CASAGIOVE. IL RETROSCENA. Michela Perrotta voleva fare il pieno di poltrone e deleghe. Ecco perché è stata espulsa dal suo gruppo che chiede l’azzeramento della giunta

22 Marzo 2024 - 17:25

La fisioterapista, che in fascia giallorossa non manca nessuna processione, non si è presentata all’incontro con il sindaco organizzato dal suo gruppo. E poi ha scritto una lettera con un’agenda totalmente diversa dal suo gruppo. E in consiglio si profila un nove vs. otto

CASAGIOVE (g.g.) – Facciamo un po’ di ordine sugli ultimi eventi politici relativamente ad una città che, purtroppo, a nostro malgrado e solo per una carenza di risorse non riusciamo a seguire con puntualità.

Ciò non vuol dire che, per esperienza, per conoscenza di fatti o di uomini, noi non siamo in grado di operare, se e quando serve, di ricostituire le verità delle versioni e di ciò che viene messo nero su bianco, firmato dai players locali della politica.

Casagiove vive un momento complicato. Il sindaco Giuseppe Vozza si è in pratica auto-attribuito l’intero merito della vittoria alle elezioni comunali del 2020, sotto le insegne della lista Casagiove Coraggiosa.

In realtà, se andiamo a spulciare i verbali dello spoglio, ci accorgiamo che di voti secchi, dati solo e solamente al sindaco Vozza, non ce ne sono stati poi tanti, comunque in misura esponenzialmente inferiore a quelli attribuiti ai candidati al consiglio comunale e automaticamente trasmessi al candidato sindaco.

Che Vozza abbia voluto interpretare sin dal primo momento la parte di uomo solo al comando è dimostrato dal modo con cui ha costituito la sua giunta, con tre assessori esterni e nominando alla carica di vicesindaco Carlo

Comes, anche lui esterno. Un’operazione che, come questo giornale ha scritto più volte quando anche quando è stata realizzata in altri comuni, rappresenta uno dei buchi peggiori della legge 81 del 25 marzo 1993, cioè quella che ha riformato l’intera struttura del processo elettorale delle consultazioni comunali e provinciali, promuovendo l’elezione diretta dei sindaci, ai quali è stato addirittura dato il potere di nominare un vicesindaco esterno, ovvero non eletto, che si potrebbe trovare, in caso di impossibilità del sindaco a svolgere la sua funzione, a essere lui il sindaco regnante senza aver ricevuto neanche un voto dal popolo sovrano.

Conosciamo Giuseppe Vozza, lo conosciamo dal 2000, da quando (ugualmente) indossava la fascia tricolore. Che dobbiamo dire? Le stesse cose che abbiamo scritto 100 volte? Rappresenta – al di là della persona che non ci permettiamo di discutere e, in quanto tale, va rispettata a prescidnere – di un tipico prototipo di un’esposizione di un marchio di sinistra dietro al quale si nascondono prassi e modalità di gestione che non hanno nulla da invidiare alla DC di una volta o al peggior centrodestra di oggi.

Dalle ultimi elezioni sono trascorsi tre anni e mezzo e a Casagiove si è visto un cortocircuito della democrazia, poiché molti componenti della maggioranza non hanno potuto esercitare la rappresentanza attiva. O perché non sono proprio entrati, o perché non gli è stata data la possibilità di farsi rappresentare da un esterno, oppure perché hanno ricevuto deleghe dal bassissimo valore specifico.

Questo è un problema della democrazia, della democrazia della rappresentanza.

Nel momento in cui Vozza riduce e mortifica il ruolo di chi ha contribuito in maniera decisiva, nonostante quello che vuole far apparire, alla sua elezione, diventa un fattore agente di un vero attentato alle regole auree della democrazia.

Prendete questa storia del gruppo Un’altra Casagiove, costituito in un primo tempo da Michela Perrotta, divenuta presidente del consiglio comunale, da Pietro Menditto, da Tommaso De Angelis e da Gennaro Caiazza.

