La Dda non si arrende e fa ricorso sulla “camorra tolta” a Nicola Ferraro. Al Riesame ricorso anche per chiedere l’arresto di Luigi Bosco
14 Settembre 2025 - 19:40

Si preannunciano giorni molto caldi anche perché tutti gli avvocati difensori dei 17 arrestati chiederanno a loro volta la scarcerazione o la liberazione dai domiciliari dei loro assistiti
CASERTA – Si prospetta un lavoro molto intenso per il Tribunale del Riesame di Napoli, a cui si rivolgeranno tutti gli avvocati dei 17 arrestati nell’ambito dell’indagine sui presunti casi di corruzione e turbativa d’asta collegati all’attività e a un presunto ritorno sulla scena di Nicola Ferraro, ex patron di Eco Campania, società di rifiuti considerata – con tanto di condanna passata in giudicato – un braccio operativo del clan dei Casalesi nel settore degli appalti pubblici per tutti gli anni ’90 e il primo decennio del 2000.
Ma al Tribunale del Riesame, questo ormai è certo, non si rivolgeranno solo gli avvocati che chiederanno la scarcerazione di Nicola Ferraro e la liberazione dagli arresti domiciliari di altri 15, tra cui il sindaco di Arienzo Giuseppe Guida, che non si è ancora dimesso proprio in attesa dell’esito del giudizio di quelli che un tempo si chiamavano giudici della libertà, ma anche il pubblico ministero della DDA Maurizio Giordano, il quale non è riuscito a ottenere dal Gip del Tribunale di Napoli, Marrone, il riconoscimento dei reati di camorra per Nicola Ferraro e gli altri indagati.
Ed è proprio sull’imputazione provvisoria di Ferraro che verterà il ricorso della DDA. L’imprenditore di Casale, trapiantato ormai da anni in una villa al confine tra i Comuni di Santa Maria a Vico e Arienzo, è considerato infatti una sorta di continuatore delle attività del clan dei Casalesi, un nuovo vertice nel settore di attività d’impresa illegali, al punto che, nella richiesta, Giordano ha provato a ottenere dal Gip anche l’arresto per il reato molto grave di associazione a delinquere di stampo camorristico, ai sensi dell’articolo 416 bis, con la considerazione di Nicola Ferraro come soggetto intraneo al clan.
Essendo venuto meno questo riconoscimento da parte del Gip, si è affievolito anche il carico d’accusa degli altri indagati, i quali, proprio in conseguenza della contestazione mafiosa a Ferraro, avevano ricevuto a loro volta l’accusa di aver favorito gli interessi del clan, ai sensi dell’articolo 416 bis, comma 1 (un tempo articolo 7 della legge 203/91).
Insomma, su questo ricorso del PM ci si gioca molto anche in prospettiva del processo.
La DDA farà ricorso anche contro il rigetto di 5 richieste di arresto (erano 22 e “solo” 17 hanno avuto riscontro positivo), tra cui quella importante dell’ex consigliere regionale Luigi Bosco e di altri.