LA NOTA E IL RETROSCENA. Antony Acconcia è un uomo pubblico irrisolto. Il perchè del duello rusticano tra lui e “Barbie” Pignetti
28 Dicembre 2018 - 13:35
(Gianluigi Guarino) – Antony Acconcia è, sicuramente, una persona capace. Scritto così, da chi poi non è aduso alla dialettica rituale ed oziosa, sembra quasi uno sfottò. In realtà, non è così. Da circa 20 anni, seguiamo, infatti, le alterne vicende che coinvolgono Acconcia o che lui coinvolge nella propria esistenza. E dobbiamo dire che, tutto sommato, il nostro è riuscito ad ottenere degli obiettivi importanti, massimizzandoli, a nostro avviso, e forse andando anche oltre la massimizzazione, l’intelligenza, le risorse culturali, che madre natura e l’esercizio di un’attività di studio e di documentazione, di tipo auto didatta, gli hanno messo a disposizione per coltivare i propri obiettivi.
Se un appunto si può muovere al simpatico Antony, è quello di non essere riuscito ancora, in età matura, a trovare un gradiente, un punto di equilibrio che risolva una questione riguardante probabilmente la sfera psicologica, caratteriale e che, come tale, va rispettata attraverso l’auto limitazione dei processi analitici da parte di un giornale che, scrivendo al pubblico, deve cercare di allontanarsi il meno possibile dalla sfera pubblica, girando invece, al largo, il più possibile, dall’altra.
Però, il fatto che Antony Acconcia non abbia trovato questo punto di sintesi; il fatto che Antony Acconcia sia un uomo realizzato, ma che non è arrivato ad una pacificazione del suo rapporto con il lavoro, con l’azione professionale; in sintesi, il fatto che l’Antony Acconcia pubblico sia un uomo irrisolto, finisce per incidere nelle vicende attinenti alle azioni e alla gestione della res publica e come tale non può essere ignorata.
Un limite, che ha finito, periodicamente, per collegarlo a fatti di cronaca non certo edificanti e soprattutto densi di atti ed azioni scomposti, che provocano fragori che vanno al di la e travalicano le normali conseguenze di un conflitto che si può generare tra un dirigente di un ente pubblico, da un attore della burocrazia e l’ambiente in cui questi opera.
Anni fa, si trovò coinvolto in una vicenda giudiziaria da cui uscì intonso e in cui rimase impigliato, a nostro avviso, sempre per questa incapacità di trovare quello che Battiato ha definito “centro di gravità permanente“. Nel senso che Antony Acconcia svolgeva la funzione di direttore generale dell’amministrazione provinciale, guidata, al tempo, dal suo amico per la pelle Sandro De Franciscis, ma sembrava concentrato più sulle questioni politiche che connotavano e che poi hanno terremotato quell’esperienza, che sulle importanti questioni tecnico-amministrative, attinenti al ruolo fondamentale di motore di un ente che, al tempo, contava molto più di oggi e che soprattutto poteva contare su centinaia e centinaia di dipendenti che poi sono transitati, dopo la sciaguratissima riforma Delrio, nei ranghi della Regione Campania.
Alla fine, fu appurato che Acconcia non aveva fatto nulla di penalmente rilevante, ma quelle intercettazioni, quel voler mettere il naso nelle “questioncelle” tra il consigliere provinciale X e il consigliere provinciale Y, tra l’assessore e l’altro assessore, indussero, in un primo tempo, la magistratura inquirente a pensare che fosse lui a muovere i fili di situazioni collegate ad appalti oppure all’individuazione delle aree Pip dentro ai piani regolatori.
Da quel tempo, sono trascorsi circa 13 anni e ci siamo ritrovati di nuovo Antony Acconcia attore principale di una vicenda ancora controversa e che non ha rivelato gli aspetti attinenti alla sua ragion d’essere.
Quando, a suo tempo, noi di CasertaCe menammo scandalo formulando rilievi severissimi nei confronti della presidente dell’Asi Raffaella Pignetti, che aveva determinato, non solo la nomina di Acconcia direttore generale, ma anche, incredibilmente, la sua assunzione a tempo indeterminato di soli tre componenti del comitato direttivo su 5, successe la fine del mondo. La signora Pignetti, rispetto al cui pensiero tormentoso e tormentato, non riusciamo ancora a capire perchè ritiene non possano coesistere la funzione di leadership in un ente di sottogoverno in cui nulla si muove se non è determinato dalle logiche della politica locale, e quella di una meravigliosa Barbie. Attenzione, quando abbiamo utilizzato questa definizione, abbiamo collegato la Pignetti ad un personaggio positivo, pedagogicamente consigliato ai bambini di 7, 8 generazioni. Barbie è una ragazza bella che ha cura di se stessa; che nella sua celeberrima casa, ha tutto il necessario per presentarsi sempre in piena forma, ma che, allo stesso tempo, incarna l’idea di una donna moderna, con gli “stra-pantaloni”, che decide dove, come e quando, dall’alto di una padronanza carismatica della scena, che non può essere costituita solo dalla bellezza esteriore.