Step by step, ricostruiamo i capitoli della vicenda. Caiazza entra in giunta con la delega alla Cultura e alla Protezione Civile, cioè praticamente nulla, assessore al nulla. Michela Perrotta diventa presidente del consiglio e ciò, sin da allora, la configura come una quinta colonna di Vozza all’interno del gruppo Un’altra Casagiove.

Lei il potere l’ha avuto. Fisioterapista dell’ASL, si è fatta addirittura cucire una fascia con i colori giallorossi di Casagiove che indossa in ogni evento istituzionale o pubblico, a partire dalla processione del santo patrono, San Vincenzo De’ Paoli.

Va da sé che, quando Menditto, De Angelis e Caiazza, pongono un problema politico, quello della rappresentanza dei voti ricevuti dalla popolazione, è logico che la Perrotta si sfili. Questa linea di difesa della democrazia, della difesa del voto del 2020 necessitava di qualche rinuncia personale.

Si era detto: la presidente del consiglio si dimette e resta consigliere semplice, l’assessore Caiazza si dimette resta consigliere semplice e noi quattro insieme, per difendere un principio che dovrebbe essere difeso anche dai consiglieri comunali di fede vozziana e che del gruppo non fanno parte, chiediamo formalmente al sindaco di azzerare la giunta, di ricostruirla nel rispetto del voto popolare espresso dai casagiovesi tre anni e mezzo fa, presentando un breve programma di fine consiliatura.

A questo punto il gioco della Perrotta diventa scoperto. Nel giorno in cui Menditto, Caiazza e De Angelis chiedono e ottengono dal sindaco un incontro nei minuti immediatamente precedenti alla seduta del consiglio comunale, lei non si presenta, ma compie un errore, perché mette nero su bianco in un documento (di cui siamo entrati in possesso) una sorta di ultimatum, di aut-auto rivolto agli appartenenti ad un gruppo che, tutto sommato, era nato già durante la campagna elettorale, visto che Michela Perrotta, Tommaso De Angelis, Gennaro Caiazza e Pietro Menditto avevano proceduto insieme scambiandosi le preferenze e dando l’idea di voler distinguere la propria impronta, la propria visione politica in modo da confrontarla dialetticamente con quella del sindaco, allo scopo di trovare una sintesi che avrebbe costruito, edificato solide basi per garantire la durata quinquennale della consiliatura.

Il problema di Michela Perrotta, rispetto alla quale, poi, se sarà necessario, pubblicheremo per intero la nota in cui affermava che, al contrario della questione politica dell’azzeramento e fermo restando che lei non era disponibile a lasciare la carica ricoperta, al sindaco andasse chiesta solo un’altra poltrona di assessore al gruppo, con le deleghe ai Servizi Sociali, al Suap, alla Polizia Municipale e al Personale.

Di qui la decisione, presa all’unanimità da Menditto, De Angelis e Caiazza, di espellere la Perrotta dal gruppo Un’altra Casagiove.

Ma questo evento non ha fermato i tre che, in un incontro con il sindaco, hanno ribadito a Vozza la loro richiesta, motivata dai motivi politici di cui abbiamo fatto cenno, di azzeramento della giunta.

Ci sarebbe anche un termine temporale entro il quale il sindaco dovrà dare una risposta.

Dopo l’ultimatum, Caiazza, Menditto e De Angelis passerebbero all’opposizione, che raggiungerebbe il numero di otto consiglieri, a fronte dei nove in appoggio al sindaco, con lui stesso presente e votante sempre, con il rischio, altrimenti, di andare sotto.

Ma azzeramento di giunta non ci sarà, perché Vozza non toglierà mai dal suo posto Comes.

Ci sarà invece un’elargizione di mollichine di potere, in modo che il gruppo dei 9 possa durare e non indebolirsi, visto che in caso contrario ci sarebbe il rischio di caduta del sindaco, della giunta e del consiglio comunale.