Truffa sulle BADANTI. ARRESTATI il fratello. e la sorella di un noto editore e politici di CASERTA

1 Settembre 2024 - 18:55

Manette aai polsi per il 49enne e la 57enne. Con loro, in cella la presunta complice 45enne

CASERTA (g. g.) – Secondo la Procura della Repubblica di Bologna , erano a capo di una struttura criminale di piccole dimensioni, ma molto efficiente, anche grazie al rapporto associativo con una complice insieme alla quale fornivano badanti ad un numero ingente di richiedenti, concentrati nella vasta ‘area territoriale emiliana, tra le province di Bologna Reggio Emilia Ferrara, Parma e, in qualche caso, anche con sconfinamenti toscani in quel di Firenze e dintorni.

Fratello e sorella casertani, riuscivano, sempre,secondo la prospettazione accusatoria del sostituto procuratore di Bologna, Stefano

D’Ambruoso, , ad arruolare e a sfruttare persone che, per vigenti necessità materiali, erano disposte a lavorare a qualsiasi condizioni e con modalità del tutto improvvisate. Vera carne da macello, principalmente di genere femminile, proveniente in larghissima parte, da Paesi stranieri, senza alcuna formazione professionale specifica per svolgere la professione di badante. .

Fabio e Giuseppa De Falco, rispettivamente 49 e 57 anni entrambi di Caserta, fratelli del più noto Antonio De Falco, editore di un sito internet casertano,, nonché esponente socialista, candidato alle ultime elezioni comunali del capoluogo in una delle liste a sostegno di Carlo Marino, e, da qualche tempo, passato nell’area del consigliere regionale di Mondragone Giovanni Zannini, sono stati arrestati tradotti nel carcere del capoluogo dell’Emilia Romagna, dai carabinieri della Compagnia di Bologna centro.

A dimostrazione della loro intenzione, peraltro in parte già concretizzata, di costruire un sistema organizzato, destinato a durare e ad ingrandirsi, c’è la formulazione del capo d’accusa provvisorio: associazione a delinquere finalizzata a compiere i reati di truffa e di caporalato .

L’associazione a delinquere si concretizza come accusa proprio per la presenza di una terza persona, una donna di origine marocchina, la quale si occupava esclusivamente del reclutamento di queste badanti attraverso inserzioni pubblicate su giornali e siti internet.

Da queste attività, i due fratelli De Falco e la loro presunta complice traevano cospicui profitti illeciti., quantificati, per un solo anno, nella cifra di 420mila euro. Al riguardo, gli stessi carabinieri della compagnia di Bologna, sempre coordinati dal pm D’Ambruoso , hanno provveduto a sequestrare la cifra di 100mila euro da un conto corrente intestato a Fabio o a Giuseppa De Falco, che avevano messo in piedi una associazione dal nome “Cop assistenza” e che agivano, secondo i pm felsinei, con spregiudicatezza.

Ed è proprio questa valutazione uno degli elementi costitutivi della decisione della procura di chiedere l’arresto e di quella, dirimente, decisiva, del giudice per le indagini preliminari di firmarlo.

I De Falco, tra le altre cose entrambi gravati di precedenti di polizia proprio per i reati di truffa e caporalato,, avrebbero potuto, dunque, ,se lasciati liberi o se anche sottoposti a restrizioni parziali della libertà personale, reiterare il loro comportamento, qualificato nel modo appena descritto nella nostra sintesi delle prospettazioni.accusatorie. Ipotesi di reato, evidentemente, solide e comunque considerate tali dal giudice per le indagini preliminari del tribunale bolognese, Maria Cristina Sarli che ha disposto l’arresto in carcere di Fabio e Giuseppa De Falco.

Unità al loro stesso destino la quarantacinquenne di origine marocchina, in pratica la vera e propria “caporale” dell’organizzazione. Per provare a dare una parvenza di regolarità alla loro attività, i fratelli De Falco facevano firmare alle famiglie che si rivolgevano a loro, uno pseudo contratto, scelto in pacchetti diversificati per tipologia di assistenza e per durata e, conseguentemente, per costi. Una volta portata a casa la sicurezza della volontà di un congiunto di un anziano o di un disabile di avvalersi di una badante, entrava in campo la 45enne di origine marocchina.

Questa, nel giro di pochissimo tempo, segno di un sistema ben oliato e organizzato anche da lei, attraverso uno stabile e forse già datato utilizzo delle inserzioni, reclutava le badanti, le quali erano sfruttate, costrette a lavorare 24 ore su 24 in spregio alla contratto nazionale di lavoro della categoria. Quando la persona assistita o i suoi congiunti dichiaravano di essere insoddisfatti dell’assistenza, la badante abbandonava il posto, ma il più delle volte non veniva,sostituita, con l’associazione dei fratelli De Falco che spariva letteralmente dai radar delle persone, delle famiglie che da loro avevano acquisito i servigi (si fa per dire) delle badanti.

E anche nei pochissimi casi in cui ci si dichiarava soddisfatti dell’opera della badante, chi ha testimoniato davanti ai carabinieri e ai pm ha parlato sempre e comunque di un rapporto non regolato dalla presenza di un contratto registrato e trasparente.

Nell’inchiesta della procura della Repubblica di Bologna sono stati circoscritti 18 casi ben precisi attorno ai quali è dentro i quali è stata formulata la richiesta di applicazione di misura cautelare in carcere dei fratelli De Falco poi accettata, come detto e firmata dalla gip del tribunale di Bologna Maria Cristina Sarli.