TUTTI I NOMI E LE FOTO. 2500 euro per “mettere a posto” stranieri senza permesso di soggiorno: ecco chi sono e cosa fanno i 6 INDAGATI
6 Marzo 2023 - 12:50
SANTA MARIA CAPUA VETERE – Sono originarie di Santa Maria Capua Vetere, Maddaloni, Casapulla e Giugliano le sei persone indagate dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere per aver favorito l’immigrazione clandestina, fornendo documenti contraffatti a extracomunitari che cercavano di stabilizzarsi in Italia.
Per ogni pratica, il gruppo chiedeva circa 2500 euro, da pagare in cambio dei documenti e del supporto alla pratica presso l’ufficio immigrazione della questura di Caserta e, più raramente, in quella di Napoli.
I sei indagati sono Massimo Letizia, 53 anni, imprenditore, originario di Santa Maria Capua Vetere, così come la moglie Assunta Iatommasi, 51 anni e il figlio Alfonso Letizia, di 29 anni, residente a Maddaloni.
Sotto indagine anche la praticante avvocato di San Nicola la Strada Maria Simonelli, 47 anni e il tipografo di Casapulla Pasquale Foniciello.
Ultima degli indagati nella lista, la 46enne Giovanna Gaiangos di Giugliano in Campania.
LE INDAGINI
Secondo le indagini dei poliziotti del commissariato di Santa Maria Capua Vetere, coordinate dal sostituto procuratore Mariangela Condello della Procura sammaritana, gli indagati avrebbero fatto parte di una associazione a delinquere finalizzata alla commissione dei delitti di falso materiale e ideologico, contraffazione nonché delitti in tema di immigrazione clandestina. In particolare si associavano per formare, contraffare e alterare dietro lauto compenso (pari a 2500
I falsi contratti di assunzione nell’azienda insistente
Con questo modus operandi favorivano la permanenza sul territorio degli extracomunitari (inconsapevoli) in violazione di norme sull’immigrazione e quelle relative alla protezione internazionale e umanitaria. Grazie alla creazione della consorteria criminale erano stati capaci di creare e commercializzare falsi documenti come foglio rosa, patenti di guida e i relativi certificati medici necessari per il conseguimento dei titoli. Altresì per rendere più credibile ‘l’inserimento regolare’ sul territorio nazionale degli immigrati a questi venivano rilasciati dagli indagati false dichiarazioni di ospitalità presso l’indirizzo di residenza o dimora degli indagati nonché falsi contratti di assunzione lavorativa presso l’azienda agricola di Letizia, poi risultata inesistente.