Sono soprattutto due che hanno memoria più recente di questo rapporto tra…

12 Aprile 2018 - 00:00

CASAL DI PRINCIPE – C’è un filone processuale un pò dimenticato ma che rappresenta senz’altro un punto focale di quella che è stata l’attività di Nicola Schiavone, figlio di Francesco Schiavone Sandokan, da quando ha deciso di ripercorrere le orme criminali del padre. Giravano tanti soldi, ma non solo per le estorsioni o per appalti a ditte amiche.

I soldi si moltiplicavano anche grazie all’usura. E il processo che vede come protagonista Gennaro Sfoco, imprenditore di Aversa, accusato di essere assolutamente intraneo al clan dei casalesi, autista di Nicola Schiavone, racconta proprio questo tipo di attività. Sono diversi i pentiti che sono stati chiamati a confermare in dibattimento quello che hanno dichiarato in fase di indagine. Tra questi il più recente è sicuramente Salvatore Laiso, il quale pagò con l’omicidio del fratello la decisione di collaborare con la giustizia e lasciare l’attività criminale vissuta per anni al fianco proprio di Nicola Schiavone.

Racconta Laiso: ‘Insieme a lui anche […] e Gennaro Sfoco, detto Setacciaro, sono persone che per conto dello Schiavone investono molti soldi e sono a lui molto vicine.

A sottolineare maggiormente il tema dell’usura è un altro pentito eccellente cioè Michele Barone da Casapesenna, uno dei bracci operativi di Michele Zagaria: ‘Preciso che il […] presta i soldi ad usura insieme ad un altro soggetto che noi chiamiamo o’setacciaro. Per la verità io ero presente quando […] consigliava […] di far pagare meno interessi rispetto a quelli che chiedeva il socio Gennaro o’setacciato perchè gli affari non andavano bene. […] presta soldi ad interesse per conto del clan dei casalesi insiema a Gennaro o’setacciaro.’