Il figlio di De Luca fa i soldi con i forni crematori e, ad oggi, il papà non ha ancora approvato il piano. Gianpiero Zinzi interroga
20 Febbraio 2019 - 21:09
CASERTA – (g.g.) Fa bene il consigliere regionale Gianpiero Zinzi a ritornare su un argomento delicato e, concedeteci la licenza, piuttosto scabroso per il governatore della Campania Vincenzo De Luca. Fa bene perchè la mancata approvazione, in larga inadempienza, da parte della Regione Campania, del piano per l’insediamento delle nuove strutture di cremazione, combinata al dato di fatto, largamente dimostrato da CasertaCe, del coinvolgimento del figlio del governatore della Campania, nell’affare dei forni crematori, specificatamente in quello in via di definizione nel comune di Dragoni, getta un’ombra pesantissima sull’operato del presidente della Regione, della sua giunta, della sua maggioranza e anche delle alte burocrazie della dirigenza.
E nessuno può permettersi fino a quando il piano non sarà realizzato, cioè fino a quando certi imprenditori improvvisati, inventatisi specialisti del settore, potranno sfruttare la deregulation illegale per proporre affari di qua e di la di affermare che queste riserve sull’operato del governatore siano frutto di un pregiudizio politico.
Circostanza completamente infondata anche perchè il sottoscritto De Luca l’ha pure votato alle elezioni regionali del 2015.
Insomma, Zinzi fa bene a continuare la sua battaglia e a denunciare questa distrazione provvidenziale per chi fa l suo business su questi impianti e dunque anche per il figliolo del governatore.
QUI SOTTO IL TESTO INTEGRALE DEL COMUNICATO STAMPA DI GIANPIERO ZINZI
Il consigliere regionale della Campania, Gianpiero Zinzi, ha presentato un`interrogazione indirizzata all`assessore regionale all`Urbanistica e al Governo del Territorio, Bruno Discepolo, sulle “Procedure autorizzative di impianti di cremazione in Campania”. La Giunta regionale, si legge in una nota di Zinzi, non ha ancora adottato adeguati strumenti di pianificazione sul tema.Il risultato è che la Campania rischia di trasformarsi in una zona franca, in considerazione anche del numero di richieste per la realizzazione di questo tipo di impianti da parte dei Comuni. “Bisogna