Niente nuovo biodigestore a GRICIGNANO. Il Tar respinge il ricorso di Ambyenta-Progest dei Capece

27 Giugno 2023 - 13:33

Avevano impugnato il diniego opposto dalla Regione, in quanto all’istanza di autorizzazione, in qunto l’Asi non aveva mai assegnato il terreno. E a proposito di Asi, leggete lo spassoso contenuto della sua costituzione in giudizio che inaugura un’altra lettura testuale, da vocabolario, della parola regolamento, che diventa una roba per la quale l’ente presieduto da Raffaela Pignetti può fare quello che gli pare

GRICIGNANO D’AVERSA – Il primo round giudiziario relativo al progetto per la costruzione di un nuovo biodigestore nell’area Asi di Gricignano d’Aversa è stato vinto dalla Regione Campania e perso dalla società ricorrente Ambyenta Campania, società la cui quota parte è detenuta dalla Progest, l’impresa della famiglia Capece nota non solo per gli interessi e per le attività esercitate nel settore dei rifiuti ma anche per gli investimenti compiuti nel settore della ristorazione.

con una nota catene di pizzerie nelle province di Caserta e Napoli.

I fratelli Capece sono, tra le altre cose, titolari di un impianto di raccolta, stoccaggio e riciclaggio di rifiuti speciali sempre nella zona industriale di Gricignano.

Col ricorso al Tar sui cui contenuti, magari ci soffermeremo tra oggi e domani, Ambyenta e quindi Progest avevano impugnato il parere negativo dato dalla Regione, che aveva legato il proprio diniego alla mancata assegnazione dei suoi da parte dell’Asi.

Il ricorso è stato respinto e vedremo poi nel dettaglio il perché. Singolare, come sempre capita a fronte della montagna di soldi che la governance dell’Asi spende per gli incarichi legali, il concetto base utilizzato dal Consorzio Pubblico Intercomunale di gestione delle aree di sviluppo industriale, all’interno della sua costituzione o memoria difensiva che dir si voglia.

“Il Consorzio ASI ha depositato memoria difensiva paventando l’inammissibilità del ricorso per mancata impugnativa del Regolamento per l’insediamento e il monitoraggio degli impianti produttivi esistenti nella zona di sviluppo industriale della provincia di Caserta. Al riguardo, ha sostenuto che il citato Regolamento attribuiva un chiaro potere discrezionale in materia di destinazione dei suoli rispetto alle iniziative produttive sottoposte al vaglio del Consorzio Asi, sicché il ricorso in esame, contestando la legittimità del provvedimento finale assunto dalla Regione a seguito delle determinazioni consortili, non avrebbe potuto prescindere dall’impugnativa del detto atto.”

C’è sempre una prima volta, anche per noi che di contenuti di atti giudiziari – sia relativi al fronte penale che a quello amministrativo – ne abbiamo letti a iosa.

È la prima volta che un regolamento, un atto che per sua definizione viene emanato per limitare il potere – non a caso le violazioni regolamentari vengono dette anche “violazione di autolimite” – viene utilizzato al contrario.

Un’impostazione buffamente rovesciata dagli avvocati che l’Asi paga profumatamente, i quali, in una sorte di evidente contraddizione in termini, trasformano un regolamento in un de-regolamento, una regolamentazione in una de-regulation, asserendo, di fatto, che il regolamento dell’Asi permette a questo ente di fare quello che gli pare.

Insomma, una vera e propria tensione verso una giurisprudenza creativa.