AVERSA. “Padel e… Tulipani”. Gli imprenditori che vogliono costruire campi a un passo dai sepolcri ora hanno la delibera e un Orlando De Cristofaro che si inventa la funzione sociale di questo sport super trendy

17 Dicembre 2024 - 12:56

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Parafrasiamo simpaticamente il famoso film di Silvio Soldini per cominciare a parlare di questa vicenda. A suo tempo le acquisirono dall’Istituto per il Sostentamento del Clero guidato da don Sossio. Qualche giorno fa la delibera che ri-sblocca i lavori frustrati a suo tempo da un’ordinanza di abbattimento firmata Raffaele Serpico. Ma noi abbiamo solo cominciato a occuparci di questo caso, su cui non ci sbilanciamo ancora.al di là del problema, a nostro avviso molto serio. che questi impianti sono dentro alla fascia di rispetto cimiteriale

AVERSA (G.G.) – Nel 2018, don Sossio e qualche cosa – non vogliamo certamente offendere il sacerdote, ma il cognome non lo conosciamo – chiude un contratto con la famiglia di costruttori Tulipano di Aversa. Sono terreni contrassegnati quali zone G nel Prg vigente in cui gli imprenditori decidono di costruire dei campi di calcetto e altre attinenze.
Siamo sempre al solito discorso sulle zone G e sulle sottozone di questa codifica. Nel caso specifico dovrebbe essere utilizzata per verde pubblico, ma la destinazione sportiva, accompagnata da qualche elemento a favore della socialità, rende accettabile la digressione, l’emendamento di quella che era la purissima destinazione d’uso.
Poi in Italia fa irruzione il padel e tutto cambia.
Si sa che in Italia quando arriva una moda questa più che un trend diventa un rinconglionimento collettivo.
C’è chi gioca a padel perché il tennis, suo genitore, è troppo difficile, c’è chi gioca a padel perché lo fanno tutti.
Quel

furbacchione di Angelo Binaghi capisce e fiuta l’affarone e ci si butta a capofitto in quanto i giocatori di padel diventano decine di migliaia.

Dunque aggiunge alla storica denominazione di Fit, ossia Federazione Italiana Tennis, una P. Lo ha fatto due o tre anni fa ed oggi è il presidente della Fitp, ossia Federazione Italiana Tennis e Padel.
Questa pratica non esplode più di tanto a livello professionistico o semiprofessionistico, ma è il tennis che va d’accordo con la pancetta della mezza età.
La pratica esplode al nord ma poi si dipana in tutta Italia anche grazie al grande input romano, visto che la capitale ha sempre rappresentato il centro nevralgico del tennis nazionale per motivi che adesso sarebbe inutile declinare più di tanto, diciamo solamente Foro italico, Adriano Panatta, Matteo Berrettini.
Aversa è un posto dove il padel attecchisce. La borghesia normanna, che si fa notare molto di più di quanto non accada in altri centri importanti di questa provincia, è, proprio per questo motivo molto trendy.
E allora nascono i campi di padel vicino all’isola ecologica, come sanno i nostri lettori che abbiamo intrattenuti a suo tempo con diversi articoli al proposito, ma si apprestano a nascere i campi di padel con vista cimitero.
Ma sul serio, perché don Sossio, ai tempi in cui era presidente dell’Istituto per il Sostentamento del Clero della Diocesi di Aversa, ente che gestisce qui come altrove il patrimonio materiale, potremmo dire quel brandello di potere temporale rimasto alla chiesa seppur limitatamente al diritto privato e civile, vende o fitta (cercheremo di stabilirlo con precisione) quei terreni ad imprenditori che costruiscono a pochi metri di distanza dai sepolcri.
Ora è vero che Foscolo ci ha introdotti a un concetto del tutto differente del cimitero così come concepito nei paesi anglosassoni, ma qui si esagera.

Quando i Tulipano provano a riconvertire, abbandonando l’idea dell’ormai desueto calcetto, in un campo di padel l’allora dirigente del Comune di Aversa Raffaele Serpico, già molto chiacchierato e timoroso per possibili coinvolgimenti in inchieste giudiziarie, così come puntualmente poi gli è capitato, blocca tutto e ordina l’abbattimento delle strutture già edificate, che nell’obiettivo dei costruttori avrebbero dovuto trasformarsi in una sorta di pallone geodetico, sotto i quali i campi di padel erano destinati a far giocare migliaia di aversani.

Non è un caso che l’assessore che più di ogni altro ha spinto per far ripartire l’idea del padel sia stato Orlando De Cristofaro. Non lo è perché questa operazione degli impianti sportivi a un passo dal cimitero risale al periodo in cui suo padre Enrico De Cristofaro era sindaco di Aversa. L’attuale assessore all’Urbanistica si è molto esposto in questi giorni per difendere la discutibilissima delibera con cui la giunta ha superato il diniego e lo sbarramento schierati a suo tempo dal dirigente Raffaele Serpico. Ha parlato addirittura di funzione sociale del padel e questo francamente sembra un discorso un po’ campato in aria.

Non tanto perché praticare il padel abbia costi eccessivi, ma semplicemente perché questo sport ha una relazione di natività con la mezza età. Ci sono anche giovani che impugnano le particolari racchette, ma sono molto pochi rispetto all’esercito delle pancette dure o morbide che del padel rappresentano la spina dorsale.

Diciamo che De Cristofaro ha un rapporto buono con la famiglia Tulipano come forse l’aveva suo padre. Sarebbe serio riconoscerlo senza rifugiarsi in avventurose funzioni sociali di uno sport nuovo che ha una postura culturale, un Dna che porta, come detto prima, altrove.

Bisogna ritornare seri nel momento in cui si segnala che questi impianti sorgono all’interno di quella che viene definita usualmente fascia di rispetto cimiteriale. Esiste dappertutto e i 200 metri circolari della città di Aversa rappresentano il minimo previsto dalla legge.

Nella delibera approvata dalla giunta manca, a quanto pare, la firma della dirigente dell’Ufficio Tecnico Comunale, con delega sia ai Lavori Pubblici che all’Urbanistica, Danila D’Angelo.

Fin qui ciò che si sa.

Ma il lavoro di Casertace inizia dove il lavoro degli altri si conclude. Si studia, noi siamo studiosi, sgobboni e secchioni.

Per cui prima ancora della delibera, che di solito rappresenta un documento puramente assertivo, bisogna lavorare sulle molte pagine degli allegati alla stessa. Ed è proprio quello che stiamo già facendo. Dopo, solo dopo, ci pronunceremo. Perché come si saranno sicuramente accorti i nostri lettori più attenti, questo è un articolo neutro e neutrale che esprime solo qualche perplessità sulla posizione degli impianti all’intern della fascia di rispetto cimiteriale, fissata necessariamente nel vecchio Prg in un raggio di 200 metri.

Staremo a vedere, anzi staremo…a leggere.