I SINDACATI DELLA SANITÀ. La Uil di Vitale si autoassolve e siccome ha pochi iscritti se la prende con gli autonomi
6 Marzo 2019 - 17:00
CASERTA (g.g.) – In pochi hanno notato nei giorni scorsi il contenuto di un comunicato stampa firmato dal segretario generale della Uil-FP Domenico Vitale, in carica da qualche mese al posto dello storico Paolo Diana, andato da qualche mese in pensione.,
Più che una costruzione fondata sui contenuti di una piattaforma sindacale rispetto alla quale ci sarebbero da scrivere enciclopedie, Vitale impernia il suo intervento su un attacco ai sindacati autonomi che, a suo dire, sarebbero cresciuti a dismisura, definendo un’anomalia tutta casertana, rispetto a cifre e proporzioni nazionali.
E’ sbagliato partire da un atto di accusa indiscriminato che tocca il mondo intero dei sindacati autonomi, non distinguendo i casi in cui alcune di queste sigle dimostrano di operare seriamente e nell’interesse dei lavoratori, al contrario di altre (o forse di un’altra sola che di nome fa Fials e che è già in piena campagna elettorale per il comune di Aversa). Fare di tutta l’erba un fascio significa non voler porre un problema con l’obiettivo di analizzarlo e di creare un’armonia che consenta, attraverso una coesione sindacale, di difendere meglio i diritti dei lavoratori, ma che significa solamente voler creare una condizione dialettica improntata solo su una polemica fine a se stessa con l’unico e banale obiettivo di dire che il mio sindacato, anzi, di dire che la mia persona è più bella/brava/intelligente e sindacale rispetto agli altri.
La speranza è che il neo segretario Vitale si renda conto che essere sindacato significa muoversi in armonia e mettendo sempre avanti l’interesse collettivo alla volontà di farsi notare, magari per disegnare una corsia preferenziale verso le stanze del potere, dei direttori. Scrivere, come scrive Vitale, che lui sarà controparte, non significa, al di là dell’estetica di questa frase, nulla o quasi nulla. Essere controparte significa declinare con contenuti chiari, specifici le varie battaglie e le varie rivendicazioni che si vanno, volta per volta, a combattere e a presentare. L’analisi dei numeri degli iscritti ai vari sindacati, ai confederali come agli autonomi, non può essere costruita su suggestioni dialettiche e non c’è stata una sola ragione a configurare questi numeri. Chi ne ha di più e chi ne ha di mena sono una struttura, un insieme aritmetico che non si costruisce attraverso un’unica ricetta. C’è chi nel mondo degli autonomi (sempre la Fials) ha messo in piedi una potentissima macchina clientelare che ha prodotto l’obiettivo di far diventare tanto pesante questa sigla che considerarlo un sindacato sembra molto riduttivo, dato che è ormai una cinghia di trasmissione delle direzioni strategiche, nelle quali vengono trattate posti, prebende, posizioni organizzative e tutto quello che sanno i lettori di questo giornale che si occupa degli Stabile da anni.
Ci sono anche sigle autonome che hanno formato la propria esistenza eliminando l’orologio. Cioè che i loro dirigenti hanno sposato, non in senso metaforico ma realmente, la missione sindacale. ecco, questa è un’analisi seria, perché mirata a valutare caso per caso. Se la Uil è diventata una sorta di Cenerentola non se la può certo prendere con gli altri, ma dovrebbe guardare in se stessa e nella sua storia recente e remota. Ma se l’approccio è quello di Domenico Vitale non è certo incoraggiante per la ripresa di questo antico sindacato come attrattore di rappresentanza.
Vedremo se dal fiume di parole della nota di Vitale uscirà fuori qualche fatto concreto in termini di attività sindacale.