AVERSA. Maurizio Capoluongo comandava la camorra in via Seggio. L’intercettazione fra l’autista di monaciello e l’imprenditore della vineria

27 Giugno 2022 - 11:11

Si tratta di uno stralcio della ormai nota ordinanza, che abbiamo scelto estrapolandolo dalla parte relativa ai rapporti tra l’imprenditore di Casal di Principe trapiantato a Roma e a Napoli e il killer ex bardelliniano, divenuto a sua volta imprenditore e che Nicola Schiavone senior seguì passo passo, occupandosi personalmente delle salatissime parcelle dell’avvocato Esposito Fariello

 

AVERSA – Questo Vincenzo Bove non si limitava certo a svolgere la sua professione di autista di Nicola Schiavone senior in maniera silenziosa e misurata.

Come abbiamo scritto ieri (CLIKKA E LEGGI) Bove è stato presentato all’imprenditore di Casal di Principe, trapiantato a Napoli e a Roma, da una persona, il signor Carlo Romano, che la Dda considera legato al clan della famiglia Anastasio di Sant’Anastasia,  un tempo alleato al boss Carmine Alfieri, capo in condominio con Antonio Bardellino del cartello dei cosiddetti “vecchi clan”, di quella che Raffaele Cutolo chiamava la vecchia camorra, coalizzatasi per frenarne la scalata adottando il nome di Nuova Famiglia, in una guerra che negli anni 80 ha mietuto centinaia e centinaia di morti.

Come si suol dire, Vincenzo Bove interagiva. Non è che Nicola Schiavone senior gli permettesse di partecipare alle trattative, agli incontri con i grandi manager di stato, però lui era al corrente e, soprattutto era capace di comprendere, e anche molto bene, ciò che gli capitava intorno.

Forte, poi, di questo suo rapporto, assumeva anche qualche impegno con imprenditori nostrani. Nell’ordinanza, ad esempio, viene pubblicata una sua conversazione in auto con un tal Giorgio Pepe di Aversa. La giornata è quella del 30 giugno 2018 e Giorgio Pepe è in procinto di aprire una vineria all’angolo tra via Seggio e via Porta Carrese San Girolamo.

Bove si informa sulle necessità, sulle difficoltà e poi offre la propria disponibilità a fronteggiare i problemi. Si riferisce naturalmente a problemi con la criminalità, di richieste estorsive. Non lo dice esplicitamente nel momento in cui fa notare al suo interlocutore che di lì a poco uscirà dal carcere “la persona che comanda là“, è evidente che il contenuto della disponibilità espressa riguarda proprio l’aspetto delle relazioni con la camorra e con le pretese estorsive della stessa.

Ma chi era colui che di lì a poco sarebbe uscito dal carcere in cui era detenuto? Il nome lo fa direttamente Vincenzo Bove: “Maurizio Capoluongo“, il già killer o presunto killer di Antonio Bardellino, divenuto, “per grazia ricevuta” di Francesco Schiavone Sandokan, un imprenditore a tempo pieno (CLIKKA E LEGGI) e che effettivamente era al centro, in quel periodo, delle attenzioni, delle premure di Nicola Schiavone senior detto o monaciello, il quale contattava come abbiamo scritto ieri sera (CLIKKA E LEGGI) direttamente il super avvocato napoletano Esposito Fariello, considerato, chissà perchè poi, un risolutore, un mattatore di ogni processo e di ogni fase a questo collegato.

Contattava, o arruolava per la difesa di Maurizio Capoluongo, così come aveva fatto in passato a favore del suo figlioccio Nicola Schiavone junior e di sua madre Giuseppina Nappa, e soprattutto lo pagava profumatamente, perchè, evidentemente, riteneva che Maurizio Capoluongo, come persona, come amico, come soggetto di connessione abbia i suoi interessi, meritasse questa sua materiale disponibilità.

Il Giorgio Pepe di cui abbiamo scritto, aveva costituito la PE.CA. srl con sede ad Aversa, il 26 giugno 2018  e poi iscritta alla Camera di Commercio di Caserta il primo luglio successivo, pochi giorni dopo. Una vita breve, però, quella di PE.CA srl se è vero com’è vero che al momento degli accertamenti di polizia giudiziaria, avvenuti presumibilmente negli anni 2019 o 2020, era inattiva, così come risulta dai documenti formali attinti in sede di indagine.

Inattiva non vuol dire liquidata. Bisognerebbe approfondire per capire se quella intenzione di aprire la vineria di via Seggio fu poi trasformata in atto concreto o se invece l’idea, per qualche motivo, abortì.

Il dettaglio delle conversazioni e delle valutazioni da parte del giudice sulle stesse, lo potete consultare nello stralcio dell’ordinanza che pubblichiamo qui sotto.

 

QUI SOTTO LO STRALCIO DELL’ORDINANZA