Dissesto finanziario al Comune. La decisione della Corte dei conti per Cappello, Costarella, Iannitti & c.
2 Maggio 2024 - 16:08
Per i giudici “non si ravvisa una responsabilità gravemente colposa”.
PIEDIMONTE MATESE. Assolti, con formula piena, i 3 amministratori comunali ed i due revisori dei conti accusati di aver provocato il dissesto finanziario al Comune di Piedimonte Matese.
Per l’ex sindaco Vincenzo Cappello, l’ex assessore al Bilancio Attilio Costarella e l’ex presidente del consiglio, Benedetto Iannitti, i giudici della Corte dei conti scrivono: “Non si ravvisa una responsabilità gravemente colposa in capo ai convenuti. Occorre evidenziare che non può attribuirsi una responsabilità per il Costarella per l’assenza della qualità soggettiva di assessore al Bilancio, sulla base della quale la Procura ha fondato la prospettazione accusatoria. Quanto alla posizione di Iannitti, si evidenzia che il presidente del consiglio comunale, ai sensi del 39 del TUEL, non ha poteri di gestione, ma unicamente di direzione dei lavori del Consiglio e informativi, che risultano essere stati esercitati dal convenuto”.
Coinvolti anche Antonio Cerbo e Luciano Blosi, reevisori dei conti. “In particolare, risulta che il Cerbo abbia proposto azioni tese a riequilibrare la gestione, evidenziando le conseguenze dirette della reiterata situazione di squilibrio. Risulta che nel corso del 2015, il Revisore assumeva un ruolo attivo finchè l’amministrazione adottasse adeguate misure correttive necessarie a superare le criticità evidenziate. Lo stesso vale per Blosi, che ha richiamato nella sua memoria le osservazioni contenute nella relazione al rendiconto 2013 nonché le relazioni inviate alla Sezione di controllo del 17.6.2014 e del 22.1.2015. Va rigettata la richiesta di applicazione di sanzioni pecuniarie – conclude il giudici e a margine delle circa 70 pagine del provvedimento – ed interdittive nei confronti degli odierni resistenti quanto meno per difetto del requisito soggettivo della colpa grave nella condotta serbata nelle annualità in contestazione”.
Ai 5 la Procura contestava che, pur essendo a conoscenza della situazione precaria e di grave crisi finanziaria del Comune, non avevano posto in essere alcuna azione necessaria a contrastare, ridurre o eliminare il deficit del Comune ed anzi avevano contribuito con le loro condotte ancor più a causare il dissesto dell’ente comunale.