La camorra degli anziani e dei brizzolati. Violenti, usurai ecco come volevano togliere alla loro vittima un negozio aperto a Venezia

9 Luglio 2024 - 20:31

Nella ricostruzione di base del capo d’imputazione provvisorio in cui risaltano le figure del presunto strozzino Sebastiano Iannone e di Raffaele Della Volpe, colui che incendia due auto non accorgendosi che sono di proprietà delle inquiline di Giuseppe Di Rosa, si riesce anche a capire a cosa servissero i 45mila euro prestati chiedendone la restituzione di ben 100mila. Il ruolo di Elio Roma e del padre di una delle due vittime

CASAL DI PRINCIPE – Una rapida sintesi della trama di questo breve film di camorra che vede protagonisti alcuni attori piuttosto attempati. Perché, diciamocela tutta, il celeberrimo Elio Roma, coinvolto in tante storie legate al clan dei casalesi ha la stessa età di Claudio Baglioni e un anno in meno di Renato Zero. Ma mentre i due artisti, ovviamente di mantengono, come si suol dire molto bene, i 73 anni di Elio Roma si vedono, eccome. Tra gli arrestati di stamattina ci sono anche il 64enne di San Marcellino residente ad Aversa,

Raffaele Della Volpe, il 63enne Francesco Saverio Pirozzi di Trentola ma residente a Frignano. Per cui degli autentici virgulti appaiono gli altri due indagati, l’appena 55enne Luciano Esposito di Trentola Ducenta, e, a questo punto in quasi minorenne Sebastiano Iannone di anni 52 che poi è il personaggio centrale di questa vicenda perché è lui che presta, rigorosamente a strozzo, 45mila euro agli imprenditori Giuseppe Di Rosa e Giuseppe Manno i quali la devono investire in quel di Venezia, con la promessa solenne di restituire, al momento in cui avrebbero capitalizzato questa loro iniziativa imprenditoriale, la somma di 100mila euro in pratica più del 100% del prestito.

Evidentemente le cose, però non vanno per il verso giusto nel capoluogo del Veneto e i soldi non vengono restituiti. A Sebastiano Iannone viene un’idea a Di Rosa propone: “siccome non riesci a darmi i soldi cedimi gratuitamente il tuo negozio a Venezia”. La situazione però va per le lunghe e allora occorre mettere in campo i sistemi camorristi. De Volpe insieme a Luciano Esposito e Francesco Saverio Pirozzi riesce ad attirare Giuseppe Di Rosa presso l’abitazione di Sebastiano Iannone per un appuntamento. “Tu sai chi sono io”. Ed è inutile raccontare il resto dell’appuntamento perché è chiaro l’obiettivo di comunicare a Di Rosa che Della Volpe si sente in grado di attuare sistemi di persuasione tipici del clan dei casalesi. La vittima resiste ancora e una sera Della Volpe, in maniera non ludicissima, va sotto l’abitazione di Di Rosa e da fuoco a due auto. Ma sbaglia clamorosamente bersaglio perché quei veicoli non sono di Di Rosa bensì di due sue inquiline. Alla fine queste azioni violente riescono a convincere Di Rosa a cominciare a mollare la presa. Ed è Nazaro Manno, papà di Giuseppe Manno a consegnare i 5mila euro a Saverio Francesco Pirozzi affinchè questi, verosimilmente, li consegni a Sebastiano Iannone. Ciò avviene, secondo l’accusa anche grazie alla mediazione tra vittime e camorristi, realizzata da Elio Roma.

Risultato: un’imputazione, per il momento provvisoria, per i 5 arrestati di estorsione aggravata dal fatto che l’atto violento sia stato compiuto da soggetti appartenenti ad associazioni mafiose. Il tutto ulteriormente aggravato dall’ex articolo 7 oggi 416bis comma, cioè vantaggi erogati ad un’organizzazione criminale. Il tutto ovviamente in concorso tra i cinque indagati.