Arrestata per aver nascosto droga nel giochino della nipote. “Era farina, non cocaina”: MAXI RISARCIMENTO
24 Novembre 2024 - 12:38
MADDALONI (t.p.) – La Corte di Appello di Napoli ha emesso una sentenza di ingiusta detenzione nei confronti di L.C. di Maddaloni.
Secondo la ricostruzione la donna nel febbraio 2020, si recava presso il carcere di Secondigliano, dove era detenuto il marito. Nell’occasione, la stessa era accompagnata dalla nipotina che, provenendo dalla Svizzera, voleva fare visita al nonno, cui era particolarmente affezionata, ed aveva portato con sé un palloncino antistress.
La donna, mentre attendeva di essere chiamata per poter fare ingresso in carcere, spostava il cappotto della nipotina per appoggiarlo su di una sedia.
Tale mossa insospettiva gli agenti della Polizia Penitenziaria che procedevano alla perquisizione personale e degli indumenti che indossavano la donna stessa e la bambina. Gli operanti rinvenivano il palloncino utilizzato come antistress dalla ragazzina e ne sottoponevano il contenuto al drug test.
Il macchinario evidenziava che la sostanza di colore bianco, del peso di 23,5 grammi, che era contenuta nel palloncino, presentava tracce di sostanze oppiacee.
Nel mese di aprile successivo, nei confronti della donna, il GIP presso il Tribunale di Napoli emetteva un’ordinanza di custodia cautelare perché indagata per il reato di spaccio di ingente quantitativo di stupefacente, con le aggravanti di essersi servita di una minorenne e di avere tentato di introdurre lo stupefacente in carcere. Nei termini previsti, la donna veniva sottoposta ad interrogatorio e nel corso del suo esame, ella ribadiva che la sostanza in sequestro era, in realtà, farina.
Solo dopo l’interrogatorio, e dopo insistenti richieste difensive per sottoporre la sostanza ad analisi tossicologica, il PM conferiva incarico alla Polizia Scientifica di Napoli, affinché accertasse la natura della sostanza in sequestro.
L’organo di polizia delegato a tale accertamento informava il PM che, a seguito degli esami di laboratorio, effettivamente, la sostanza in sequestro era, in realtà, della comunissima farina.
A fronte di ciò, a fine luglio 2020, dopo oltre quattro mesi di privazione della libertà, la donna veniva immediatamente rimessa in libertà ed il relativo fascicolo archiviato.
La L.C. proponeva istanza di riparazione per ingiusta detenzione e la Corte di Appello di Napoli, dopo avere esaminato gli atti a sostegno della relativa istanza, non solo ha riconosciuto il diritto della L. ad ottenere l’indennità a lei dovuta per avere ingiustamente patito una custodia cautelare che non avrebbe dovuto subire, ma, conseguentemente, le ha riconosciuto una cospicua somma a titolo di indennità per le sofferenze ingiustamente infertile.
A questa paradossale vicenda si è messa, pertanto, dopo oltre quattro anni, la parola fine. La donna, sia nel giudizio di merito, sia in quello dinanzi alla Corte di Appello di Napoli, è stata difensa dall’avvocato Mario Corsiero.