MADDALONI. De Filippo rinviato a giudizio, il manifesto dell’opposizione di Razzano. Con il sindaco difeso…dal Pd
25 Febbraio 2019 - 20:38
MADDALONI – Al momento stiamo solamente osservando le cose della politica maddalonese, dopo aver lavorato tantissimi mesi nelle due lunghe fasi pre elettorali riguardanti le comunali del 2017 e poi del 2018, conseguenza dello scioglimento del consiglio avvenuto in quanto la maggioranza del civico consesso era diversa rispetto alla coalizione elettorale messa in piedi da De Filippo.
Stiamo a guardare ancora per capire chi effettivamente intende far politica in maniera seria, ortodossa. Il nostro obiettivo è quello di raccontare un confronto di idee, di contenuti e anche di temi. Dunque, non entreremo nel cuore di questa disputa che vede da un lato il sindaco De Filippo impegnato ad affrontare il processo per la nota vicenda del presunto voto di scambio della famiglia Esposito, dall’altro lato, l’unica voce realmente esistente dell’opposizione, cioè quella di “Città delle Idee”, quella di Giuseppe Razzano, il quale pur augurando le migliori fortune a De Filippo, pur dicendosi certo che questi riuscirà a dimostrare la sua totale estraneità ai fatti contestati, pone una questione di opportunità.
Per riassumere la vicenda, ricorriamo ad una espressione della politica americana, De Filippo secondo Razzano, secondo Città di Ideee e secondo Maddaloni Positiva, che stamattina hanno affisso un manifesto in città e che segue il comunicato stampa di Sabato scorso a firma di Razzano, è “un’anatra zoppa”. Negli States, quando presidente, come sta accadendo in parte per Trump, visto che in questo caso specifico il problema riguarda solo il Congresso, ma non il Senato, nel quale i Repubblicani hanno ancora conservato la maggioranza alle ultime elezioni a “medio termine”, non ha la maggioranza in Parlamento viene accomunato al bipede caro alla tradizione degli americani.
Insomma, l’anatra zoppa è il presidente degli Stati Uniti che ha il problema di avere il parlamento americano contro di lui.
Nel caso di De Filippo, il concetto si può estendere, secondo Razzano, alla difficoltà che il sindaco può incontrare, da imputato in un processo di camorra, a rappresentare serenamente, senza che questa condizione possa creare danni all’immagine, già sgangherata di Maddaloni. Sono questi i motivi per cui Città di Idee e Maddaloi Positiva, facendo tutto sommato il loro mestiere di oppositori, chiedono le dimissioni del primo cittadino.
Questa è la fotografia a cui ci fermiamo. Ma una breve considerazione, in attesa di farne più ampie nell’immediato futuro, ce la vogliamo già concedere stasera: nei giorni scorsi, abbiamo, infatti, letto un comunicato stampa del Partito Democratico maddalonese. In un posto normale un partito di opposizione, qual è fino a prova contraria il Pd nella terza o quarta città per popolazione nella provincia di Caserta, esprime un punto di vista, assume una posizione sul caso che coinvolge il sindaco De Filippo. Non necessariamente questa deve associarsi alla posizione di altre componenti della minoranza, quali sono Città di Idee e Maddaloni Positiva. Arriviamo a dire che una nota del Pd può anche contenere dei rilievi critici nei confronti di Giuseppe Razzano. Ma le critiche non possono che riguardare il merito di ciò che Razzano e le liste a lui vicine hanno detto sulle implicazioni politiche della vicenda giudiziaria di De Filippo.
Insomma, ci starebbe pure che il Pd affermasse che Razzano abbia detto un sacco di cazzate. Ovviamente, questa affermazione andrebbe motivata. E invece leggiamo un lungo, virulento attacco personale, nel corso del quale la questione politica, cioè quella di De Filippo, si trasforma, si sbiadisce al punto da diventare un mero pretesto per sventagliare accuse nei confronti del fondatore di Città delle Idee. E qui apparentemente, si rimane basiti. Perchè di solito l’opposizione, pur distinguendosi da altre aree politiche che occupano lo stesso spazio di minoranza, non carica come un ariete trasformandosi, in pratica, nel difensore principale del primo cittadino, cioè di quell’uomo politico massimo rappresentante di una maggioranza rispetto alla quale, se abbiamo capito qualcosa della democrazia da Montesquieu in poi, la minoranza è alternativa.
Abbiamo scritto “apparentemente basiti”. Perchè, poi, ti ricordi delle bagattelle del passato e ti spieghi tutto. L’attuale segretario cittadino del Pd Alfonso Formato non ha mai avuto un comportamento di tipo politico nei confronti di Razzano, che gli sta, diciamocela tutta, solennemente sulle balle come persona e ancor più come politico, non lo votò, infatti, alle primarie del PD. E fin qui ci può anche stare. Ma il fatto serio, grave è che quando Razzano primarie le vinse, guadagnandosi la candidatura a sindaco alle elezioni 2018, Formato fece una dichiarazione pubblica in cui invitava a non votarlo nonostante si trattasse del candidato ufficiale scelto dal Pd e dal Pd offerto alla coalizione di centrosinistra.
In poche parole, il problema del Pd a Maddaloni è proprio questo: incapace di esprimere una sua identità, una sua linea politica riconoscibile, finisce per diventare una sorta di tampella del sindaco De Filippo, che Formato d’altronde, già ha votato, per sua stessa ammissione, nel 2017.
Certi amori non finiscono.