11 DENUNCIATI, uno di AVERSA ne ospitava 10 falsamente. C’è una cupola di camorra dietro i permessi di soggiorno dati con carte false

25 Settembre 2025 - 19:37

Indagine della polizia di Stato della Questura di Caserta che conferma ciò che questo giornale ha sempre sostenuto sul giro di milioni e milioni di euro attivato attraverso le procedure che partono da false residenze e arrivano a falsi contratti di lavoro. 4/5mila euro la botta e migliaia e migliaia di permessi di soggiorno che non si sarebbero mai dovuti dare. Il 36enne aversano in quel monolocale ci abita lui, il fratello e i genitori più, sempre sulla carta, ben 10 immigrati

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AVERSA (g.g.) Da anni questo giornale è convinto e, conseguentemente, lo ha scritto in più occasioni, che il fenomeno della falsificazione dei requisiti per ottenere i permessi di soggiorno non è, né estemporaneo, né episodico. Forse, non esiste una sola cupola criminale che gestisce il tutto, ma siamo convinti che in alcuni territori della provincia esistono delle mini cupole, delle vere e proprie associazioni a delinquere che organizzano tutto e che si servono di decine e decine di teste di legno che offrono falsi ripari, falsi domicili ad immigrati che poi finiranno per delinquere (almeno molti di loro faranno questo) dopo che quel falso domicilio avrà costituito la base per realizzare il percorso per ottenere il permesso di soggiorno, riempito con falsi contratti di assunzione davanti ai quali un’autorità di polizia non potrà, di primo acchito non assegnare il placet per rimanere in Italia. L’operazione compiuta dalla Questura di Caserta, dunque, in questi giorni, non fa altro che rafforzare questa nostra convinzione. Certo, l’operazione non riesce a colpire quella cupola  criminale che noi riteniamo esista soprattutto nell’agro aversano e ancor di più lungo il litorale domizio, ma almeno riesce l’operazione a smascherare il secondo livello cioè il soggetto italiano che attesta falsamente di aver dato dimora fissa a tantissimi immigrati, quella dimora fissa che dovrebbe rappresentare anche l’elemento che consente alle forze dell’ordine, ai pubblici ufficiali, di individuare in ogni momento l’immigrato interessato ad attività di controllo. In questo caso presso la dimora di D’Attoli, pensate un po’ un monolocale condiviso con i genitori, il fratello risultavano accasati formalmente ben 10 soggetti extracomunitari. D’altronde, di fronte ad un eventuale controllo della polizia, ci sarebbe stata sempre la scusa pronta di un’assenza temporanea degli immigrati in questione che poi attraverso una semplice telefonata fatta dal D’Attoli avrebbe potuto raggiungere questa sua falsa residenza affermando che quella rappresentasse la sua casa, la sua dimora

Giacomo D’Attoli ha 35 anni, è, come abbiamo detto, di Aversa e su di lui gravano già dei precedenti penali per cui tecnicamente un pregiudicato

C’è qualcuno dietro di lui che lo manovra, lo utilizza insieme ad un’altra pletora di “Dattoli” come lui? Secondo noi, sì. Secondo noi esiste un terzo livello, una piccola cupola di cui la delinquenza organizzata incassa anche 3mila, 4mila euro per ogni permesso di soggiorno fatto ottenere. Siccome questa è da anni una vera e propria catena di montaggio potete immaginare che rappresenta un business milionario. E i business milionari li fa la camorra, la criminalità organizzata che ha uomini e mezzi per costruire una struttura protetta e munita di tutti gli apparati di contromisura rispetto ad un’attività di controllo operata dallo Stato

I reati oggetto di denuncia da parte degli uomini della polizia di stato sono quelli regolati dall’articolo 483 e 110 ossia falso ideologico commesso dal privato che dichiara il falso nel caso specifico i molteplici documenti che costellano il percorso finalizzato a ottenere il permesso di soggiorno. Un reato compiuto in prima battuta da Giacomo Dattoli in concorso (articolo 110) con altri

483, ma non solo. La denuncia della polizia riguarda anche la presunta violazione degli articoli 7 e 12 del D Lgs 286 del 1998. In primis (articolo 7) la violazione attraverso una dichiarazione falsa dell’obbligo dell’ospitante di dare comunicazione scritta e, aggiungiamo noi veritiera, entro e non oltre le quarantotto ore dal momento in cui lo straniero inizia a utilizzare l’alloggio come nuovo proprietario o semplicemente in godimento, all’autorità locale di pubblica sicurezza una comunicazione che deve contenere le generalità, l’esatta ubicazione dell’immobile. Sempre nell’articolo 7 è contenuta anche la fattispecie in cui lo straniero immigrato, abita e lavora contemporaneamente nello stesso immobile

In secundis (articolo 12) se, sempre attraverso la falsificazione dei documenti si crea una condizione per la quale il cittadino straniero che non ha titolo a risiedere nel territorio dello Stato italiano finisce per risiedervi per effetto di atti che hanno procurato illegalmente l’ingresso nel territorio dello Stato, ovvero di altro Stato del quale la persona non è cittadina o non ha titolo di residenza permanente. Sono nomi che significano poco in quanto si tratta di immigrati che per la stragrande parte dei lettori sono degli illustri sconosciuti però per completezza d’informazione vi diciamo che in concorso con Giacomo D’Attoli sono stati denunciati: Ahmed Md Ruman, 26 anni; Ahmed Musur, 21 anni; Alam Sha, 36 anni; Bappy Md Habibur Rahman, 29 anni; Fakir Md Anis, 31 anni; Mia Raton, 39 anni; Mia Mushadid, 36 anni; Mohammad Masud, 32 anni; Roy Rajib, 40 anni; Shikder Md Shahadot 37 anni, tutti  provenienti dal Bangladesh.