L’INTERVENTO. Peppe Messina: “Stipendi a terra da 30 anni, l’Italia sta diventando un Paese di schiavi”
6 Dicembre 2022 - 17:44
CASERTA – Deglobalizzazione o rischoring. È una tendenza da parte di gruppi industriali a ritornare nel proprio Paese dove, si narra, il costo del lavoro era molto alto.
Dopo che l’OCSE ha rilevato che gli stipendi in Italia sono praticamente fermi a trent’anni fa e dove risulta che tra il 1990 e oggi nel nostro Paese l’aumento medio delle buste paga è stato di appena lo 0,3%: “29.694 euro contro i 29.588 del 1991” e negli ultimi vent’anni, siamo stati l’unico Paese europeo a veder diminuire i salari reali, lor signori stanno valutando di ritornare mentre molti sono già ritornati, perché gli schiavi non stanno in Romania, Bulgaria, Asia, o Africa ma qui, nel Bel Paese, l’Italia.
Vale la pena precisare che, in base all’indagine della Walter Free Fondation, in Italia vi sono almeno 129.600 schiavi piazzando il nostro Paese al terzo posto in Europa dopo Turchia e Polonia. Non è meraviglioso?
La settima potenza economica mondiale, basata sullo sfruttamento indecente dei lavoratori ammazzati a miglia l’anno in luoghi di lavoro pericolosi e senza sistemi di sicurezza veri e con centinaia di migliaia l’anno di incidenti con decine di migliaia di persone rovinate per tutta la vita e costrette a vivere con quattro soldi di pensione e, se fortunati, con un RDC che adesso la destra toglierà pure.
“Non disturbare chi vuole fare” dice la presidente Giorgia Meloni.
Si, non disturbare e tornate in Italia, la nuova San Salvador per i novelli Cristoforo Colombo.
I dati sulla schiavitù in Italia denunciati da Messina pochi giorni fa: