Ammazzano a coltellate in un vile agguato noto barbiere. Ora ammettono il delitto ma solo per avere lo sconto di pena. La vedova scrive a Mattarella, a Nordio e ai magistrati
23 Ottobre 2025 - 17:06

La mossa dei due killer al cospetto della Corte di Assise di Appello di Napoli. In rimo grado hanno già evitato l’ergastolo e sono stati condannati a 24 anni di reclusione
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CASTEL VOLTURNO – Federica Sautto, 35 anni, vedova di Luigi Izzo, barbiere di Castel Volturno ucciso barbaramente a coltellate nell’ottobre del novembre 2022 nel vialetto che conduceva alla sua abitazione, teme che i suoi assassini possano cavarsela con pochi anni di carcere. Per questo motivo ha scritto una lettera, indirizzandola al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, alla Corte di Assise e di Appello di Napoli, dov’ è in corso il processo di secondo grado, alla Procura Generale che opera presso la citata Corte di Appello partenopea e al ministro di Grazia e Giustizia, Carlo Nordio.
La vicenda giudiziaria ha già sviluppato un epilogo parziale nella sentenza di primo grado emessa evidentemente dal Tribunale di S. Maria C.V. competente per il territorio di Castel Volturno, che ha condannato Alessandro e Roberto Moniello rispettivamente padre e figlio considerati i colpevoli di un delitto che maturò pochi minuti dopo la conclusione di una rissa scatenatasi all’interno di un locale di Castel Volturno dove Izzo era stato chiamato in quanto quella situazione di violenza stava coinvolgendo suo fratello.
Quando tutto sembrava finito e sedato gli assassini seguirono evidentemente senza farsi notare, Luigi Izzo, oppure sapevano già dove abitasse. Fatto sta che gli tesero un agguato uccidendolo a coltellate.
Dopo il verdetto di primo grado i due Moniello si sono presentati davanti ai giudici togati e a quelli popolari della Corte d’Assise d’Appello di Napoli con una strategia nuova: hanno confessato l’omicidio che in primo grado avevano negato.
Ma questo, agli occhi della moglie di Luigi Izzo, costituitasi parte civile e difesa dall’avvocato Nando Letizia, non è apparso un atto di resipiscenza di pentimento ma solo un cinico stratagemma per ottenere in secondo grado l’applicazione delle attenuanti generiche. Insomma un giochino che non convince e che è solo finalizzato a scalare ulteriormente i 24 anni incassati in primo grado che poi, attraverso altri possibili sconti di pena, non trovandoci di fronte ad un ergastolo ostativo, potrebbe consentire agli assassini rei confessi di uscire dal penitenziario entro pochi anni.
Ed è proprio questo che la moglie di Luigi Izzo ha scritto, con toni accorati, ma composti, nella sua lettera che paventa o teme la consumazione di quella che a suo avviso si andrebbe a definirsi come un colossale atto di ingiustizia.
Sulla questione è intervenuto con una rigorosa ricostruzione tecnico-giuridica il già citato avvocato di parte civile, Nando Letizia: “Il riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche devono essere – spiega Letizia – parametrate non solo alla gravità del fatto ma anche alla personalità degli imputati e alle modalità esecutive del fatto costituente reato“ . Andando nello specifico – spiega ancora Letizia – la Cassazione, testualmente ha affermato con l’ordinanza 10564/2025 della Sezione 7,: “Non è sufficiente ammettere le proprie responsabilità per sperare in uno sconto di pena. Il momento in cui tale ammissione avviene e le azioni che la accompagnano sono determinanti. La giustizia non valuta positivamente un pentimento di comodo, manifestato”
Il noto avvocato di Castel Volturno insiste sulla giurisprudenza della Corte Suprema: “Come più volte ribadito dalla S.C. di Cassazione, il riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche devono essere parametrate non solo alla gravità del fatto ma anche alla personalità degli imputati e alle modalità esecutive del fatto costituente reato. Ha infatti testualmente affermato: “La giustizia, insomma, – conclude l’avvocato Letizia – non valuta positivamente un pentimento di comodo, manifestato“