S.MARIA C.V. Ecco chi è Vincenzo Santone. Il 38enne che ha sparato a ripetizione nella Iacp. Il bar “Le Bistrot 2.0”, le piccole attività criminali, i Bellaggiò, i Fava e…

1 Aprile 2023 - 13:40

Al momento si trova piantonato in ospedale, dopo il raptus folle di pochi giorni fa. La pistola utilizzata è stata sequestrata. Nel novembre scorso la polizia municipale ha eseguito l’ordinanza di chiusura del suo locale, che ereditava un nome storico tra i bar sammaritani

SANTA MARIA CAPUA VETERE (g.g.) – Parlando con persone che conoscono bene gli equilibri familiari, storicamente connessi a tanti fatti di violenza, riguardanti quel perimetro complesso, costituito dall’area Iacp di Santa Maria Capua Vetere, quella rivolta in direzione di Capua, queste affermano che il 38enne Vincenzo Santone, l’uomo che l’altro giorno ha esploso diversi colpi di pistola dal balcone di casa, oltre a minacciare gli agenti di polizia intervenuti con una bombola del gas, non è un personaggio di rilievo, di uno che conta veramente anche nel mantenimento e nell’economia degli equilibri di cui sopra.

D’altronde, uno che dà letteralmente di matto, mettendosi a sparare senza un perché e minacciando di far esplodere una bombola di gas, non ha certo le stimmate dell’aspirante ras, della persona che, magari, può assumere un ruolo importante nello storico mercato degli stupefacenti che, pur avendo subito colpi di straordinaria efficacia, da parte della magistratura inquirente della Dda, soprattutto grazie alle indagini realizzate dal pubblico ministero Luigi

Landolfi, riesce ancora ad oggi ad esprimere una cifra, una valenza, per il semplice che fino a quando ci saranno persone che chiedono di consumare droga, ci saranno anche persone che la vendono.

Santone, che si trova piantonato in ospedale e in stato di arresto, qualche attività nel settore degli stupefacenti l’avrebbe svolta. Ma risulta essere vicino alla pletora dei micro spacciatori, di quella manovalanza che deve necessariamente lavorare al servizio di un sistema gerarchico di pusher sempre più importanti, sempre più pensanti, fino ad arrivare ai vertici di queste organizzazioni, cioè a quelli che si recano materialmente presso i grandi mercati all’ingrosso per l’approvvigionamento, tipo Secondigliano, tipo Parco Verde a Caivano.

Guardando, però, alcune note di archivio, rileviamo con una certa curiosità, che cercheremo di soddisfare nelle prossime ore o nei prossimi giorni, che Vincenzo Santone è stato il titolare, probabilmente il proprietario, del bar Le Bistrot 2.0.

Erede di un marchio storico della somministrazione a Santa Maria Capua Vetere: Le Bistrot (senza 2.0) di proprietà di una persona che nulla ha a che vedere con Santone, è stato un locale molto noto, con sede nei pressi di via Consiglio di Europa, nell’area “nuova” C1 Nord.

Un bar che ha rivaleggiato con altri ugualmente importanti, tipo il Bar Cappiello, il bar Seven Up o la gelateria La Paletta d’Oro, nel contendersi un mercato di avventori che funziona piuttosto bene durante le ore ordinarie delle giornate, ma soprattutto di sera e nei fine settimana, meglio ancora nei fine settimana dalla primavera in su.

Ma la questione del nome e dell’uso del marchio Le Bistrot è legata più che altro alla necessità di capire bene quale sia il rilievo di questo personaggio che, in pratica, con la sua sventagliata di proiettili dell’altro giorno, ha rotto una lunga tregua all’interno del rione Iacp, teatro in passato di tanti momenti di violenza, anche di conflitti a fuoco tra i gruppi rivali dei Del Gaudio-Bellaggiò, poi coniugati Pimpinella e il gruppo dei Fava, che si erano alleati a quel Sebastiano Caterino detto L’Evraiuolo, storico bardelliniano, di cui i Bellaggiò soffrivano la presenza inquietante all’interno degli Iacp e che fu ammazzato insieme a suo nipote, Umberto De Falco, il 31 ottobre 2003 da un commando attivato dagli stati maggiori del clan dei Casalesi, Francesco Cicciariello Schiavone in primis. Quel delitto, organizzato in grande stile, con l’utilizzo di una quindicina di persone, tra esecutori materiali, vedette, specchiettisti, eccetera, segnò lo stop dell’ascesa del gruppo dei Fava e il ripristino di un’autorità dei Bellagiò, storicamente legati al clan dei Casalesi. E fu soprattutto Vincenzo Schiavone, detto O’ Petillo, attivissimo a Santa Maria in quel tempo, a creare le condizioni materiali ed emotive che indussero i boss a decretare l’omicidio di Caterino a cui, non a caso, O’Petillo partecipò direttamente all’interno del gruppo di fuoco.

Parlare ancora del bar Le Bistrot 2.0 è, per il resto, ininfluente, dato che il destino di questo locale pare segnato. Infatti, già dallo scorso 18 novembre Santone ha ricevuto l’ordinanza di chiusura di tutte le attività commerciali svolte sul territorio comunale, tra cui anche il bar Bistrot 2.0.