Fidanzati uccisi dalle esalazioni, l’Iran si oppone al rientro della salma della ragazza: “E’ una peccatrice”

20 Marzo 2024 - 11:00

Appelli perché i genitori possano riavere la salma indietro

CASERTA – E’ un dramma nel dramma quello che stanno vivendo i familiari di Vida Shahvalad, la studentessa universitaria 21enne di origini iraniane, residente a Caserta, nella zona est del capoluogo, tra Tredici e Centurano, morta, insieme al fidanzato, Vincenzo Nocerino, a causa delle esalazioni da monossido di carbonio.

La tragedia è avvenuta in un condominio del quartiere Secondigliano, alla periferia nord di Napoli, in via Fosso del Lupo, zona densamente abitata dove la famiglia Nocerino e Vincenzo sono da sempre conosciuti e stimati.

Come emerso dalla trasmissione radiofonica “La Radiazza” con lo speaker Gianni Simioli ed il deputato Francesco Emilio Borrelli i familiari della giovane studentessa non riescono a riavere la salma per i funerali. 

A denunciare i fatti è Alfredo Nocerino, il papà di Vincenzo che ha fatto la tragica scoperta dei corpi.

La sua famiglia la vorrebbe in patria per i funerali, ma la situazione è molto complicata. “La Repubblica islamica e la polizia morale di Teheran hanno un’altra idea del ruolo della donna nella società – spiegano Borrelli e Simioli – Vida è stata descritta per ciò che non era, infangandone la memoria. Chiediamo di fermare, che sembrano solo frutto di gossip per niente utile a ricostruire la dinamica dei fatti. In Iran sono già stati tanti i problemi per la famiglia di Vida che vorrebbe solo dedicarsi ai funerali della figlia”.

Anche Ahmad Bahramzadeh, 28enne iraniano studente a Pisa ed amico di Vida, lancia un appello: “Salviamo l’onore di Vida e ridiamo dignità alla sua figura”.

Il caso in Iran è venuto alla luce in seguito ad un servizio andato in onda su  Iran International in cui si riferisce della morte della studentessa ma si aggiunge che il suo corpo e quello del fidanzato al ritrovamento erano “seminudi”.

I media della Repubblica islamica considerano la studentessa una “peccatrice” motivo per il quale il paese si oppone al rientro in patria della salma.