MEGA-TRUFFA CON I SOLDI DEL SUPERBONUS 110%. I NOMI dei 30 CASERTANI coinvolti e una nostra riflessione dovuta
11 Luglio 2022 - 08:20
CASERTA (gianluigi guarino) – I casi di cronaca e i fatti verificatisi in tutta Italia ma, purtroppo, soprattutto al sud, fanno capire per quale motivo il governo Draghi è stato costretto ad abolire la misura che prevedeva il finanziamento per le ristrutturazioni edilizie attraverso vari canali di intervento. Per intenderci, con quello strumento legislativo che tutti abbiamo imparato a conoscere come Superbonus 110%.
Sono queste le grandi sconfitte dell’Italia. Quando succede una cosa del genere, il governo, che oltre che a tentare di governare, per l’appunto, si esprime anche attraverso una sensibilità politica manifestata dai partiti che lo sostengono come maggioranza parlamentare, puntualmente inquinata, condizionata dallo stato, tipico di un Paese come il nostro in perenne campagna elettorale. ed è per questo motivo che l’esecutivo non fa seguire a revoche clamorose come questa, una dettagliata illustrazione delle motivazioni.
Sì, indubbiamente dei dati sulle truffe sono usciti, sono stati resi pubblici, ne hanno parlato anche i media, ma ci fosse stato un politico o anche un giornalista di quelli che vanno per la maggiore nei salotti televisivi, il quale avesse detto che, allo stato delle cose, oggi l’Italia è uno dei Paesi più arretrati del mondo perché ha dentro di sé uno dei cattivi carismi, costitutivi dell’arretratezza e di ogni ritardo sociale, economico, civile, cioè una corruzione
Un fenomeno che si avverte come reato di fatto depenalizzato da una presa d’atto, da un assorbimento fattuale e ormai inveterato. Assorbito come una sorta di modus vivendi materiale, reale, effettivo, che rende l’ordinamento, il sistema delle leggi e delle altre fonti del diritto ad esse sottese, un vestito formale buono, solo per coprire le tante vergogne dell’italico corpaccione.
E più leggiamo notizie riguardo al superbonus e più ci convinciamo di questa nostra tesi. Riflettete un attimo sull’operazione compiuta dalla guardia di finanza dalla compagnia di Frattamaggiore, città dell’area metropolitana di Napoli, ma al confine, marciapiede marciapiede, con le casertane Orta di Atella, Sant’Arpino e Succivo.
I 143 indagati, tanti dovrebbero essere anche se, sul numero preciso, sussiste qualche dubbio, rappresenta infatti, a conferma della nostra premessa, una sorta di caleidoscopio della nazione, del sud e, strato dopo strato, di certe specificità della nostra Campania e di una sua sezione territoriale in particolare, rappresentata dalle province di Napoli e di Caserta.
In questo caleidoscopio, tutti insieme appassionatamente ci sono i camorristi o i simpatizzanti diretti della camorra, nel caso dell’inchiesta delle fiamme gialle a cui ci stiamo riferendo al clan dei Casalesi, ma la maggior parte delle persone indagate sono normali cittadini, con la fedina penale assolutamente intonsa, aspiranti destinatari o già destinatari del finanziamento dello Stato, e poi diversi tecnici, ingegneri, architetti, geometri e commercialisti.
Questo format, cioè quello che emerge dalle indagini della guardia di finanza di Frattamaggiore, tutto è, eccetto che un unicum. A noi di CasertaCE, infatti, è capitato decine e decine di volte di scrivere di autentici consorzi del malaffare, comprendenti pregiudicati, delinquenti conclamati, i professionisti, i tecnici, qualche politico (troppo raramente coinvolti dalle indagini, in verità), diversi componenti delle burocrazie dei comuni e degli enti locali, etichettando questi ultimi coinvolgimenti che noi avremmo riassunto con l’espressione “quelli con le mani in pasta” e che invece vengono ritualmente, ormai stucchevolmente narrati con quella roba lì, con quella definizione lì…ah, sì, ci siamo ricordati, li chiamano colletti bianchi, anzi colletti bianchi della “zona grigia”.
Ma oltre a queste categorie di mestieranti del crimine e/o del paracrimine, abbiamo letto decine, centinaia ma anche migliaia di nomi sconosciuti, semianonimi, di cosiddetti cittadini normali o normali cittadini. Gente che la mattina va a lavorare, che ha un reddito familiare di 2.500/3.000, massimo 3.500 euro al mese e che dunque, pur senza avere una precisa attitudine criminale, si è fatta coinvolgere, agganciare dai mediatori, cioè da coloro che, in combutta con la camorra, avevano bisogno di tanti, ma proprio di tanti cittadini “normali”, in carne ed ossa, pronti a prestarsi, allo scopo di fottersi truffaldinamente i soldi dello Stato.