Lei ci fa le querele e le citazioni civili. Noi, dopo un pò di anni di indifferenza, abbiamo cominciato a difenderci nelle sedi opportune, vedremo come andrà a finire.
Quando Antony Acconcia fu nominato direttore e, caso più unico che raro, gli fu fatto firmare un contratto a tempo indeterminato, i due, oltre a collaborare professionalmente, oltre ad aver instaurato un rapporto fiduciario che induceva la Pignetti, con i buoni uffici del suo pigmalione Stefano Graziano, ad individuare Acconcia come il suo massimo fiduciario e plenipotenziario all’interno del Consorzio per le aree industriali, si era creata anche una forte amicizia personale, al punto che le due famiglie, quella della Pignetti, sposata ad un professionista che lavora a Roma, e quella di Acconcia, da tantissimi anni compagno della giornalista Tiziana Panella, si frequentavano, arricchendo il proprio bagaglio di reciproca conoscenza.
Le cose sono filate lisce per qualche tempo. Poi, quel nervo scoperto, l’Acconcia irrisolto, l’Acconcia che non riesce a capire se “da grande” (non è più un giovincello, sarebbe anche ora di stabilirlo una volta e per sempre) vuole fare il politico o il boiardo della pubblica amministrazione, ha cominciato a mettere bocca nelle questioni attinenti alla funzione politica, che poi all’Asi di Caserta rappresentano il 99% dei nodi da affrontare e da sciogliere, e ciò non è piaciuto alla presidente Pignetti che nell’atteggiamento pervasivo di Antony Acconcia, ha visto una, per lei, inaccettabile invasione di campo.
Acconcia pare sia anche entrato nella controversa questione della revoca dei due consiglieri Salvatore Davidde e Granata, e, mano mano, i rapporti si sono fortemente incrinati.
I due hanno cominciato a comunicare per lettera, e pare che il simpatico capodrisano ne abbia spedite in quantità industriali alla Pignetti, contestando la maggior parte delle procedure e proiettando ombre sull’operato dell’assemblea del comitato e della stessa presidenza.
Di qui, è partita una fase che poi, probabilmente anche per effetto del “caratterino” della nostra Barbie, è giunta alle conseguenze estreme. Non solo la Pignetti si è liberata del suo direttore generale, carica peraltro che ha come unica sua struttura vitale il rapporto fiduciario che obiettivamente non esisteva più, ma ha anche proposto al comitato direttivo il licenziamento di Acconcia, come dirigente assunto a tempo indeterminato.
Il comitato direttivo ha votato all’unanimità la delibera proposta dalla presidente, la quale ha anche spedito una sua lettera di licenziamento quale datore di lavoro.
Non si è trattato di una decisione emotiva, visto che licenziare un dirigente è, tutto sommato, più semplice di quanto non lo sia licenziare un impiegato o un operaio. Anche le opposizioni, che Acconcia sicuramente presenterà sia al giudice civile che a quello amministrativo, hanno dunque minore possibilità di accoglimento, al di la dei 24 mesi di stipendio che, riteniamo, nessuno gli possa contestare.
Ma l’avvocato di Antony Acconcia, si chiama Chicco Ceceri, il quale, tutto è, fuorchè uno sprovveduto. Conosce il diritto come pochi e le sue tantissime linee interpretative che si materializzano in decine e decine di contributi e di integrazioni giurisprudenziali, spesso in contraddizione tra loro. Per cui, se è vero che filtra ottimismo non infondato dalle stanze vicine a quelle della presidente Pignetti, è anche vero che conviene aspettare l’esito dei ricorsi, in un contesto di grandissima conflittualità, divenuto plastico nel momento in cui Acconcia si è recato, nei giorni scorsi, nella sede dell’Asi, per ritirare i suoi effetti personali e alcuni documenti, scortato dal suo avvocato, in un clima tensione.
Manca un anno alla scadenza di questo comitato direttivo e di questa presidenza. Ma, si accettano scommesse: ne vedremo delle belle tra la lite, oggi da noi raccontata, che assomiglia molto ad una rissa, tra la Pignetti e Antony Acconcia, e l’iniziativa del sindaco di Marcianise Antonello Velardi, già partita e che dovrebbe portare, di qui a qualche mese (la prima seduta della conferenza dei servizi è fissata in Regione, per la fine di gennaio) all’uscita dall’Asi del comune più industrializzato della provincia, con successiva costituzione di un consorzio di secondo livello tra lo stesso comune e alcune delle aziende che a Velardi e al mondo renziano sono state più vicine negli ultimi anni.