LE FOTO. SANTA MARIA C.V. Tutti agitati per i mezzi di Ciccio Verazzo davanti al Politeama delle signore Benetton. Un nostro pensiero

18 Settembre 2018 - 13:00

SANTA MARIA CAPUA VETERE (g.g.) – Subito una breve premessa: il diritto di proprietà è sacro e laicamente sacralizzato in tutte le costituzioni dei paesi liberal-democratici.

Traslando nel piccolo e banale contesto di santa Maria Capua Vetere quello che è diventato un valore che ha vinto la lunga battaglia combattuta contro il collettivismo interpretativo del marxismo, guai, e se la vedrà con noi, a chi spinge la polemica sul destino del teatro Politeama al di là di questo limite fondativo della civiltà occidentale.

Le signore Benetton hanno comprato il Politeama. L’hanno fatto, fino a prova contraria, con i loro soldi e quindi hanno il diritto di esercitare una potestà attraverso scelte autonome, libere, sulla destinazione di un palazzo che comunque, a suo modo, ha una storia importante, ultracentenaria. Lo chiamavano Il Baraccone all’inizio, poi diventò un’arena, un cinema all’aperto, ci dicono, addirittura, con un sistema meccanico che permetteva di aprire e chiudere il tetto, un prodigio per gli anni 30 e che oggi, con altre tecniche e tecnologie, è adottato nei più importanti templi dello sport. Tennis e calcio in particolare.

In questi decenni nessun soprintendente ai Beni Storici e Architettonici delle province di Caserta e Benevento ha ritenuto che esistessero le condizioni per vincolarlo, attribuendogli la formale dignità di “Monumento Cittadino”.

Per cui, quando le signore Benetton hanno comprato, hanno automaticamente accettato i pochi vincoli costituiti dalle leggi vigenti. Perché il diritto di proprietà è sacro ma non può superare e prevaricare ogni altro diritto soprattutto quando questo attiene alla conservazione e alla tutela del territorio, di una città, valore superiore perché, come ci piace dire a noi liberali, non è un valore collettivo ma una somma di micro-proprietà in quota parte ad appannaggio di ogni cittadino.

Dunque, ragioniamo con calma: il Politeama sorge nel centro storico, nel perimetro di un’area definita dal piano regolatore vigente: “Zona A”. Lì si può abbattere una casa, un palazzo non vincolato, e si può, rispettando alcuni parametri sopratutto relativi al colore delle facciate, ricostruire con la stessa volumetria. Cioè senza, però, sbracare neppure di un centimetro cubo.

Questa è la regola, siamo d’accordo sindaco Antonio Mirra o ci siamo persi qualcosa attinenti alle leggi urbanistiche nazionali o magari a una variante al Prg votata da un consiglio comunale sfuggito alla nostra attenzione e alla nostra trattazione? Se siamo d’accordo, il progetto fatto redigere dalle signore Benetton, le quali in questo periodo, dopo il disastro del ponte Morandi, non amano, forse, portare molto in giro questo brand, all’ingegnere Nardiello e al figlio dell’allora assessore ai Lavori Pubblici Scirocco (il conflitto d’interessi, questo sconosciuto a Santa Maria Capua Vetere!) non quadra granché.

Lo stiamo facendo esaminare da nostri periti e pare che sviluppi qualche significativa volumetria aggiuntiva. In origine le due signore volevano trasformare il Politeama in una grande galleria commerciale con un parcheggio sotterraneo. Operazione lecita senza ombra di dubbio ma si sa che quando a Santa Maria Capua Vetere si scava, da zero a cento, è 100/100 che salti fuori qualche reperto archeologico della vecchia Capua. Così accadde quando iniziarono gli scavi per il parcheggio per il Politeama, pare che siano emersi reperti importanti, addirittura una statua, la quale fu asportata dalla Soprintendenza ai Beni Archeologici e utilizzata per accorsate mostre culturali.

La legge, dunque, impedisce di scavare un parcheggio sotterraneo. Operazione non conveniente perché va a finire che salta fuori un pelo della barba di Spartacus e poi, come dice il mitico Christian De Sica “So’ cazzi…”. Quindi il parcheggio bisogna disegnarlo e costruirlo in superficie. Perché un parcheggio, per legge, ci vuole per poter autorizzare l’apertura di un’ambiziosa galleria commerciale come quella che le sorelle Benetton intendono, ripetiamo ancora una volta, legittimamente, costruire. E siccome si tratta di una zona con pochissimi o inesistenti spazi da adibire alla funzione di parcheggio, se per il sotterraneo sarebbero “cazzi” per l’outdoor sarebbero “stra-cazzi”.

Ricapitoliamo, cercando di mettere in fila ogni ragione, frutto non del punto di vista di questo giornale, ma da norme che stanno scritte dalla Costituzione in giù. Dunque, inchino e ossequio al diritto di proprietà. Detto questo, la Soprintendenza deve chiarire cosa è successo con quello scavo, se ancora oggi ci sono altri saggi e altre verifiche da fare. E ancora, le volumetrie del progetto sono in linea con i requisiti e i limiti giuridicamente posti per gli interventi nei centri storici, o “Zone A” che dir si voglia? Il parcheggio, dato che non si può allestire sottoterra, dove verrà allestito?

Vedete, fino a questo punto dell’articolo non abbiamo fatto nessun cenno sulla circostanza, ampiamente fotografata e molto gettonata come elemento di conversazione all’interno di Facebook, di un cantiere probabile di lavori in corso, già aperto all’interno del teatro Politeama. Sono giorni che si vedono, infatti, i mezzi dell’impresa capuana di Francesco Verazzo e dei suoi figli. che in questa operazione ci stanno già da diversi anni, dopo aver costruito un rapporto molto forte con le signore Benetton e aver anche investito in altre parti della città, ci riferiamo soprattutto alla più che controversa apertura del locale Old Wild West in via Galatina, in quella che doveva essere un’area industriale. Questa incertezza, come al solito, è favorita dalla gestione opaca di tutti i lavori pubblici che, non a caso, sono sotto la potestà del super-assessore Nicola Leone, che ha traslato in questo ambito il metodo adottato da lui per anni in un altro settore dell’amministrazione, per controllare tute le mosse della polizia municipale e soprattutto per garantire laute entrate ai suoi amici delle cooperative dei parcheggi: Gabriele Capitelli, Arciprete e quel Sepolvere, sedicente sindacalista, la cui figlia, non a caso, a dimostrazione di quello che stiamo sostenendo, si è candidata nella lista di Nicola Leone, è stata eletta ed ora siede nel consiglio comunale.

Cercheremo di controllare il corso degli eventi e soprattutto, cercheremo di capire un fatto che dovrebbe essere scontato: se ci sono lavori all’interno del Politeama, occorre quanto meno che sia stato dato il via libero ad una Scia. Ma se questo fosse accaduto, sarebbe stata esposta una almeno schifezza di cartello secondo le prescrizioni di legge relative alla regolarizzazione dei lavori nei cantieri e invece si vedono i mezzi di Verazzo, ma non i cartelli.