MADDALONI. Convento dei Cappuccini. Fatto l’accordo tra De Filippo e il vescovo. Ecco tutti gli uffici del comune che vi si trasferiranno al più presto. E sul chiostro…
25 Ottobre 2018 - 19:22
MADDALONI (g.g.) – E’ una delle questioni a cui il sindaco Andrea De Filippo ha dato la massima priorità. E d’altronde, quando c’è una massima priorità, vuol dire che esiste la sua interfaccia naturale, ovvia: la grande emergenza. Questo vale, naturalmente, per le persone che svolgono la propria funzione pubblica, alzandosi ogni mattina, concentrate sugli obiettivi di giornata, tutti o almeno quasi tutti identificabili con i connotati del bene comune. In poche parole tengono il popolo prima nel cuore, poi nella testa e mai dove non batte il sole.
Può capitare, infatti, che altri sindaci e altri politici, e sono la maggior parte, si alzino di mattina percorsi dall’unico pensiero di come aggiustare una gara d’appalto, di come organizzare un affidamento diretto sotto soglia all’impresa amica che l’ha sostenuto in campagna elettorale e che generosamente è pronta ad elargire l’ordinaria mazzetta. E allora, in quel caso, l’interfaccia della “massima priorità” diventa quella del “massimo bottino” a cui il politico appaltante e appaltatore punta e che forma il primo pensiero della propria giornata e anche l’ultimo prima di andare a dormire.
Nel caso di De Filippo sembra chiaro che nei primi mesi della sua sindacatura lui sia piuttosto impegnato, teso, a volte anche un po’ disordinatamente, convulsamente teso, non riuscendo sempre a tenere a freno l’entusiasmo e la voglia di fare che non si sposano in ogni circostanza con la razionalità di un algoritmo logico che ti porta a puntare su obiettivi possibili e determinabili attraverso un crono programma, che poi è ciò che discrimina un sindaco all’altezza da un normale venditore di fumo.
Abbiamo scritto all’inizio che è esistita una grande priorità per De Filippo nei cosiddetti primi 100 giorni: cominciare un percorso che si preannuncia lungo e irto di difficoltà, per ridare dignità agli uffici della città, ai luoghi in cui si erogano o almeno dovrebbero essere erogati i servizi a favore della popolazione.
Diciamocela tutta: l’ubicazione attuale dell’ex biblioteca è assolutamente inadeguata. Parafrasando Aurelio De Laurentiis, quella location, parimenti, allo stadio San Paolo, “è un cesso”.
Va bene che De Filippo si sente un democratico orizzontale, però condividere gli spazi del suo ufficio con quelli dell’anagrafe dove si rilasciano certificati e carte d’identità, significa votarsi a delle mattinate di autentica follia, di obiettiva impossibilità a lavorare per la città.
Quello spazio angusto sembra un tram nel centro di Napoli o di Milano, più di Napoli che di Milano, nell’ora di punta. E allora bisogna trovare nuovi luoghi, che anche provvisoriamente, per qualche anno, in attesa che il sindaco riesca a capire se è realizzabile il suo sogno di portare tutto il comune di Maddaloni nella caserma Rispoli, garantisca servizi migliori, ma anche una decenza espositiva degli uffici dell’amministrazione attiva.
Per fine anno potrebbe succedere qualcosa se è vero com’è vero che dopo una serie di incontri, ultimo dei quali con il vescovo D’Alise in persona, si è arrivati a una definizione dell’annosissima e ingarbugliatissima vicenda dell’uso, o meglio, della titolarità all’uso dei locali del convento dei Cappuccini.
Provare ad andare a cercare i documenti del passato che stabilivano una sorta di ripartizione degli spazi tra comune e Chiesa è in pratica impossibile e né servirebbe, perché negli anni il disordine gestionale, l’anarchia che è stato il vero sistema di governo, anzi di non governo di Maddaloni, ha fatto sì che neppure quella ripartizione del diritto reale nell’uso sia stata rispettata.
E allora punto e a capo, tutto cancellato, si riparte da zero. De Filippo e D’Alise hanno raggiunto un’intesa, un accordo per chiudere definitivamente la questione. Definitivamente, perché la ripartizione degli spazi e dei locali avverrà attraverso l’assunzione del diritto di proprietà.
Il Comune già occupa una prima stecca con suoi uffici dei servizi sociali. Inoltre, in base all’accordo tra De Filippo e D’Alise, sempre il Comune acquisirà aree utilizzate in questi anni dalla Chiesa e che ora, con la migrazione a Santa Maria a Vico, degli ultimi Padri Oblati, non servono più. Dunque, nella stecca che arriva fino allo scalone principale, saranno trasferiti, probabilmente, ulteriori uffici dei servizi sociali, compresi quelli della pubblica istruzione e della cultura, mentre la cappellina resterà di proprietà della Curia. Il Comune entrerà in possesso anche di due celle, antico ricovero dei Padri Oblati.
Anche il secondo piano diventerà interamente di proprietà comunale ad eccezione di una parte che consentirà l’accesso al campanile che resta riservato alla Chiesa.
Al piano terra, saranno trasferite le attività di front office del Comune di Maddaloni e cioè lo stato civile, l’anagrafe e l’elettorale che saranno spostati negli spazi che arrivano fino allo scalone principale.
Tutto questo, ripetiamo, perché si tratta di un concetto importante, in quanto cambia l’identità del negozio giuridico fino ad ora in uso, diventerà di proprietà del Comune. La Diocesi, invece avrà, sempre come proprietaria, tutto lo spazio di accesso al campanile compresa la cappella, in più il chiostro anche se nel contratto comparirà una clausola ben precisa e dirimente, che consentirà al comune di utilizzare questa suggestiva area per sue manifestazioni pubbliche di tipo ludico e culturale.
Ora, nelle prossime settimane, il contratto sarà perfezionato ma perché il tutto diventi esecutivo ed operativo, occorrerà una delibera votata dal consiglio comunale. De Filippo spera di chiudere la partita giuridica e amministrativa entro fine anno in modo da poter già lavorare al trasferimento degli uffici, a partire da gennaio.