La lettera dei genitori di Vincenzo Ruggiero: “Vi raccontiamo il nostro ragazzo, andavamo a ballare nei locali gay per dargli un segnale di serenità”

1 Dicembre 2018 - 18:37

AVERSA/PARETE – (Lidia de Angelis) Lettera contro l’omofobia, scritta dai genitori di Vincenzo Ruggiero, il 25enne, commesso ucciso brutalmente da Ciro Guarente.

I due coraggiosi e sensibili genitori, Maria e Francesco, dopo che finalmente il figlio ha avuto giustizia per quello che ha subito ingiustamente, scrivono una toccante e delicata lettera rivolta a tutti, per dire no all’omofobia. Questo scritto è una bellissima dedica all’amato figlio, ma anche una lezione di vita, per chi oggi ancora discrimina o aggredisce cittadini che amano persone dello stesso sesso.

Un tema sempre attuale, non a caso proprio oggi abbiamo scritto dell’ennesimo caso di discriminazione omofoba, avvenuta a Sant’Arpino.

Ecco la lettera: “Nel 1992 è nato Vincenzo, un bambino di 5 Kg bello come il sole, è il terzo dei miei figli, già da subito era un bambino tranquillo e mangione, sempre sorridente e pieno di vita. A poco più di un anno, già camminava e un giorno io dissi ai ragazzi di risistemare la loro cameretta dai giocattoli e dopo un po’ venni chiamato dal portiere che mi disse, “Maria guarda qui giù”, (io abitavo al quarto piano in un palazzo a Montesanto a Napoli), e Vincenzo venne e mi disse “mamma pulito”, infatti nella camera non c’era più un giocattolo, si aveva messo tutto a posto.

Un’altra volta, aveva appena tre anni e il papà portò a casa un pc. Io cercavo dei giochi senza riuscirci e lui non so come, li trovò, io gli chiesi come aveva fatto e lui “così e così”, le risate e lo stupore mio e del papà. Era molto diligente, faceva dei guai, una volta fece un buco nel muro solo con un ditino. I fratelli gli volevano bene. Già nella culla, lo facevano ridere, specie Roberto il fratello più grande. Ringraziando Dio nessuno di loro ci ha dato problemi, li obbligavo a parlare italiano per il loro bene e futuro, ho sempre adorato i miei figli. Sono molto ligia alle regole di vita e di comportamento: avevano gli orari per giocare per mangiare e per andare a letto, senza obblighi ma regole perché la vita è fatta di regole e bisogna impararle da piccoli.”

Avevamo fatto il menu settimanale insieme ai ragazzi per poterlo variare, e un giorno alla settimana era dedicato alla famiglia: per vivere bisogna lavorare e non si può stare sempre insieme e così ci siamo ritagliati un giorno tutto per loro. Come tutti i bambini i miei figli litigavano ma non più di tanto, una volta siamo andati a Trento e per tutto il viaggio, per tenere tranquillo Vincenzo, doveva mangiare. Vincy era piccolo e siamo andati a Venezia e davamo da mangiare ai colombi, mio marito mise un po’ di mais sulla mano di Vincenzo per attirare i colombi ma Vincy lo mangiava. Lo facemmo scendere dal carrozzino e dovemmo corrergli dietro per tutta piazza San Marco.”

È sempre stato un bambino molto intelligente come tutti i miei figli, educati al massimo e rispettosi del prossimo, essendo cresciuta in Germania, ho delle mie idee di comportamento che ho trasmesso ai miei figli, li ho cresciuti con tutto l’amore di questo mondo, insegnandogli a non fare del male se non vuoi esserlo fatto. L’omosessualità di mio figlio non è mai stata un problema. Un genitore si accorge di determinate situazioni dei figli, già da piccolo ha sempre avuto modi gentili, era un ragazzo affettuoso, amava essere coccolato. Da grande, per non fargli pesare la sua omosessualità, come capitaoggi in famiglie che hanno un ragazzo/a omosessuale creandogli problemi,  sono andata a ballare nelle discoteche gay con mio marito, per far capire a Vincy che non mi importava delle sue preferenze sessuali e che comunque fosse rimaneva sempre nostro figlio.”