RICOTTOPOLI a CASERTA. Altra stangata della Corte dei Conti. Decine di dipendenti dovranno restituire un milione 300mila euro intascati illegalmente
20 Settembre 2019 - 13:26
CASERTA – (g.g.) Il comune di Caserta spedito ancora una volta davanti alla Corte dei Conti per soldi illegittimamente elargiti a suoi dipendenti che non ne avevano titolo.
Il periodo in questione è quello che va dal 2012 al 2016. Per cui, in stretta teoria, si tratta di decisioni assunte dall’allora assessore alla mobilità Enzo Ferraro e dal defunto dirigente Gianmaria Piscitelli. Ma prima e dopo le cose funzionavano diversamente o sono cambiate? No. La notizia è interessante sotto questo profilo. A Caserta non esiste una visione diversa di governo della città da parte di una fazione, di un’area politica, piuttosto che di un’altra. E’ tutta una pappa infernale di clientelismo vergognoso, autentico pensiero unico di una politica che poi utilizza le etichette di partito per mera formalità. E d’altronde Carlo Marino è quintessenza di tutto ciò, visto che era assessore ai lavori pubblici di Forza Italia e di Cosentino nell’amministrazione di Luigi Falco
Dunque, non si può addebitare a nessuno questa ulteriore stangata che si aggiungerà ad altre stangate. Anni fa, correva l’anno 2009, ci occupammo molto della ispezione che funzionari del ministero dell’economia e delle finanze fecero al comune di Caserta, chiudendo il loro lavoro con una relazione di cui demmo ampio conto, nella quale veniva scritto tutto il male possibile della gestione, soprattutto relativamente ai bonus, ai premi di produttività, letteralmente inventati ed elargiti soprattutto ai vigili urbani, a quella categoria degli invisibili che più di ogni altra rappresenta la prova provata del non governo, perchè questo non è un mal governo, ma non governo, di una città incivile e selvaggia.
Quei vigili urbani furono condannati dalla Corte dei Conti a restituire somme che, complessivamente, erano vicine al milione di euro. A quanto ci risulta, nessuno ancora ha tirato fuori un euro. E siccome, è il comune di Caserta a doverli compulsare, a doverli obbligare a rispettare una sentenza della repubblica italiana, ecco qua che si ripresenta il caso del ricottone casertano che non è neanche definibile come frutto di una produzione consociativa, di un collateralismo tra partiti e movimenti di diversa origine civica e culturale, ma è semplicemente il partito unico della trastola.
Il ricottone, com’è successo e succede nelle più feroci dittature, il simbolo di un partito unico, com’erano il partito nazionale fascista, com’era il partito nazionalsocialista in Germania, in partito nazista, com’è stato il partito comunista in Unione Sovietica e nelle nazioni satellite e com’è ancora oggi il partito comunista, dalle parti di quel simpaticone di Kim il bambolotto, nella Corea del Nord o dalle parti dell’esperimento capitalista, della costruzione di un capitalismo reale al posto del socialismo reale, dentro ad una Cina che oggi, diciamocela tutta, non ha più nessun elemento che si collega alle dottrine originarie del socialismo e del comunismo, ma sotto a queste etichette giustifica la dilatazione temporale di una dittatura che ha come protagonisti non un’ideologia, ma una oligarchia.
Dunque, il ricottone casertano colpisce ancora. Stavolta la Corte dei Conti si avvia ad emettere verdetti di danno erariale, per circa un milione e 300mila euro. Anche questa volta, bonus ai vigili urbani, incentivi per dipendenti definiti ad alta produttività. Insomma, tutto l’armamentario di ciò che serve alimentare clientele e consensi elettorali. Anche in questo caso, il comune se la prenderà comoda, comodissima.
I condannati di 10 anni fa non hanno scucito, come scritto prima, un solo euro. E siccome si nasce e si muore, quando ognuno di loro, molti dei quali sono già in pensione da anni, passerà a miglior vita (no, no ritiriamo la frase, non esiste una vita migliore di quella che hanno fatto da formidabili imboscati), il comune di Caserta, che ha provocato e subito un danno erariale, non recupererà mai i soldi e questo perchè dal 1997 ad oggi una potente casta di oligarchi costituita da pseudo leader politici, da consiglieri comunali di professione, tiene in mano le redini del potere e ha ridotto questa città al rango di zimbello d’Italia, va detto, però, con la piena soddisfazione e il pieno consenso dei suoi cittadini, dato che non si segnala, al di la di qualche caso sporadico, la nascita di associazioni, di movimenti, di esperienze di partecipazione che affrontino questi argomenti, le ruberie, la strage del danaro pubblico, le gare d’appalto truccate, i concorsi con i vincitori già incorporati nei bandi.
Ai casertani piace vivere così. E fin quando dura, anche 10 dissesti non basteranno a cambiare le cose.