Imprenditori collusi con il clan, la Dda chiede la condanna per i due fratelli Antonio e Nicola Diana
9 Aprile 2024 - 16:30
Requisitoria del sostituto procuratore Vanorio.
CASAL DI PRINCIPE. Alle battute finali il processo a carico dei fratelli Antonio e Nicola Diana, imputati per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa. Stamattina, davanti alla terza sezione del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, presieduta da Luciana Crisci, la requisitoria del sostituto procuratore della Dda di Napoli, Fabrizio Vanorio che ha chiesto 7 anni e 6 mesi di reclusione per i due germani, accusati di rientrare nel “cerchio magico” di Michele Zagaria.
I due, ha ricordato il sostituto procuratore, si nascondevano dietro il finto impegno antimafia (denunciarono anche presunti attentati ai loro danni), ma grazie alla loro agenzia finanziaria aiutavano il clan a riciclare il denaro sporco. Per Vanorio i due Diana erano “espressione imprenditoriale” del capoclan dei Casalesi. Nel corso delle udienze dibattimentali nei loro confronti sono giunte le accuse di più di un collaboratore di giustizia: Francesco Zagaria, alias Ciccio e’ Brezza, Attilio Pellegrino, Massimiliano Caterino. Questo nonostante la difesa degli imputati abbia fatto testimoniare alcuni loro dipendenti che hanno riferito alla corte delle minacce subite dai due imprenditori.