MONDRAGONE. Francesca Gravano, un destino da transitoria. Non è riuscita a far litigare Zannini, Corvino e Pacifico e ieri si è dimessa
21 Marzo 2019 - 11:19
MONDRAGONE – L’assessora Gravano alla fine si è dimessa, esattamente come fece qualche anno fa, allorquando abitò per qualche tempo la giunta di Giovanni Schiappa.
Insomma, l’avvocatessa mondragonese è una che nelle stanze dei bottoni si sente comoda.
E quando arriva il momento di doverle lasciare, i capricci si sprecano.
Se non ricordiamo male, la cosa non andò liscia nemmeno ai tempi di Schiappa, quando la Gravano, in giunta, ci entrò per indicazione del consigliere regionale Massimo Grimaldi.
Stavolta era stato Petrella, ultimo prodotto di una dinastia di politici consumati, a indicarla con il patto, però, che dopo un certo periodo avrebbe dovuto lasciare spazio ad un altro assessore.
Questo sarebbe stato indicato da un altro che, fascio o falce e martello, vince sempre, visto che la volta scorsa ha fatto il presidente del consiglio comunale e poi, con grande nonchalance, ha cambiato bandiera schierandosi con Zannini.
E non solo come alleato, ma come organico componente del gruppo consiliare che fa capo direttamente al citato Zannini.
Lì era entrato Petrella, unico eletto della sua lista e sfilandosi dalla copertura politica sua e del consigliere regionale, la Gravano ha provato a rimanere in giunta, facendosi proteggere dal gruppo di Corvino, cioè, in pratica, dai consiglieri comunali più vicini al sindaco Virgilio Pacifico.
Se l’ha fatto, vuol dire che la Gravano, da dentro, ha colto qualche crepa, insinuatasi tra le due gambe principali della maggioranza.
Per qualche giorno ha resistito, poi evidentemente Zannini e Corvino hanno parlato e hanno convenuto che creare un incidente, il primo nella fin qui evidente coesione del patto elettorale, per una (sia detto con rispetto) Gravano qualsiasi non valeva la pena.
Di qui le dimissioni rassegnate per evitare una ingloriosa e poco edificante revoca da parte del primo cittadino.