Insomma, gli scandali del superbonus, il coinvolgimento dell’ormai classica trimurti camorra-colletti bianchi-normali cittadini è solo una prosecuzione, è solo un ulteriore capitolo, forse più pubblicato dalle ribalte mediatiche nazionali, di una schema che declina la malattia sociale quale fatto di mentalità e che dunque diviene anche difficile da colpire, da combattere con le sole armi della coercizione.
Se, infatti, questi comportamenti diventano more solito, avvolgendo prima e poi ridefinendo le coordinate del cosiddetto senso comune, non c’è magistratura che tenga, visto che ogni operazione, come quella della Finanza di Frattamaggiore, rappresenterà sempre la proverbiale goccia asportata da un oceano di merda.
Lo schema, così come abbiamo sommariamente già scritto nei giorni scorsi, era il seguente: attraverso l’istituto del Superbonus 110%, costituito dal decreto Rilancio del 2020, centinaia di soggetti erano riusciti a vantare crediti con lo Stato per il valore di 772 milioni di euro, giusto per dire, che noi i tempi della liretta li abbiamo vissuta, quasi 1.500 miliardi di vecchie lire, che fino all’inizio degli anni Ottanta era una cifra che, se non inglobava una legge Finanziaria, si configurava sicuramente come quella utilizzata per un assettamento, per una correzione dei conti, così come questi erano stati previsti in Finanziaria che, immancabilmente, si verificava tra giugno e settembre, assumendo il famigerato nomignolo di manovrina.
I crediti sequestrati dalla finanza erano relativi a lavori di ammodernamento e miglioria delle case poi, in realtà, mai avvenuti. E perchè questo potesse essere realizzato (e figuriamoci, a proposito di goccia nell’oceano di merda, in quante storie come questa i consorzi del malaffare e dei “cittadini normali” l’hanno fatta franca e si sono “fottuti” i soldi che la nazione accumula grazie alle tasse pagate dalle persone) non sarebbe mai bastato solo il fiuto che può avere un camorrista appena intelligente, la vorace necessità di danaro di professionisti rampanti che trufferebbero anche la loro madre per vivere con un tenore, con una linea di bilancio spavaldamente altissima, magari corredata dagli stimoli artificiali che solo quella che una volta chiamavano droga dei ricchi, cioè la cocaina, gli sa dare.
Ma tutto ciò non sarebbe bastato al raggiungimento della cifra ritenuta sufficiente per le esigenze dei camorristi e dei colletti bianchi, senza il gregariato fornito da numero significativamente alto di persone firmassero le pratiche per ottenere i finanziamenti per le loro case e che, probabilmente, hanno ricevuto una remunerazione per questa loro disponibilità.
E allora leggiamoli un po’ rapidamente i soggetti casertani in questa storia:
Vincenzo Gliottone, 56enne di Calvi Risorta, Gennaro Martusciello 35 anni di Caserta, Vincenzo Puoti, 27 anni di Caserta, Domenico Piccolo, 34 anni di Aversa, Pietro Iodice, 48 anni di Aversa, Francesco Iorio, 28 anni di Aversa, Raffaele Pagano, 56 anni di Casal di Principe, Raffaele Cantiello, 34 anni di Aversa, Elena Pancaro, 53 anni di Capua, Antonio Di Puorto, 40 anni di Casal di Principe, Francesco Marra, 45 anni di Santa Maria Capua Vetere, Davide Grasso, 51 anni di Santa Maria La Fossa, Raffaele Arrichiello, 49 anni di Casal di Principe, Giuseppe Cefaliello, due anni di Aversa, Luigi Tessitore, 47 anni di Santa Maria Capua Vetere, Franco Bianco 49 anni di Santa Maria Capua Vetere, Antonio Cardillo, 37 anni di Santa Maria Capua Vetere, Salvatore Conte 55 anni di San Cipriano D’Aversa, Roberto Gagliardi 47 anni di Santa Maria Capua Vetere, Gennaro Chianese, 36 anni di Aversa, Francesco Argiolas, 27 anni di Aversa, Salvatore Diana, 44 anni di Aversa, Tommaso Fichele 39 anni di Caserta, Ida Lillo, 48 anni di Caserta, Nicolina tessitore, 54 anni di Trentola Ducenta, Michele Pagano, 56 anni di Villa Literno, Salvatore Diana, 44 anni di Aversa, Mario Carrieri, 26 anni di Caserta, Pasquale Fabrizio, 51 anni di Villa Literno, Raffaele Tamburrino, 34 anni di Aversa, Vittorio Pagano, 38 anni di Santa Maria Capua Vetere.