L’EFFERATO OMICIDIO di MONDRAGONE. Benedetto Zoccola: “Chi sa, parli”. Ecco perchè questo appello è diverso da tanti altri e non è la solita “camurria” degli anti camorristi

5 Settembre 2019 - 11:28

MONDRAGONE (Gianluigi Guarino) Non sono stati mesi facili per la cittadina della riviera casertana. La metastizzazione del problema dei rifiuti, che ha gettato ulteriore discredito sulla presentabilità di Mondragone come meta in cui trascorrere qualche giorno di vacanza o anche un solo giorno di riposo, di reiterati episodi di microdelinquenza, anche violenti, e poi ieri sera il fondo toccato con un efferato omicidio, come da tempo non avvenivano in provincia di Caserta, consumato con modalità tipiche delle esecuzioni camorristiche. Insomma, un piano inclinato, un peggio del peggio che necessiterebbero di una grande mobilitazione civile e morale di tutto il tessuto sociale e civile della città che mai come in questo momento, però, appare disarmata, impreparata e anche disorientata di fronte al fallimento sostanziale del progetto politico del sindaco Virgilio Pacifico, che proprio noi di CasertaCe (e se qualcuno ha il coraggio di dire che non è andata così si faccia avanti), abbiamo contribuito, in maniera decisiva, a mettere in funzione, con la speranza ingenua, candida, insomma, con tutte le possenti forze e le debolezze di cui, comunque, CasertaCe va orgogliosa.

A far sentire la sua voce in queste ore è Benedetto Zoccola, uno che la camorra la conosce e ne ha avvertito la minaccia concreta sulla propria pelle, tant’è che ancora oggi cammina sotto scorta.

Si sa bene che ai nostri occhi, il camminare sotto scorta non rappresenta di per se un fatto decisivo e forse neanche significativo per esprimere il nostro consenso e il nostro sostegno, la nostra legittimazione. Al contrario, le scorte, a Caserta, dopo quella ridicola concessa ad un paio di sindaci, per effetto di un’attività di auto promozione e per effetto di denunce auto certificate di molto dubbia autenticità, sono diventate una spia di cattiva creanza, una roba usata come dei veri e propri status symbol, come si fa con un Suv fiammante e alla moda o un orologio di una marca prestigiosa.

Ma, nel caso di Benedetto Zoccola, il discorso cambia perchè noi valutiamo la sua scorta, relazionandola ai fatti che lo coinvolsero anni fa, con le minacce che abbiamo letto nelle carte giudiziarie, e che sono divenute carne viva di processi terminati con la condanna di chi quelle minacce aveva formulato.

Ma, ancor di più di queste cose, pur significative per rappresentare l’autenticità delle condizioni che giustificano una scorta e dunque i costi che i cittadini devono sostenere per tenerla attiva, valgono le azioni che Benedetto Zoccola ha compiuto quando è stato vicesindaco ed assessore al comune di Mondragone. Fatti che assumono un significato ancor maggiore perchè al tempo in cui si sono sviluppati, non sono stati trattati, nè da noi, nè da qualsiasi altro giornale. Questo perchè Zoccola quando scopriva ruberie e magagne nel comune di Mondragone, presentava denunce circostanziate all’autorità giudiziaria e mai e poi mai si è sognato di fare un comunicato stampa per farsi bello e per presentarsi come l’ennesimo fenomeno del grande baraccone dell’anti camorrismo militante e vuoto che, da anni e anni, ha costruito privilegi e anche guadagni materiali, attraverso l’erogazione di slogan dozzinali e attraverso un’attività pubblicistica, più che di solida marca testimoniale, fatta della carta velina di un pensiero debole, superficiale, incolto, mai sorretto da un effettivo spirito (nel significato che questa parola, esprit ha in francese) morale, da un’effettiva convinzione civile, ma solo da una banale e, ripetiamo, spesso anche lucrosa, necessità di apparire.

Ecco perchè l’appello, formulato stamattina da Benedetto Zoccola, in questo periodo impegnato al comune di Aversa, dove svolge l’attività di assessore ai lavori pubblici, assume un valore diverso da ogni altro tipo di intervento collegato all’omicidio di ieri sera. Ed ecco perchè va letto, valutato e, per quanto ci riguarda, accolto con grande fiducia sull’autenticità del sentimento che lo ispira.

 

QUI SOTTO IL TESTO INTEGRALE DELL’APPELLO DI BENEDETTO ZOCCOLA

Chi ha visto collabori con le forze dell’ordine!
Morire a 30 anni! Un giovane a terra morto! Qualcuno ha deciso che la vita di Ferdinando Longobardi dovesse finire a 30 anni! Ferdinando è la vittima di una società che non fa nulla per recuperare i suoi giovani! Ferdinando aveva sicuramente sbagliato nel suo passato, aveva espiato la sua pena ma, oggi qualcuno ha deciso per la sua vita….Quella mano nera ha deciso! quella stessa mano che in tanti nella mia città, e non solo continuano a considerare inesistente o a definire gli artefici di questa insensata morte ‘quat sciem’ e alla fine, ecco il risultato!!! Ora il mio appello lo rivolgo alla città…vi chiedo di collaborare con le forze dell’ordine ,è inconcepibile che alle 20.45 di sera in pieno centro nessuno abbia visto e sentito nulla!! Fatelo per Ferdinando, fatelo per voi stessi, fatelo per il futuro dei vostri/nostri figli!