MARCIANISE. La “sfilata” del Calvario, ovvero come snaturare una tradizione per ottenere un finanziamento regionale. Un “tariffario” per il coro e i vestiti
11 Aprile 2019 - 12:58
MARCIANISE (Maria Concetta Varletta) – Torniamo sull’argomento che, ormai in un climax crescente di interesse e coinvolgimento, sta impegnando in accese discussioni i cittadini marcianisani: la nuova “edizione” della processione del Calvario.
Della genesi della vicenda, ovvero delle sostanziali modifiche apportate all’assetto tradizionale della manifestazione religiosa, abbiamo scritto ieri IN QUESTO ARTICOLO.
La vicenda, però, come già detto, è intricata e va analizzata nelle sue molteplici sfaccettature.
Innanzitutto, siamo in grado di confermare che la processione del Calvario di Marcianise è annoverata tra gli eventi ammessi al finanziamento della Regione Campania per le donne vittime di violenza che risponde alla Legge Regionale 34/2017.
Destinatario effettivo del finanziamento sarà la compagnia casertana Teatro Fabbrica Wojtyla.
Mi permetto, per una volta, l’espressione di un’opinione personale: trovo inaccettabile, da marcianisana, che una manifestazione radicata nella nostra più profonda tradizione culturale, una processione che è stata costruita nella sua identità dalle persone e non dai direttori artistici – men che meno da “maestri teatrali” non meglio definiti – venga asservita alle necessità di un’associazione che del Calvario non ha la benché minima cognizione (al punto tale da mortificarlo indicandolo come “sfilata”) e che lo ha completamente snaturato per adattarlo alle esigenze di un bando regionale rivolto solo a manifestazioni che abbiano ad oggetto il tema della violenza contro le donne.
È una questione culturale, prima ancora che religiosa.
La processione del Calvario è una Lauda Drammatica, seconda solo alla “Donna de Paradiso” di Jacopone da Todi, non una rappresentazione teatrale o una sfilata o una sagra di paese che possa essere riveduta e corretta all’occorrenza. È una processione religiosa che scende per le strade il Venerdì Santo, non un venerdì qualsiasi.
Il restyling della “sfilata”, come noto, è stato promosso e approvato da don Antonio Piccirillo, che ha introdotto anche una serie di ulteriori novità.
Una su tutte, il contributo chiesto – per la prima volta nella storia del Calvario – ai partecipanti: 5 o 10 euro per i bambini in età da catechesi, 10 euro alle donne del coro (si parla addirittura di una selezione delle persone da ammettere alla processione, per garantire uno “standard di qualità”), dai 20 ai 40 euro per i figuranti (esempio: 20 euro per il vestito da soldato semplice, 40 euro per quello da centurione).
A titolo di cosa sono chiesti i contributi? Sembra che don Antonio abbia spiegato ai fedeli che questi soldi confluiranno nell’acquisto di un nuovo impianto audio e che, invece, i soldi chiesti per il noleggio degli abiti di scena (i quali sono di proprietà della parrocchia, acquistati anni or sono dal compianto don Gaetano Iaderosa) serviranno a pagare il lavaggio degli stessi.
Un po’ cara, no, questa tintoria?
Tanti marcianisani hanno espresso il loro disappunto: “Non si può snaturare una tradizione”.
Continueremo a seguire la vicenda, che si apre anche ad altre interpretazioni.
A don Antonio Piccirillo, chiaramente, esprimiamo la più completa disponibilità ad accogliere su questo giornale sue eventuali dichiarazioni.