DIVISE INSANGUINATE. Accuse al Colonnello Cagnazzo. I pm puntano molto o quasi tutto sulle dichiarazioni di Ridosso e sui depistaggi. Una prima sintesi
3 Dicembre 2024 - 20:07
Cominciamo a snodare il filo del ragionamento dei magistrati dell’accusa poi, come vedremo in seguito, incroceranno le deposizioni e le parole intercettate in carcere del componente del clan camorristico di Scafati con quelle di Pierluca Cillo. Oggi un primo episodio di presunto depistaggio: la visita a un carabiniere in vacanza fatta con …
AVERSA (g.g.) Diventa opportuno a pochi giorni di distanza dal pronunciamento del tribunale del Riesame di Salerno, che ha respinto in toto, le richieste di scarcerazione a carico del Colonnello dei carabinieri Fabio Cagnazzo, che resta però ricoverato in un ospedale militare, del brigadiere, in pensione, Lazzaro Cioffi e dell’imprenditore Giuseppe Cipriano soffermarsi sulla sintesi operata dal gip del tribunale di Salerno nel momento in cui ha espresso le motivazioni per le quali ha ritenuto fondati i gravi indizi di colpevolezza a carico degli indagati. Una valutazione pienamente condivisa, dunque, dal tribunale del Riesame. Cominciamo con l’imputato largamente più noto, ossia dal colonnello Fabio Cagnazzo. Scrive il gip: “La posizione di Fabio Cagnazzo trova riscontro nell’interrogatorio a Romolo
“Il delitto – continua il gip citando il racconto fatto da Romolo Ridosso al suo compagno di cella – era stato organizzato dal colonnello Cagnazzo, nei minimi particolari dalla fase esecutiva sino alla successiva attività di depistaggio che si concretizzava fra l’altro nella informale audizione di un carabiniere in vacanza da Acciaroli presso il quale Cagnazzo si ricava in compagnia non di altri militari ma della persona che gli aveva procurato il deposito per lo stoccaggio dello stupefacente” Insomma la pubblica accusa, che ha segnato un punto a suo favore in sede di riesame punta moltissimo sulle dichiarazioni di Romolo Ridosso che come abbiamo scritto in un precedente articolo non ha dato, negli anni, grande prova di coerenza e di invariabilità nelle sue ricostruzioni. E’ chiaro però, altresì, che certi atteggiamenti di Cagnazzo come questo legato alla visita fatta al carabiniere in vacanza e fatta passare per un audizione informale alla presenza di una terza persona che secondo la DDA di Salerno avrebbe fornito a Cagnazzo il deposito di stoccaggio della droga inducono a una più che fondata diffidenza che si trasforma poi mano mano in certezza investigativa sul fatto che tutti quei movimenti, non pochi, attuati dall’ufficiale dei carabinieri si siano configurati come dei depistaggi. E siccome uno che depista, lo fa per non far scoprire i veri assassini… nei limiti del possibile cercheremo di sviluppare ulteriormente il filo del ragionamento contenuto nell’ordinanza fino ad arrivare a quella sintesi più netta che ha indotto il gip a firmare gli arresti e, in particolare quello dei due carabinieri.