L’OMICIDIO DI NICOLA PICONE. Vicino a Carmine Schiavone, ma è difficile pensare a una vendetta trasversale e vi spieghiamo il perché
20 Ottobre 2018 - 16:56
AVERSA/TEVEROLA (Gianluigi Guarino) – La versione relativa al movente dell’omicidio del 26enne di Teverola Nicola Picone – freddato con 7 colpi di pistola alle due di notte nell’area di un distributore di carburante in viale Europa ad Aversa, il cui cadavere è stato segnalato alle forze dell’ordine solo alle otto del mattino seguente – sta assumendo, col passare delle ore, un’identità più precisa.
Nicola Picone aveva precedenti di camorra. Attorno e forse dentro (la sua partecipazione organica non è stata mai provata, altrimenti sarebbe stato in carcere) al clan dei Casalesi c’era entrato in giovanissima età, addirittura prima dei 18 anni, motivo per cui si era meritato, per la sua efficienza criminale a fronte di una carta d’identità ancora verdissima, il soprannome di “o’ minorenne”.
Era stato implicato in una storia di estorsioni, in una truffa realizzata attraverso l’uso di fatture e tutti dicono dicono che fosse un intimo di Carmine Schiavone, figlio di Francesco Schiavone Sandokan e fratello del neo-pentito Nicola Schiavone.
Occorre, però, andar cauti prima di dare per buona l’ipotesi di una vendetta trasversale.
Nicola Picone non era tanto intimo della famiglia Schiavone da rappresentare un bersaglio simbolico per spedire un messaggio a Schiavone jr. Peraltro difficilmente si può ritenere che, in considerazione del fatto che la maggior parte dei congiunti, a partire dalla madre Giuseppina Nappa e dalla sorella, si trovano in località protetta, Nicola Schiavone fermi la sua collaborazione per l’omicidio di uno che ai tempi in cui lui comandava era al più un fiancheggiatore, un pesce piccolissimo.
Più che altro, invece, è ipotizzabile che Nicola Picone, nel vuoto di potere e di controllo del territorio, a seguito della miriade di arresti e di pentimenti, abbia provato a diventare un camorrista importante, scontrandosi o con qualche scheggia del clan dei Casalesi ancora in opera o con qualche gruppo napoletano che, come ci insegnano un paio di ordinanze, sono entrati in grande stile nell’agro aversano proprio approfittando del vuoto di cui sopra.
Certo, qualche fratello e qualche zio di Schiavone stanno ancora in giro. Qualche zio ha continuato a fare certi affari, soprattutto nel settore delle gare d’appalto per i lavori pubblici, anche dopo la cattura di Nicola Schiavone.
Nei prossimi giorni altri retroscena.