle piante e dei fiori,  al pari del genere umano, non sfugge alle leggi dettate dalla scienza. Per cui, un albero oggi, un albero domani, sarà ancora una volta la statistica, la legge dei grandi numeri a  compiere il suo  sporco lavoro così come ha fatto, completandolo nel momento esatto in cui ha mandato al cimitero, un ragazzo di 19 anni.

Già immaginiamo quel giorno: il sindaco di Caserta Carlo Marino, uno al quale, non dei casertani, ma dell’intero, genere umano, del prossimo suo, non gli é mai fregato un cazzo, a esternare, con punto sensi di scoramento e ” di  profondo cordoglio”, prima di infilarsi nella immancabile riunione di un comitato, con voto ad horas, dal Prefetto  per decidere una sorta di lista delle  necessità, una serie di cose  che serviranno solo a buttare un po’ di fumo negli occhi delle persone umiliate, salvo scomparire totalmente dalla scena ad acque calmate così com’è successo per la movida dato che prima della morte di Gennaro Leone non c’era un vigile, durante la morte di Gennaro Leone neppure, nei minuti successivi alla morte di Gennaro Leone uno o due, tre mesi dopo la morte di Gennaro Leone  di nuovo zero vigili, con un ritorno  ad una condizione di (s)governo di una città che vive, basta vedere il disastro del traffico di questi giorni, come una vera e propria giungla del disdoro e del disonore civile. Oggi,  si sono ricostituite tutte le condizioni , affinché, a Caserta  di venerdì sera e venerdì notte, di sabato sera e sabato notte e, in estate anche di domenica sera e domenica notte, qualcuno si faccia male sul serio.

#Amen