‘STI MARIUOLI … 100mila euro di rimborsi dalla UnipolSai grazie a certificati sull’asse Marcianise-Cardarelli firmati da un medico che non era neppure in servizio, anzi in vacanza. TUTTI I NOMI
15 Dicembre 2024 - 12:50
Oggi siamo riusciti a trovare un’altra forma, differente da quelle già numerose messe in evidenza nel focus da noi dedicato alla richiesta di applicazione di misure cautelari di arresto in carcere per 52 persone, avanzata dal pm Gerardina Cozzolino. Una vera e propria catena di montaggio della corruzione e del falso che ha coinvolto ben 524 persone indagate
MARCIANISE (g.g.) Il sistema era talmente bacato, inquinato e collaudato che c’erano medici che addirittura rilasciavano certificati falsi senza essere in servizio e probabilmente con la compiacenza di altri colleghi. Questo è successo specificatamente in due occasioni che avrebbero permesso, nel 2018, secondo la Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere a due persone, Luisa Palumbo e Cristina Musollini, di cui non vi possiamo fornire i luoghi di residenza in quanto fanno parte dei 473 indagati, destinati comunque a rimanere a piede libero, al di la della decisione che il gip Daniela Vecchiarelli assumerà, a conclusione degli interrogatori di garanzia, per gli altri 54 indagati, per i quali il pm Gerardina Cozzolino ha chiesto l’emissione di provvedimenti cautelari (52 carcere e 2 non reclusivi). I certificati recavano la firma non apposta in presenza, del medico Luciano
Ciò accade perché il giorno 9 novembre 2018 la Palumbo e la Musollini si vedono firmare due certificati falsi da Salvemini a Marcianise. Nei giorni successivi, precisamente il 14 e il 23 novembre 2018 si recano al Cardarelli per quanto riguarda la Musollini, e il 21 novembre per la Palumbo per ritirare certificati falsi con la firma di Cremona, assente per malattia. L’assicurazione colpita da questo giro di reati è la UnipolSai di Bologna che rimborsa 17.300 euro alla Musollini e 15.800 euro alla Palumbo per un totale di 33mila e 100euro.
Nel capo 72 succede la stessa cosa, cambiano solo gli attori beneficiari. Infatti questa volta all’ospedale di Marcianise il medico Salvatore Salvemini riceve denaro in cambio di certificati falsi da Gianluigi e Riccardo Favorolo. Stesso discorso sui loro ruoli di residenza rispetto a quello già fatto per la Palumbo e Musollini in quanto non è possibile trovare al residenza visto che i loro nomi non sono compresi e non potevano essere compresi in un elenco presentato per ottenere misure cautelari per 54 persone dal pm. Anche in questo caso avviene un trasferimento a Napoli dei due Favarolo che ottengono addirittura ben 8 certificati, 4 per ciascuno, tutti a firma del medico Luciano Cremona mentre questi non si trovava in servizio. L’assicurazione danneggiata è sempre la Unipol di Bologna mentre le cifre sono di 12.800 euro per Gianluigi Favarolo e 10mila e 200 euro per Riccardo Favarolo, per un totale di 23mila euro che aggiunti ai 33mila e 600 euro di prima fanno 56mila 100 euro.
L’ospedale di Marcianise continua ad essere una sorta di catena di montaggio della truffa. Ciò emerge dal capo 80 nel quale c’è l’ormai rituale atto del medico Salvatore Salvemini che rilascia due certificati falsi a favore di altrettanti indagati a piede libero, Ivan Ambra e Monier Sepe. Certificati, questi, dichiarati poi conformi dall’infermiere Antonio Letizia, addetto all’archivio dell’ospedale, per il quale è stato richiesto l’arresto. Antonio Letizia dovrebbe essere il fratello di una donna nota alle cronache della politica marcianisana e provinciale per la breve, ma intensa parentesi, dedicata alla politica attiva qualche anno fa. Il nome non lo facciamo ancora perché, a casa di CasertaCe, il 100% è una cosa e il 99,99% è un’altra cosa. Ivan Ambra e Monier Sepe compiono il solito percorso e si recano al Cardarelli. Li ricevono 4 certificati a testa tutti, firmati (evidentemente il medico aveva lasciato la sua firma pronta all’uso in ogni momento) da Luciano Cremona che tra l’aprile e il maggio del 2018, hanno un vizio in una delle diverse date in cui i referti vengono stesi precisamente quella del 20 aprile quando Cremona non si trovava nemmeno in malattia, come nelle altre occasioni, bensì addirittura in ferie. Le cifre sono sempre le stesse e le scuce la UnipolSai di Bologna: 17mila euro a Sepe, 13, 500 ad Ambra. In questo caso con spese legali indicate precisamente, nella richiesta del pm, con la cifra di 3mila e 800 euro e con questi arriviamo a quasi 90 mila euro, cifra che probabilmente viene sfondata in queste tre occasioni, dato che nei capi d’imputazione provvisoria 71 e 72, a differenza di quello che accade nel numero 80, l’entità delle spese legali non è indicata. Ipotizzare dunque una cifra vicina ai 100mila euro non è azzardato