ORDINE DEGLI ARCHITETTI ad alta tensione. Giancarlo Pignataro: “Vi spiego perchè è stato giusto sfiduciare la Bicco e il…fidanzato”

6 Maggio 2019 - 17:56

CASERTA – (pasman) Lo scorso marzo, commentando l’articolo sulla nostra provincia a firma dello scrittore Antonio Pascale, pubblicato sul giornale nazionale Il Foglio con il titolo che era tutto un programma  “Ma che bello discutere inutilmente sommersi dalla schifezza”, rimarcavamo il fenomeno del sacco edilizio tuttora in atto nel casertano “… mentre l’ordine degli architetti litiga per beghe interne quando lo immagineremmo sentinella del territorio, la classe intellettuale e l’associazionismo casertani sono in sonno o defilati o distratti da altro…”.

Orbene, l’architetto Giancarlo Pignataro – che più volte abbiamo ospitato sul nostro giornale in quanto già presidente della sezione cittadina di Italia Nostra – si è risentito ed ha voluto dire la sua e quella dell’associazione da lui rappresentata ricoprendo la carica di vice-presidente dell’ordine degli architetti casertano da noi citato. Il punto merita l’ulteriore precisazione che in quei giorni il sodalizio professionale stava vivendo una crisi istituzionale che sfociava nello sfiduciamento e nella sostituzione della presidente, l’architetto Rossella Bicco, la quale ha peraltro presentato ricorso amministrativo contro l’atto che l’ha dimissionata, il quale pare sarà discusso il prossimo 8 maggio. E che i termini da noi utilizzati erano puramente discorsivi e senza riferimento specifico al merito delle vicende interne che si stavano verificando.

Pertanto lo abbiamo incontrato per una intervista di chiarimento, tenendo fede alla linea liberale del nostro giornale che mai si sottrae al confronto ed al dibattito ed interessati a conoscere la realtà che vivono quei professionisti il cui ruolo è certamente cruciale per l’assetto urbanistico del nostro territorio.

Architetto, le vicissitudini del suo ordine professionale si sono risolte e possiamo dire che lei è stato uno dei maggior artefici della sfiducia alla ormai ex presidente Bicco?

Maggiore non ne sono sicuro, ma uno dei primi senz’altro. Ci scontrammo subito io e la collega Bicco già al primo Consiglio di insediamento (più di un anno e mezzo or sono) quando mi proposi alla presidenza ma i miei colleghi (tranne qualcuno che mi manifestò apertamente la propria stima) preferirono Bicco proprio perché “trentenne” e perché “donna” (ed aggiungo io forse la sua scarsa notorietà all’epoca era vista come “un evidente segnale di innovazione e cambiamento rispetto al passato”) ed io com’è giusto che fosse rispettai quel verdetto, mentre oggi Bicco lo ignora contravvenendo all’ABC delle regole democratiche. Lei non amava né gli ostacoli né confrontarsi in consiglio, ama il pensiero unico (possibilmente il suo e del suo fidanzato, che io definisco “consigliere aggiunto”) ed era molto attaccata alla poltrona perché questo le permetteva di presenziare eventi, viaggi e inaugurazioni. Segni particolari: nel portare i saluti a convegni e seminari, le piaceva ripetere che lei era “la più giovane presidente di un ordine professionale europeo”. Col senno di poi la domanda sorge spontanea: “siamo stati noi troppo intelligenti a nominare una presidente così giovane o gli altri ordini troppo stupidi a non farlo?”. Questa esperienza mi suggerisce che bisognerebbe introdurre una norma che inibisca la possibilità di ricoprire la carica di presidente a coloro che non abbiano maturato almeno dieci anni di iscrizione all’Ordine di appartenenza.

Come mai, nonostante non abbia raggiunto la poltrona di presidente a cui sappiamo tenesse, lei appoggia il nuovo esecutivo dell’Ordine?

Perché questa volta si vuol fare tesoro degli errori pregressi per cambiare rotta. Il nome dell’attuale presidente è scaturito da un dialettico confronto, non è piovuto dall’alto come il precedente. Raffaele Cecoro è un quarantenne ambizioso e determinato ma sa confrontarsi e ascoltare, e questa è una grande dote. Questo esecutivo è animato da tanta buona volontà e da spirito di gruppo, e soprattutto c’è un rispetto delle regole condivise e delle persone che non si vedeva da tempo. Bicco, in effetti, fu proposta, sostenuta (prima del voto del 2017) e consigliata (durante il suo mandato presidenziale) da quella stessa parte che negli anni immediatamente precedenti al suo mandato ha perpetrato un eccessivo, nonché dannosissimo, personalismo (il classico “uomo solo al potere”), che per quel che mi fu concesso fare, insieme ad altri consiglieri di minoranza, cercammo di contenere e, per fortuna, in parte arginammo il dilagare di comportamenti troppo “disinvolti”. Sotto la presidenza Bicco tra una convocazione di un consiglio e l’altro non trascorrevano una o due settimane com’è normale che sia ma spesso anche cinque settimane con evidente disagio nell’espletamento dei compiti di una governance legittimata a questo. Semplicemente assurdo!!!

Ha pensato o pensa di dimettersi?

A me piace il confronto e la condivisione degli obiettivi. Sono per il lavoro di squadra sentito e spontaneo nel senso che ognuno contribuisce per la sua parte con le sue competenze e il suo bagaglio d’esperienze al raggiungimento di una meta. Non sono affatto affezionato alla poltrona, la mia candidatura alla presidenza mi sembrava la giusta conclusione di un impegno concreto e generoso (da volontario) in tutti questi anni dedicati all’Ordine, tra l’altro all’indomani dell’esito del voto fui lusingato di ricevere numerose telefonate di attestazione di affetto e stima di tanti professionisti “senior” che da diverse parti della provincia (da Teano ad Aversa, da S. Maria a Vico a Caserta) auspicavano una mia nomina a presidente ma il fatto che non lo sia stato e non penso lo sarò mai non mi cambia più di tanto la vita, io avrei potuto fare di più ma tutto sommato sono sereno e contento con me stesso e con i colleghi che mi hanno sempre sostenuto in questi anni (che non smetterò mai di ringraziare abbastanza per l’opportunità che mi hanno dato). Ora mi basta contribuire a portare la scialuppa di salvataggio al porto della serenità e, soprattutto, oliare bene tutta la macchina per poter garantire i servizi minimi agli iscritti che pagano, proprio per questo, una retta annuale e, giustamente, si aspettano di ricevere servizi, assistenza e risposte adeguate e celeri, e non aperitivi “formativi” o titoli sui giornali per “beghe interne” che possono e devono, da professionisti e da persone civili, risolversi nelle sedi opportune. Si è vero, è un po’ di mesi che vado dicendo a colleghi amici che per quanto mi riguarda nei prossimi mesi posso anche dimettermi e lasciare spazio a chi è più motivato di me: sono stanco della troppa diffidenza e del retropensiero. Il fatto è che nel nostro ambito professionale abbiamo l’obbligo di crediti formativi su “Etica e Deontologia professionale”, ma ci vorrebbe un Corso di Formazione anche su “Gentilezza e Tolleranza”.

Queste le vicende viste da dentro ed è bene conoscerle per  avere cognizione della nostra realtà.