I CASALESI NEL VENETO. La Cassazione ha deciso: resta in carcere dopo 5 mesi il poliziotto “a disposizione”

29 Luglio 2019 - 16:32

CASAL DI PRINCIPE – I giudici della corte di Cassazione hanno deciso di rigettare la richiesta dei difensori di Moreno Pasqual, poliziotto 55enne finito in carcere nel febbraio scorso. Sul suo capo una accusa pesantissima: aver favorito per diversi anni una costola del clan dei Casalesi in Veneto, guidato da Luciano Donadio e Raffaele Buonanno, quest’ultimo imparentato tramite la moglie con esponenti di vertice dai clan Bianco e  FrancescoCicciotto ‘e mezzanotteBidognetti.

Secondo la procura antimafia, Pasqual, assistente capo della Polizia di Stato in servizio al commissariato di Jesolo, era a disposizione del clan, ricevendo in cambio anche “diversi
benefici economici, fornendo, in numerose occasioni, informazioni riservate sull’esistenza di indagini nei confronti di diversi associati, sul contenuto degli archivi di polizia nei loro confronti e inoltre forniva protezione e supporto nel corso di controlli da parte di altre forze di polizia.

Il 19 febbraio veniva arrestato e circa un mese dopo il tribunale della Libertà ha confermato questa decisione. A mettere la pietra tombale sull’istanza di scarcerazione ci ha pensato la Cassazione, con una sentenza divenuta pubblica in questi giorni.

Per i giudici, è chiaro che sia mancata una presa di distanza dal clan, di cui non faceva parte, ma sarebbe un collaboratore, anzi, – c’è scritto nel dispositivo – “si sarebbe registrata una continuità dei rapporti del Pasqual con diversi sodali, alcuni dei quali invitati al suo matrimonio, oltre che con il capo del sodalizio Luciano Donadio”. Neanche le condizioni di salute cagionevoli, Pasqual ha problemi cardiaci, hanno evitato il diniego agli arresti domiciliari per il poliziotto.