Incredibile ma vero: il JAMBO, commissariato dallo Stato, ha rinnovato il contratto della pubblicità al CLAN DEI CASALESI

15 Luglio 2019 - 10:47

VILLA LITERNO – L’onomastica delle imprese di pubblicità del clan dei casalesi rispondeva alle nuove tendenze e all’uso prevalente della lingua universale della nuova comunicazione, cioè l’inglese. ADV Comunication srl, questo il nome di una delle società di un Mario Iavarazzo innovato e al passo con i tempi.

ADV è un acronimo familiare per noi che viviamo nella rete. Croce e delizia delle nostre giornate, visto che si tratta della relazione tra l’offerta di notizie e quelli che l’ottimo Maurizio Costanzo definirebbe, ancora testardamente, lui che non ha bisogno di evolvere il proprio linguaggio, “consigli per gli acquisti“.

Iavarazzo sicuramente, però, non aveva i problemi che hanno gli operatori della rete. Possedeva un’agenda, storicamente strutturata, di aziende che difficilmente si sarebbero sottratte. Il suo ADV, dunque, non era una battaglia, una scommessa quotidiana come quelle vissute dagli operatori del villaggio globale digitale, ma una certezza. D’altronde, aveva conservato tutte le relazioni fondamentali ed importanti, in nome e per conto del clan dei casalesi, di cui era stato cassiere ed economo, funzione, quest’ultima, fondamentale, inferiore per grado solo a quella dei capi, dei super boss, proprio al tempo in cui Nicola Schiavone tentava di ricostituire l’impero criminale di suo padre.

Uno dei business più imporanti, nonostante l’amministrazione giudiziaria, rimaneva quella del Jambo. Ciò grazie a due dipendenti, Giuseppe Lista

di Casapulla e Lucia Grassia di Trentola Ducenta, che erano infatti, secondo l’accusa formulata dalla direzione distrettuale antimafia e confermata sostanzialmente dal gip del tribunale di Napoli che ha emesso l’ordinanza, eseguita stamattina dagli uomini e dalle donne della Dia, direzione investigativa antimafia, a disposizione di Mario Iavarazzo.

Grazie a questi due dipendenti, in tutta evidenza non sufficientemente sorvegliati dall’amministrazione giudiziaria, il signor Iavarazzo aveva ottenuto di continuare a gestire, in nome e per conto della camorra, come se a dicembre 2014, giorno del maxi blitz, nulla fosse successo, la pubblicità del centro commerciale trentolese.

Per sistemare le cose, era stato sufficiente traslare i contratti pubblicitari della Publione srl, la società storica di Mario Iavarazzo, alla “fighissima” ADV Comunication. Insomma, facile come bere un bicchier d’acqua.