MARCIANISE. Ecco perché i discriminati dei permessi a costruire dovrebbero andare coi forconi sotto al Comune dopo l’odioso favore fatto da Velardi a Pino Riccio.
10 Giugno 2019 - 18:27
MARCIANISE – Una cosa ci è sfuggita ma, al contrario, andava debitamente sottolineata nell’articolo scritto sulla corsia evidentemente preferenziale di cui ha goduto il progetto in zona industriale firmato dal consigliere comunale Pino Riccio (CLICCA QUI PER LEGGERE L’ARTICOLO): uno degli argomenti utilizzati dal sindaco Antonello Velardi durante la trattativa con il Pd ha collegato la scelta onerosissima di nominare quale dirigente di staff dell’area Suap Angela D’Anna, moglie dell’ennesimo compagno di scuola del primo cittadino, all’emergenza venutasi a creare nell’Ufficio Tecnico letteralmente ingolfato dalle richieste di permesso a costruire.
Anche questa si è dimostrata, dunque, una giustificazione infondata, una scusa, per capirci bene.
Perché se un sindaco si propone la mission di ridurre il carico a cui è sottoposto un Ufficio Tecnico, venendo incontro, per quel che è possibile, alle necessità di singoli cittadini, di singole famiglie o di imprese, non dice, a meno di un mese di distanza da quella riunione, all’altro compagno di scuola Onofrio Tartaglione, segretario generale, di fottersene delle 50,60 richieste giacenti, di calpestare il criterio oggettivo e mediamente equo del discrimine cronologico e di far passare davanti a tutti, senza un perché, o meglio con un perché fin troppo ovvio, la pratica di un consigliere comunale che gli garantisce il voto per la sopravvivenza.
Una roba odiosa, una vicenda-simbolo di quella che è la differenza tra governare nel rispetto delle regole della democrazia ed esercitare il potere sottendendo a questo ogni criterio di buona creanza ma soprattutto quella che dovrebbe essere la struttura etica della politica che diventa istituzione: il bene collettivo.